I tassi Bce si fermano al 4,5 per cento: le conseguenze sui mutui casa

Questa volta ci si aspettava una pausa, e la Banca Centrale Europea ha rispettato le attese. Dopo dieci aumenti consecutivi, i tassi di interesse che definiscono il costo del denaro sono rimasti invariati, in particolare restando al 4,50 per cento per i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, al 4,75% sulle operazioni di rifinanziamento marginale e al 4,00% per i depositi presso la banca centrale. Secondo l’istituto di Francoforte, i passati aumenti saranno sufficienti ad arginare l’inflazione che, sebbene non si registri ancora in deciso calo, mostra tuttavia segnali di cedimento nel mese di settembre, avvalorando la decisione di una pausa che dia respiro all’economia europea. Vediamo i commenti degli economisti e le valutazioni di idealista/mutui sui finanziamenti per la casa.

  1. Tassi di interesse fermi al 4 per cento, le motivazioni della Bce
  2. Tassi di interesse Bce, quando scenderanno?
  3. Le previsioni sui tassi Bce degli economisti
  4. Tassi Bce fermi al 4,5 per cento, cosa succede ai mutui
  5. Quanto costano i mutui dopo lo stop ai tassi Bce
  6. Calendario Bce, quando cambieranno ancora i tassi?

Tassi di interesse fermi al 4 per cento, le motivazioni della Bce

“Ci si attende tuttora che l’inflazione resti troppo elevata per un periodo di tempo troppo prolungato, – si legge nella nota in cui il Consiglio Direttivo della Bce spiega la sua decisione in tema di politica monetaria. – Inoltre perdurano le forti pressioni interne sui prezzi. Al tempo stesso, l’inflazione ha registrato un netto calo a settembre, ascrivibile anche ai forti effetti base, e gran parte delle misure dell’inflazione di fondo ha continuato a diminuire. I passati aumenti dei tassi di interesse decisi dal Consiglio direttivo seguitano a trasmettersi con vigore alle condizioni di finanziamento, frenando in misura crescente la domanda e contribuendo pertanto alla riduzione dell’inflazione”.

Negli ultimi giorni sono emersi infatti diversi dati che giustificano una pausa nella crescita dei tassi. Uno di essi è la moderazione dell’inflazione nella zona euro. Secondo i dati dell’ufficio di statistica comunitaria, Eurostat, l’inflazione nella zona della moneta unica si è attestata al 4,3% a settembre, scendendo di nove decimi in un mese e segnando i suo punto più basso in quasi due anni. Anche il tasso di inflazione di base si è moderato, fermandosi al 4,5%, il minimo da agosto 2022.

“Il Consiglio direttivo, – si legge ancora, – è determinato ad assicurare ilritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo del 2% a medio termine.

In base alla sua attuale valutazione, il Consiglio direttivo ritiene che i tassi di interesse di riferimento della BCE si collochino su livelli che, mantenuti per un periodo sufficientemente lungo, forniranno un contributo sostanziale al conseguimento di tale obiettivo. Le decisioni future del Consiglio direttivo assicureranno che i tassi di riferimento siano fissati su livelli sufficientemente restrittivi finché necessario”.

Tassi di interesse Bce, quando scenderanno?

Nella riunione del prossimo 14 dicembre l’organismo guidato da Christine Lagarde aggiornerà le sue previsioni macroeconomiche, fondamentali nelle sue decisioni. Nonostante la decisione di lasciare i tassi invariati fosse oggi scontata, gli esperti non escludono la possibilità di ulteriori aumenti dei tassi nei prossimi mesi. I primi tagli potrebbero non farsi vedere prima dell’estate 2024.

Un taglio si rende necessario dati i segnali di rallentamento economico nell’Eurozona. Secondo i dati di S&P Global e Hamburg Commercial Bank, l’indice composito degli acquisti dei dirigenti (PMI) è sceso a 46,5 punti, rispetto ai 47,2 punti di settembre, rappresentando il suo livello più basso in 35 mesi e aprendo la via a una possibile recessione nella regione nella seconda metà del 2023.

A questo si sono aggiunte le previsioni della Bundesbank, che indicano una contrazione dell’economia tedesca, la più grande d’Europa, nel terzo trimestre dell’anno. Nel suo ultimo bollettino mensile, la banca centrale tedesca avverte del indebolimento della domanda estera, del consumo interno e degli investimenti a causa dell’incremento dei costi di finanziamento, affermando che la Germania, che è riuscita a evitare la recessione per un pelo in primavera, potrebbe aver registrato una nuova contrazione in estate. Pertanto, e se i sospetti della Bundesbank si avverano, l’economia tedesca si sarebbe contratta in tre dei quattro ultimi trimestri e sarebbe rimasta stagnante nell’altro.

