Questa volta ci si aspettava una pausa, e la Banca Centrale Europea ha rispettato le attese. Dopo dieci aumenti consecutivi, i tassi di interesse che definiscono il costo del denaro sono rimasti invariati, in particolare restando al 4,50 per cento per i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, al 4,75% sulle operazioni di rifinanziamento marginale e al 4,00% per i depositi presso la banca centrale. Secondo l’istituto di Francoforte, i passati aumenti saranno sufficienti ad arginare l’inflazione che, sebbene non si registri ancora in deciso calo, mostra tuttavia segnali di cedimento nel mese di settembre, avvalorando la decisione di una pausa che dia respiro all’economia europea. Vediamo i commenti degli economisti e le valutazioni di idealista/mutui sui finanziamenti per la casa.
- Tassi di interesse fermi al 4 per cento, le motivazioni della Bce
- Tassi di interesse Bce, quando scenderanno?
- Le previsioni sui tassi Bce degli economisti
- Tassi Bce fermi al 4,5 per cento, cosa succede ai mutui
- Quanto costano i mutui dopo lo stop ai tassi Bce
- Calendario Bce, quando cambieranno ancora i tassi?
Tassi di interesse fermi al 4 per cento, le motivazioni della Bce
“Ci si attende tuttora che l’inflazione resti troppo elevata per un periodo di tempo troppo prolungato, – si legge nella nota in cui il Consiglio Direttivo della Bce spiega la sua decisione in tema di politica monetaria. – Inoltre perdurano le forti pressioni interne sui prezzi. Al tempo stesso, l’inflazione ha registrato un netto calo a settembre, ascrivibile anche ai forti effetti base, e gran parte delle misure dell’inflazione di fondo ha continuato a diminuire. I passati aumenti dei tassi di interesse decisi dal Consiglio direttivo seguitano a trasmettersi con vigore alle condizioni di finanziamento, frenando in misura crescente la domanda e contribuendo pertanto alla riduzione dell’inflazione”.
Negli ultimi giorni sono emersi infatti diversi dati che giustificano una pausa nella crescita dei tassi. Uno di essi è la moderazione dell’inflazione nella zona euro. Secondo i dati dell’ufficio di statistica comunitaria, Eurostat, l’inflazione nella zona della moneta unica si è attestata al 4,3% a settembre, scendendo di nove decimi in un mese e segnando i suo punto più basso in quasi due anni. Anche il tasso di inflazione di base si è moderato, fermandosi al 4,5%, il minimo da agosto 2022.
“Il Consiglio direttivo, – si legge ancora, – è determinato ad assicurare ilritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo del 2% a medio termine.
In base alla sua attuale valutazione, il Consiglio direttivo ritiene che i tassi di interesse di riferimento della BCE si collochino su livelli che, mantenuti per un periodo sufficientemente lungo, forniranno un contributo sostanziale al conseguimento di tale obiettivo. Le decisioni future del Consiglio direttivo assicureranno che i tassi di riferimento siano fissati su livelli sufficientemente restrittivi finché necessario”.
Tassi di interesse Bce, quando scenderanno?
Nella riunione del prossimo 14 dicembre l’organismo guidato da Christine Lagarde aggiornerà le sue previsioni macroeconomiche, fondamentali nelle sue decisioni. Nonostante la decisione di lasciare i tassi invariati fosse oggi scontata, gli esperti non escludono la possibilità di ulteriori aumenti dei tassi nei prossimi mesi. I primi tagli potrebbero non farsi vedere prima dell’estate 2024.
Un taglio si rende necessario dati i segnali di rallentamento economico nell’Eurozona. Secondo i dati di S&P Global e Hamburg Commercial Bank, l’indice composito degli acquisti dei dirigenti (PMI) è sceso a 46,5 punti, rispetto ai 47,2 punti di settembre, rappresentando il suo livello più basso in 35 mesi e aprendo la via a una possibile recessione nella regione nella seconda metà del 2023.