Un altro dato che, secondo il mercato, giustifica la decisione della BCE di mantenere i tassi di interesse al 4,5% in ottobre è l’irrigidimento delle condizioni di finanziamento,

che sta risultando superiore alle previsioni. Secondo un sondaggio condotto dalla stessa banca centrale tra oltre un centinaio di entità della zona euro, il settore finanziario ha nuovamente irrigidito i suoi standard di credito durante il terzo trimestre, facendolo in misura maggiore rispetto a quanto atteso in tutte le categorie di prestiti. Questo ha nuovamente inciso sulla domanda di credito da parte di imprese e famiglie, includendo in quest’ultimo caso sia i mutui che i prestiti al consumo.

Le previsioni sui tassi Bce degli economisti

tassi di interesse Bce in ottobre sono rimasti fermi al 4,5 per cento, ma gli esperti si interrogano sull’inizio della discesa dei tassi, che potrebbe dare sollievo all’economia, ai mutui e ai prestiti. Ma la possibilità di un nuovo aumento resta ancora sullo sfondo.

“L’inflazione sta scendendo, anche se non rapidamente come sperato, e a settembre si è assestata al 4,3%, – nota Matteo Ramenghi, Chief Investment Officer UBS WM Italy. – La traiettoria suggerisce un’ulteriore discesa che potrebbe però non essere lineare in considerazione dei prezzi dell’energia, dato che il petrolio è salito del 25% dall’inizio dell’estate. In ogni caso, ci aspettiamo che si assesti poco sopra il 2% il prossimo anno.

Non ci aspettiamo ulteriori rialzi dei tassi da parte della BCE, ma la vera domanda è quando verranno tagliati.

Infatti, gli attuali tassi sono molto elevati per l’economia dell’area euro, che è già in affanno e non può contare su un aumento della domanda proveniente dalla crescita demografica o dall’allargamento della classe media, in un contesto di irrigidimento delle finanze pubbliche dal prossimo anno per via della reintroduzione del Patto di stabilità. Aspettare troppo potrebbe compromettere la crescita del prossimo anno, che è comunque attesa debole, ben sotto il punto percentuale”.

 “Crediamo che la decisione di prendere una pausa nel ciclo di rialzi dei tassi di intesse sia legata alle pressioni inflazionistiche in calo a settembre, – aggiunge Filippo Diodovich, Senior Market Strategist di IG Italia, – ai deboli dati sul PIL delle economie della Zona Euro,  al forte rialzo dei rendimenti dei bond (governativi e corporate) e alle condizioni inasprite nel mercato del credito ben oltre le attese nel terzo trimestre (come riportato dalla bank lending survey). Questi elementi saranno usati come efficaci argomentazioni dai banchieri più “dovish” del Consiglio per convincere anche i membri più falchi dell’istituto di Francoforte a fermare il processo di rialzi del costo del denaro in Europa.

Pensiamo che la pausa sarà comunque “hawkish” ovvero mantenendo aperto uno spiraglio per un prossimo rialzo

nella riunione di dicembre quando lo staff di esperti della BCE pubblicherà le stime sulle variabili macroeconomiche (PIL, inflazione, disoccupazione) e potrebbe decidere di accelerare sulla riduzione degli asset in pancia all’istituto di Francoforte”.

“Riteniamo che il ciclo di rialzi della BCE sia concluso, – commenta Gurpreet Gill, Macro Strategist Global Fixed Income di Goldman Sachs Asset Management, – e ci aspettiamo che la decisione odierna di mantenere i tassi fermi al 4% si estenderà fino al 2024. L’aumento dei prezzi dell’energia rappresenta un nuovo rischio di rialzo per l’inflazione headline, ma una crescita contenuta e un raffreddamento dell’inflazione core probabilmente precluderanno ulteriori rialzi dei tassi. Il nostro scenario di base prevede un taglio dei tassi a partire dal terzo trimestre dell’anno prossimo, anche se un forte rallentamento dell’economia o un deterioramento del mercato del lavoro più ampio del previsto potrebbero spingere ad anticipare l’allentamento delle politiche.”

Tassi Bce fermi al 4,5 per cento, cosa succede ai mutui

Gli occhi erano puntati sui tassi Bce anche per le loro conseguenze sui mutui casa, per i quali lo scenario macroeconomico degli ultimi 12 mesi ha rappresentato una vera croce. Cosa succederà ora ai mutui?