A questo si sono aggiunte le previsioni della Bundesbank, che indicano una contrazione dell’economia tedesca, la più grande d’Europa, nel terzo trimestre dell’anno. Nel suo ultimo bollettino mensile, la banca centrale tedesca avverte del indebolimento della domanda estera, del consumo interno e degli investimenti a causa dell’incremento dei costi di finanziamento, affermando che la Germania, che è riuscita a evitare la recessione per un pelo in primavera, potrebbe aver registrato una nuova contrazione in estate. Pertanto, e se i sospetti della Bundesbank si avverano, l’economia tedesca si sarebbe contratta in tre dei quattro ultimi trimestri e sarebbe rimasta stagnante nell’altro.
Un altro dato che, secondo il mercato, giustifica la decisione della BCE di mantenere i tassi di interesse al 4,5% in ottobre è l’irrigidimento delle condizioni di finanziamento,
che sta risultando superiore alle previsioni. Secondo un sondaggio condotto dalla stessa banca centrale tra oltre un centinaio di entità della zona euro, il settore finanziario ha nuovamente irrigidito i suoi standard di credito durante il terzo trimestre, facendolo in misura maggiore rispetto a quanto atteso in tutte le categorie di prestiti. Questo ha nuovamente inciso sulla domanda di credito da parte di imprese e famiglie, includendo in quest’ultimo caso sia i mutui che i prestiti al consumo.
Le previsioni sui tassi Bce degli economisti
I tassi di interesse Bce in ottobre sono rimasti fermi al 4,5 per cento, ma gli esperti si interrogano sull’inizio della discesa dei tassi, che potrebbe dare sollievo all’economia, ai mutui e ai prestiti. Ma la possibilità di un nuovo aumento resta ancora sullo sfondo.
“L’inflazione sta scendendo, anche se non rapidamente come sperato, e a settembre si è assestata al 4,3%, – nota Matteo Ramenghi, Chief Investment Officer UBS WM Italy. – La traiettoria suggerisce un’ulteriore discesa che potrebbe però non essere lineare in considerazione dei prezzi dell’energia, dato che il petrolio è salito del 25% dall’inizio dell’estate. In ogni caso, ci aspettiamo che si assesti poco sopra il 2% il prossimo anno.
Non ci aspettiamo ulteriori rialzi dei tassi da parte della BCE, ma la vera domanda è quando verranno tagliati.
Infatti, gli attuali tassi sono molto elevati per l’economia dell’area euro, che è già in affanno e non può contare su un aumento della domanda proveniente dalla crescita demografica o dall’allargamento della classe media, in un contesto di irrigidimento delle finanze pubbliche dal prossimo anno per via della reintroduzione del Patto di stabilità. Aspettare troppo potrebbe compromettere la crescita del prossimo anno, che è comunque attesa debole, ben sotto il punto percentuale”.
“Crediamo che la decisione di prendere una pausa nel ciclo di rialzi dei tassi di intesse sia legata alle pressioni inflazionistiche in calo a settembre, – aggiunge Filippo Diodovich, Senior Market Strategist di IG Italia, – ai deboli dati sul PIL delle economie della Zona Euro, al forte rialzo dei rendimenti dei bond (governativi e corporate) e alle condizioni inasprite nel mercato del credito ben oltre le attese nel terzo trimestre (come riportato dalla bank lending survey). Questi elementi saranno usati come efficaci argomentazioni dai banchieri più “dovish” del Consiglio per convincere anche i membri più falchi dell’istituto di Francoforte a fermare il processo di rialzi del costo del denaro in Europa.
Pensiamo che la pausa sarà comunque “hawkish” ovvero mantenendo aperto uno spiraglio per un prossimo rialzo
nella riunione di dicembre quando lo staff di esperti della BCE pubblicherà le stime sulle variabili macroeconomiche (PIL, inflazione, disoccupazione) e potrebbe decidere di accelerare sulla riduzione degli asset in pancia all’istituto di Francoforte”.