“La BCE si prende una pausa, pur consapevole che l’inflazione è ancora a livelli importanti e che l’inverno imminente, insieme alle incertezze geopolitiche, non sono esattamente viatici per confidare in un progressivo calo dei prezzi, – commenta Fabio Femiani, responsabile idealista/mutui Italia. –

Questo atteggiamento significherà probabilmente che i mutui rimarranno ai livelli attuali se non addirittura leggermente più costosi,

sulla falsariga di un prolungato alto livello dei tassi: il che non è una buona notizia per i consumatori e probabilmente non causerà movimenti significativi sull’Euribor. Fortunatamente, la forte concorrenza tra le banche, insieme alla curva dei tassi d’interesse invertita (con tassi più bassi a medio che a breve termine), fa sì che attualmente vi siano opzioni di mutuo a tasso fisso – in alcuni casi – al di sotto del 4%, che è il livello attuale dell’Euribor a 3 mesi. Vedremo nei prossimi mesi se il mercato prenderà questa pausa come una reale anticipazione del controllo dell’inflazione e di un futuro taglio dei tassi o se, al contrario, opterà per la prudenza e attenderà i fatti oltre le parole. In questo scenario, non ci aspettiamo cambiamenti rilevanti nel prezzo dei mutui, al di là, come detto, di qualche aggiustamento tattico da parte di alcune banche che cercano di conquistare maggiori quote di mercato. In questa situazione i mutui fissi e quelli a tasso misto continueranno a essere più attraenti di quelli variabili, almeno nel breve periodo”.

Quanto costano i mutui dopo lo stop ai tassi Bce

La Bce lascia invariati i tassi di interesse, ma i continui aumenti delle rate mensili scattati negli ultimi due anni per effetto delle decisioni della Banca Centrale pesano fino a quasi +4.400 euro all’anno su chi ha acceso un finanziamento a tasso variabile. Lo afferma il Codacons, commentando lo stop al rialzo dei tassi deciso oggi dalla Bce.

Considerata una fascia media di mutuo a tasso variabile di importo compreso tra i 125mila e i 150mila euro, per una durata di 25 anni, ossia l’importo più richiesto in Italia da chi accende un finanziamento per l’acquisto di una casa, la rata mensile è salita complessivamente negli ultimi due anni tra i +270 e i +365 euro per effetto di tutti gli incrementi imposti dalla Banca Centrale Europea a partire dal 2022. Questo significa, secondo Codacons, che una famiglia che ha acceso un mutuo a tasso variabile si ritrova a spendere oggi in media tra i +3.240 e +4.380 euro all’anno rispetto a quanto pagato nel 2021 come conseguenza delle politiche monetarie della Banca Centrale Europea.

Calendario Bce, quando cambieranno ancora i tassi?

Ecco il calendario delle prossime riunioni Bce durante le quali l’istituto di Francoforte potrebbe decidere nuove variazioni nei tassi di interesse:

  • 14 dicembre 2023
  • 25 gennaio 2024
  • 7 marzo 2024
  • 11 aprile 2024
  • 6 giugno 2024
  • 18 luglio 2024
  • 12 settembre 2024

Fonte: Idealista.it

Torna l’ora solare: date e vantaggi energetici del cambio dell’ora

A fine ottobre torna l’ora solare, le lancette dell’orologio verranno portate indietro: quali sono i vantaggi del cambio dell’ora?

Ritorna l’appuntamento con il cambio dell’ora: fra pochi giorni si sposteranno indietro le lancette dell’orologio, in concomitanza dell’entrata in vigore dell’ora solare. Si tratta di un rito che coinvolge tutti gli italiani due volte l’anno dagli anni ‘60 dello scorso secolo, in primavera e in autunno. Per quale ragione, allora, è stata introdotta l’alternanza tra ora solare e ora legale? Quali sono i vantaggi di una simile scelta?

Quella del cambio dell’ora è una pratica che, così come poc’anzi accennato, è stata introdotta nel corso del ‘900, allo scopo di ridurre i consumi energetici. La possibilità di fruire di un’ora di illuminazione in più al mattino oppure alla sera, a seconda dei periodi dell’anno, permette infatti di risparmiare grandi quantità di energia elettrica, tutto a beneficio del portafoglio e dell’ambiente. Ma quali sono le date per l’ora solare nel 2023 e quali i vantaggi di questa consuetudine? Di seguito, qualche informazione utile.

  1. Quando ritorna l’ora solare?
  2. Tra storia e consumi: perché si cambia l’ora
  3. Il cambio dell’ora sarà abolito? Il dibattito in Europa
  4. I dubbi più comuni sul ritorno dell’ora solare

Quando ritorna l’ora solare?

Il cambio dell’ora avviene in due specifici momenti dell’anno: durante la notte dell’ultima domenica di marzo e, ancora, dell’ultima di ottobre. La prima data segna l’avvio dell’ora legale, quella che consente di approfittare di una maggiore illuminazione naturale la sera, la seconda invece è destinata all’ora solare, che privilegia invece più luce al mattino.

Data questa consuetudine, il passaggio dall’attuale ora legale a quella solare avverrà nella notte tra sabato 28 e domenica 29 ottobre: le lancette dell’orologio dovranno essere spostate dalle 3 alle 2. Così facendo, si potrà dormire un’ora in più. Al contrario, quando in primavera entra in vigore l’ora legale, si dorme invece un’ora in meno.

Tra storia e consumi: perché si cambia l’ora

Quella del cambio dell’ora è una pratica che ha coinvolto gran parte dei Paesi occidentali sin dai primi anni del ‘900, oggi diffusa nella maggior parte delle nazioni mondiali. Con lo sviluppo delle reti elettriche, della produzione industriale e della società dei consumi, si è reso infatti necessario rispondere a un importante quesito: come ottimizzare le richieste di energia elettrica, così da evitare sprechi e ottenere risparmi? Si decise allora di riprendere un’idea di Benjamin Franklin che, nel corso del 1700, teorizzò proprio il cambio dell’ora per ridurre i consumi di candele.

Cambio dell'ora, orologio

Pexels

In Italia il passaggio tra ora solare e ora legale è stato ufficialmente introdotto nel 1966, ma vi furono dei precedenti tentativi, prima negli anni ‘20 e poi negli anni ‘40. Ai tempi le date risultavano variabili di anno in anno, pur rimanendo sempre legate a primavera e autunno, mentre negli ultimi decenni questa disciplina è amministrata a livello europeo, con la scelta dell’ultima domenica di marzo e dell’ultima di ottobre.

I vantaggi del cambio dell’ora: quanto si risparmia

La logica alla base del cambio dell’ora è la riduzione della richiesta di energia da parte dei cittadini, favorendo l’illuminazione naturale nei momenti di picco dei consumi. In primavera ed estate, con giornate estese e assolate, si ottengono grandi vantaggi nel garantire un’ora di illuminazione in più durante la sera. In autunno e in inverno, invece, si ottiene un’ottimizzazione migliore privilegiando la luce naturale di mattino.

Per sapere quanto effettivamente si possa risparmiare di anno in anno è necessario rifarsi a Terna, la società che gestisce e analizza i consumi di rete in Italia. In attesa di conoscere i risultati effettivi per il 2023, che probabilmente verranno divulgati dopo l’entrata in vigore dell’ora solare, l’ente ha stimato un possibile risparmio di 220 milioni di euro, pari a 410 milioni di kWh consumati in meno e una riduzione di emissioni di anidride carbonica di circa 200.000 tonnellate. Dal 2004 al 2002, grazie all’alternanza dell’orario è stato possibile risparmiare oltre 2 miliardi di euro in consumi energetici. 

Il cambio dell’ora sarà abolito? Il dibattito in Europa

Da qualche anno si discute della possibile abolizione del cambio dell’ora in Europa, a seguito di una consultazione pubblica condotta dalla Commissione Europea. In particolare, da diversi decenni alcuni Paesi lamentano scarsi vantaggi dall’adozione della doppia ora: in particolare quelli del Nord Europa dove, per questioni di latitudine, non godono di grandi benefici in termini di illuminazione naturale.

La proposta di abolizione è stata avanzata dalla Commissione Europea nel 2018, trovando poi l’approvazione del Parlamento Europeo l’anno successivo. In un primo momento, si era ipotizzato di consentire a ogni singolo Stato Membro quale scegliere come definitiva tra ora solare e legale o, ancora, se mantenere in essere il cambio. Tuttavia, al momento è tutto fermo per l’emersione di alcune problematiche:

  • lasciare discrezionalità ai singoli Stati Membri potrebbe portare a grande confusione, anche e soprattutto a livello di fuso orario. Si rischia infatti di avere nazioni comprese all’interno dello stesso fuso, ma con orari diversi;
  • in un’ottica di maggiore attenzione all’ambiente e di risparmio energetico, sarebbe indicato che i Paesi europei optassero per l’ora legale tutto l’anno o, ancora, per continuare con l’alternanza tra solare e legale. Su questo punto, tuttavia, non si è ancora raggiunto un preciso accordo;
  • la pandemia da Covid prima, e la crisi energetica derivante dal conflitto tra Russia e Ucraina poi, hanno fisiologicamente portato a un posticipo della nuova misura.

Al momento, non è stato fissato un calendario per l’abolizione del cambio dell’ora né le linee guida a cui i singoli Stati dell’Unione Europea si dovranno attenere.