“Riteniamo che il ciclo di rialzi della BCE sia concluso, – commenta Gurpreet Gill, Macro Strategist Global Fixed Income di Goldman Sachs Asset Management, – e ci aspettiamo che la decisione odierna di mantenere i tassi fermi al 4% si estenderà fino al 2024. L’aumento dei prezzi dell’energia rappresenta un nuovo rischio di rialzo per l’inflazione headline, ma una crescita contenuta e un raffreddamento dell’inflazione core probabilmente precluderanno ulteriori rialzi dei tassi. Il nostro scenario di base prevede un taglio dei tassi a partire dal terzo trimestre dell’anno prossimo, anche se un forte rallentamento dell’economia o un deterioramento del mercato del lavoro più ampio del previsto potrebbero spingere ad anticipare l’allentamento delle politiche.”
Tassi Bce fermi al 4,5 per cento, cosa succede ai mutui
Gli occhi erano puntati sui tassi Bce anche per le loro conseguenze sui mutui casa, per i quali lo scenario macroeconomico degli ultimi 12 mesi ha rappresentato una vera croce. Cosa succederà ora ai mutui?
“La BCE si prende una pausa, pur consapevole che l’inflazione è ancora a livelli importanti e che l’inverno imminente, insieme alle incertezze geopolitiche, non sono esattamente viatici per confidare in un progressivo calo dei prezzi, – commenta Fabio Femiani, responsabile idealista/mutui Italia. –
Questo atteggiamento significherà probabilmente che i mutui rimarranno ai livelli attuali se non addirittura leggermente più costosi,
sulla falsariga di un prolungato alto livello dei tassi: il che non è una buona notizia per i consumatori e probabilmente non causerà movimenti significativi sull’Euribor. Fortunatamente, la forte concorrenza tra le banche, insieme alla curva dei tassi d’interesse invertita (con tassi più bassi a medio che a breve termine), fa sì che attualmente vi siano opzioni di mutuo a tasso fisso – in alcuni casi – al di sotto del 4%, che è il livello attuale dell’Euribor a 3 mesi. Vedremo nei prossimi mesi se il mercato prenderà questa pausa come una reale anticipazione del controllo dell’inflazione e di un futuro taglio dei tassi o se, al contrario, opterà per la prudenza e attenderà i fatti oltre le parole. In questo scenario, non ci aspettiamo cambiamenti rilevanti nel prezzo dei mutui, al di là, come detto, di qualche aggiustamento tattico da parte di alcune banche che cercano di conquistare maggiori quote di mercato. In questa situazione i mutui fissi e quelli a tasso misto continueranno a essere più attraenti di quelli variabili, almeno nel breve periodo”.
Quanto costano i mutui dopo lo stop ai tassi Bce
La Bce lascia invariati i tassi di interesse, ma i continui aumenti delle rate mensili scattati negli ultimi due anni per effetto delle decisioni della Banca Centrale pesano fino a quasi +4.400 euro all’anno su chi ha acceso un finanziamento a tasso variabile. Lo afferma il Codacons, commentando lo stop al rialzo dei tassi deciso oggi dalla Bce.
Considerata una fascia media di mutuo a tasso variabile di importo compreso tra i 125mila e i 150mila euro, per una durata di 25 anni, ossia l’importo più richiesto in Italia da chi accende un finanziamento per l’acquisto di una casa, la rata mensile è salita complessivamente negli ultimi due anni tra i +270 e i +365 euro per effetto di tutti gli incrementi imposti dalla Banca Centrale Europea a partire dal 2022. Questo significa, secondo Codacons, che una famiglia che ha acceso un mutuo a tasso variabile si ritrova a spendere oggi in media tra i +3.240 e +4.380 euro all’anno rispetto a quanto pagato nel 2021 come conseguenza delle politiche monetarie della Banca Centrale Europea.
Calendario Bce, quando cambieranno ancora i tassi?
Ecco il calendario delle prossime riunioni Bce durante le quali l’istituto di Francoforte potrebbe decidere nuove variazioni nei tassi di interesse:
- 14 dicembre 2023
- 25 gennaio 2024
- 7 marzo 2024
- 11 aprile 2024
- 6 giugno 2024
- 18 luglio 2024
- 12 settembre 2024
Fonte: Idealista.it