I dubbi più comuni sul ritorno dell’ora solare

Il momento del passaggio dall’ora legale a quella solare è vissuto da molte persone con una certa apprensione, anche perché può avere delle blande conseguenze sul benessere personale. Per qualche giorno, in attesa che l’organismo si abitui ai nuovi orari, ci si potrebbe sentire più stanchi e stressati del solito, così come sperimentare problemi legati al sonno. È quindi normale che emergano dei dubbi: quali sono i più comuni?

Da quando non si cambierà più l’ora?

Così come già accennato, al momento non è stato stabilito un calendario per l’abolizione del passaggio tra ora solare e legale, e viceversa. 

Cambio dell'ora, orologio

Pexels

Inizialmente si era pensato al 2021 come anno di introduzione, con la possibilità per i singoli Stati Membri di scegliere se eliminare o mantenere il cambio dell’ora. L’emersione di alcune problematiche tecniche, la pandemia da Covid e il conflitto russo-ucraino hanno posticipato questo appuntamento a data da destinarsi.

Quando si cambia l’ora a ottobre 2023?

Nel mese di ottobre 2023 si verificherà il passaggio dall’ora legale a quella solare: nella notte tra il 28 e il 29 del mese si dovranno spostare le lancette dell’orologio un’ora indietro, dalle 3 alle 2. 

Come cambia l’ora a fine ottobre?

A fine ottobre torna l’ora solare, mentre l’ora legale tornerà nuovamente in vigore la fine di marzo. Poiché in inverno le giornate si accorciano, e non vi è la possibilità di recuperare grande illuminazione naturale la sera, viene privilegiata la luce naturale alle prime ore del mattino.

Perché si vuole abolire l’ora legale?

In realtà non si vuole abolire l’ora legale, bensì permettere ai Paesi europei di scegliere autonomamente quale orario adottare. Le varie nazioni potranno infatti optare per l’ora solare, l’ora legale o proseguire nella loro alternanza. Anzi, non si esclude che diverse nazioni scelgano proprio l’ora legale come preferita per tutto l’anno, poiché quella che permette di ottenere i maggiori vantaggi in termini di risparmio energetico.

Fonte: Idealista.it

Manovra 2024, ultima ora sulla legge di bilancio

Ultima ora sulla manovra 2024. Il governo ha approvato la nuova legge di bilancio 2024 che contiene importanti novità per le pensioni, la famiglia e gli aiuti per i figli,l‘assegno unico, il taglio irpef e la flat tax. Vediamo quali sono le misure più importanti e cosa prevede la manovra finanziaria licenziata dal consiglio dei Ministri guidato da Giorgia Meloni

  1. Cosa prevede la manovra 2024
  2. Manovra 2024, le pensioni
  3. Manovra 2024, Flax tax e Irpef
  4. Misure per Famiglia e figli
  5. Canone Rai
  6. Fringe benefit e lavoro
  7. Manovra 2024, la sanità

Cosa prevede la manovra 2024

Una manovra da 24 miliardi di euro, frutto, come ha spiegato la premier Giorgia Meloni in conferenza stampa, di “16 miliardi di extragettito e il resto di tagli di spese” 

Una manovra finanziaria che “non dispersa risorse, ma le concentra su grandi priorità”. E le priorità di questo nuovo disegno di legge di bilancio 2024 prevede misure per le pensioni, la famiglia, i lavoratori autonomi e il lavoro in generale”

Manovra 2024, le pensioni

Sul fronte delle pensioni le misure approvate sono in primis una rivalutazione delle pensioni per l’inflazione, con un aumento del 100% per le pensioni fino a quattro volte il minimo e del 90% per quelle tra quattro e cinque volte il minimo.

Inoltre viene introdotta Quota 104 che sostituisce la Quota 103 per il pensionamento anticipato.

Manovra 2024, Flax tax e Irpef

Circa 10 miliardi sono destinati al rinnovo del 2024 del taglio del cuneo fiscale contributivo (7% per i redditi fino a 25 mila euro, 6% per i redditi fino a 35 mila euro).

Si conferma la rimodulazione delle aliquote e degli scaglioni di reddito dell’IRPEF per il solo anno 2024. In particolare si prevede una riduzione a tre degli scaglioni di reddito e delle corrispondenti aliquote progressive di tassazione del reddito delle persone fisiche:

  • 23 per cento per i redditi fino a 28.000 euro;
  • 35 per cento per i redditi superiori a 28.000 euro e fino a 50.000 euro;
  • 43 per cento per i redditi che superano 50.000 euro.

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Misure per Famiglia e figli

Importante le misure per la famiglia e i figli. Confermata la carta “dedicata a te” nella misura di 600 milioni di euro per l’anno 2024, si integra lo stanziamento dei mutui prima casa di circa 380 milioni di euro per l’anno 2024 e si stanziano risorse per il rifinanziamento del contributo straordinario per il caro energia e il bonus sociale elettricità (200 milioni di euro) per sostenere le fasce più deboli della popolazione nel primo trimestre dell’anno prossimo.

Si aggiunge un altro mese di congedo parentale, retribuito al 60 per cento, per i genitori con figli fino ai 6 anni.  Si aumenta il fondo per il bonus asilo nido di oltre 150 milioni di euro. L’asilo nido sarà gratuito a partire dal secondo figlio.

Canone Rai

Diminuisce il canone Rai, da 90 a 70 euro all’anno. Alla riduzione corrisponde un’integrazione del finanziamento della Rai per le spese relative agli investimenti. La dotazione complessiva subisce, quindi, una lieve modifica in linea con i tagli previsti per i ministeri (da 440 a 420 milioni).

Fringe benefit e lavoro

Confermata la detassazione dei premi di produttività al 5 per cento e dei fringe benefit fino a 2 mila euro per i lavoratori con figli a carico e fino a 1.000 euro per tutti gli altri (i benefici potranno essere riconosciuti anche per pagamenti di affitto e mutuo prima casa).

La decontribuzione assume un volto nuovo con riferimento alle donne lavoratrici, prevedendo che la quota dello sgravio sia pari all’intera quota dei contributi a carico delle lavoratrici stesse, per un anno se hanno due figli fino all’età di 10 anni del più piccolo e permanente per quelle che hanno 3 figli fino ai 18 anni del più piccolo.

Manovra 2024, la sanità

Tra le misure previste a favore della sanità, una indennità per medici e altro personale sanitario impegnati nella riduzione dei tempi delle liste di attesa.

Si stanziano risorse pari a 250 milioni di euro per l’anno 2025 e 350 milioni di euro a decorrere dal 2026 per il potenziamento dell’assistenza territoriale anche con riferimento a nuove assunzioni di personale sanitario.

Per i residenti stranieri, cittadini di Paesi non aderenti all’Unione europea, si prevede la possibilità di iscrizione negli elenchi degli aventi diritto alle prestazioni del SSN, versando un contributo di 2.000 euro annui. L’importo del contributo è ridotto per gli stranieri titolari di permesso di soggiorno per motivi di studio o per quelli collocati alla pari.

Fonte: Idealista.it

Case green, Confedilizia commenta le ultime novità: “Stop all’obbligo di intervenire entro determinate scadenze”

La proposta di direttiva europea sulle case green cambia volto. Giovedì 12 ottobre si è svolto un nuovo incontro tra Parlamento, Consiglio e Commissione Ue. L’intenzione era quella di premere sull’acceleratore e – se non addirittura di arrivare a un’intesa – di fare importanti passi avanti, tanto che per questo nuovo trilogo era stato deciso di procedere con una trattativa “a oltranza”. Ma, dopo quasi dodici ore di colloqui, ha prevalso una linea più morbida e si è arrivati all’eliminazione della norma che imponeva l’obbligo di intervenire sugli immobili entro determinate scadenze. È su queste nuove basi che l’accordo potrebbe essere chiuso definitivamente a dicembre. Per avere maggiori dettagli su cosa è stato deciso, idealista/news ha parlato con il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa.

Cosa è successo giovedì 12 ottobre?

“Dopo una lunga trattativa, è stata eliminata la norma che prevedeva l’obbligo di fare gli interventi entro determinate scadenze. Questa è stata sostituita da un indirizzo generale agli Stati di ottenere entro il 2050 determinati obiettivi di risparmio energetico degli edifici.

È stata dunque acquisita l’eliminazione del fulcro di quella direttiva, cioè la parte relativa agli obblighi. Questa è la sostanza vera del discorso”.

Una svolta rispetto a quanto previsto fino alla scorsa settimana?

“Sì, si tratta di una svolta notevole, frutto di un contrasto che è sempre emerso. Prima erano tutti accondiscendenti, dopodiché diversi governi, compreso il nostro, si sono fatti sentire sempre di più.

Si è così deciso di dare agli Stati la libertà di puntare a certi obiettivi come credono; per esempio, con detrazioni fiscali, con impulsi di vario tipo, ma non con ‘l’obbligo di obbligare’, che era quello che prevedeva la proposta di direttiva.

Questa linea è ora acquisita. Non può cambiare. Su questo punto c’è stata un’intesa tra Parlamento, Consiglio e Commissione. E ad aver inciso è stato soprattutto il Consiglio, dove ci sono i rappresentati dei governi dei diversi Paesi”.

Efficienza energetica

GTRES

Se ci sarà quindi un altro incontro a dicembre, esso sarà finalizzato ad arrivare a un accordo definitivo su queste basi?

“Esatto. Questo non l’hanno compreso in tanti. Da qualche parte è passato di più il concetto del rinvio, che è in sé comunque una notizia, perché quella riunione era stata convocato con la modalità ‘a oltranza’ proprio per premere, anche psicologicamente, perché si giungesse alla conclusione. Invece, alle cinque del mattino è stato detto ‘no, non si conclude niente’. Però poi la sostanza acquisita è il cambio di paradigma.

Al di là delle visioni macchiettistiche con le quali viene dipinto chi si opponeva a questa direttiva,

secondo la nostra opinione, è stato raggiunto il risultato di puntare a obiettivi di risparmio energetico, che si possono avere tranquillamente, con buonsenso.

Qui non si tratta di fare una distinzione tra chi è per il risparmio energetico e il miglioramento dell’ambiente e chi non lo è. La storia non è questa. La storia è come raggiungere certe finalità”.

Efficienza energetica

GTRES

Cosa succederà con le case green?

In base alle ultime notizie relative alla direttiva sulle case green, l’incontro di giovedì 12 ottobre tra Parlamento, Consiglio e Commissione Ue non ha portato a un accordo definitivo, ma sono state eliminate le norme che imponevano l’obbligo di effettuare gli interventi sugli immobili entro determinate scadenze. Si è deciso di concedere agli Stati un margine più ampio per l’applicazione della direttiva.

L’obbligo di intervenire entro determinate scadenze è stato sostituito da un indirizzo generale agli Stati di ottenere entro il 2050 determinati obiettivi di risparmio energetico degli edifici. L’obiettivo ora è di arrivare a un’intesa, partendo da queste nuove basi, probabilmente entro il mese di dicembre.

Fonte: Idealista.it

Manovra 2024, ultima ora sulla legge di bilancio

Ultima ora sulla manovra 2024. Il governo ha approvato la nuova legge di bilancio 2024 che contiene importanti novità per le pensioni, la famiglia e gli aiuti per i figli,l‘assegno unico, il taglio irpef e la flat tax. Vediamo quali sono le misure più importanti e cosa prevede la manovra finanziaria licenziata dal consiglio dei Ministri guidato da Giorgia Meloni

  1. Cosa prevede la manovra 2024
  2. Manovra 2024, le pensioni
  3. Manovra 2023, Flax tax e Irpef
  4. Misure per Famiglia e figli
  5. Canone Rai
  6. Fringe benefit e lavoro
  7. Manovra 2024, la sanità

Cosa prevede la manovra 2024

Una manovra da 24 miliardi di euro, frutto, come ha spiegato la premier Giorgia Meloni in conferenza stampa, di “16 miliardi di extragettito e il resto di tagli di spese” 

Una manovra finanziaria che “non dispersa risorse, ma le concentra su grandi priorità”. E le priorità di questo nuovo disegno di legge di bilancio 2024 prevede misure per le pensioni, la famiglia, i lavoratori autonomi e il lavoro in generale”

Manovra 2024, le pensioni

Sul fronte delle pensioni le misure approvate sono in primis una rivalutazione delle pensioni per l’inflazione, con un aumento del 100% per le pensioni fino a quattro volte il minimo e del 90% per quelle tra quattro e cinque volte il minimo.

Inoltre viene introdotta Quota 104 che sostituisce la Quota 103 per il pensionamento anticipato.

Manovra 2023, Flax tax e Irpef

Circa 10 miliardi sono destinati al rinnovo del 2024 del taglio del cuneo fiscale contributivo (7% per i redditi fino a 25 mila euro, 6% per i redditi fino a 35 mila euro).

Si conferma la rimodulazione delle aliquote e degli scaglioni di reddito dell’IRPEF per il solo anno 2024. In particolare si prevede una riduzione a tre degli scaglioni di reddito e delle corrispondenti aliquote progressive di tassazione del reddito delle persone fisiche:

  • 23 per cento per i redditi fino a 28.000 euro;
  • 35 per cento per i redditi superiori a 28.000 euro e fino a 50.000 euro;
  • 43 per cento per i redditi che superano 50.000 euro.

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Misure per Famiglia e figli

Importante le misure per la famiglia e i figli. Confermata la carta “dedicata a te” nella misura di 600 milioni di euro per l’anno 2024, si integra lo stanziamento dei mutui prima casa di circa 380 milioni di euro per l’anno 2024 e si stanziano risorse per il rifinanziamento del contributo straordinario per il caro energia e il bonus sociale elettricità (200 milioni di euro) per sostenere le fasce più deboli della popolazione nel primo trimestre dell’anno prossimo.

Si aggiunge un altro mese di congedo parentale, retribuito al 60 per cento, per i genitori con figli fino ai 6 anni.  Si aumenta il fondo per il bonus asilo nido di oltre 150 milioni di euro. L’asilo nido sarà gratuito a partire dal secondo figlio.

Canone Rai

Diminuisce il canone Rai, da 90 a 70 euro all’anno. Alla riduzione corrisponde un’integrazione del finanziamento della Rai per le spese relative agli investimenti. La dotazione complessiva subisce, quindi, una lieve modifica in linea con i tagli previsti per i ministeri (da 440 a 420 milioni).

Fringe benefit e lavoro

Confermata la detassazione dei premi di produttività al 5 per cento e dei fringe benefit fino a 2 mila euro per i lavoratori con figli a carico e fino a 1.000 euro per tutti gli altri (i benefici potranno essere riconosciuti anche per pagamenti di affitto e mutuo prima casa).

La decontribuzione assume un volto nuovo con riferimento alle donne lavoratrici, prevedendo che la quota dello sgravio sia pari all’intera quota dei contributi a carico delle lavoratrici stesse, per un anno se hanno due figli fino all’età di 10 anni del più piccolo e permanente per quelle che hanno 3 figli fino ai 18 anni del più piccolo.

Manovra 2024, la sanità

Tra le misure previste a favore della sanità, una indennità per medici e altro personale sanitario impegnati nella riduzione dei tempi delle liste di attesa.

Si stanziano risorse pari a 250 milioni di euro per l’anno 2025 e 350 milioni di euro a decorrere dal 2026 per il potenziamento dell’assistenza territoriale anche con riferimento a nuove assunzioni di personale sanitario.

Per i residenti stranieri, cittadini di Paesi non aderenti all’Unione europea, si prevede la possibilità di iscrizione negli elenchi degli aventi diritto alle prestazioni del SSN, versando un contributo di 2.000 euro annui. L’importo del contributo è ridotto per gli stranieri titolari di permesso di soggiorno per motivi di studio o per quelli collocati alla pari.

Fonte: Idealista.it

Case, nuovo balzo dei rendimenti: 8,8% nel III trim 2023

Acquistare una casa per metterla in affitto fornisce una redditività lorda dell’8,8% nel III trim del 2023, con un aumento pari all’1% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. A dirlo lo studio realizzato da idealista, il portale web leader tecnologico in Italia, secondo il quale il rendimento supera nettamente i tassi offerti dai titoli di Stato a 10 anni (4,8%)

Secondo questo studio, che mette in relazione i prezzi di vendita e di affitto di diversi prodotti immobiliari per calcolarne la redditività lorda, i locali commerciali (negozi) rimangono l’investimento immobiliare più redditizio. Acquistare un negozio in Italia per affittarlo offre una redditività lorda del 12%, stabile rispetto a dodici mesi fa. Gli uffici offrono un rendimento del 9,6% (9,2% un anno fa) e nel caso dei garage si attesta al 7,1%, di poco inferiore al 7,2% di settembre 2022.

Rendimenti nel residenziale

Tra i capoluoghi italiani, Ragusa (12,4%) Siracusa (11,4%) e Biella con il 10% sono quelli che offrono la redditività più alta. Trapani, Catanzaro e Massa le seguono con rendimenti sopra la media del periodo, rispettivamente con il 9,5%, 9,2% e 9% di ritorno lordo. Al contrario Siena (4,6%) è il capoluogo meno remunerativo per i proprietari, seguita da Cuneo (4,7%) e Trento (4,9%). Nei grandi mercati Roma raggiunge il 6,1%, Napoli il 6%, Milano si ferma al 5.6%.

Rendimento dei box

In molti capoluoghi i box sono il prodotto meno redditizio per l’investitore. Questo mese abbiamo 2 capoluoghi che offrono una redditività di questa tipologia immobiliare inferiore ai  Btp (4,8%). Si tratta di Padova (3,1%) e Genova (4,7%).

La redditività più alta si ottiene a Verona (8,5%), seguita da Cagliari (8,1%), quindi Bari e Parma (7,7%). Anche a Roma il tasso di rendimento è del 7,7%, Milano arriva al 6,7%, mentre Napoli si ferma al 5,4%.


Rendimenti dei locali commerciali (no capannoni)

Il segmento retail è quello che garantisce la massima redditività in quasi tutti i capoluoghi.
Il rendimento più alto si ottiene a Monza (16,3%), che precede Trieste (15,7%), Genova (15,6%) e Venezia (15,4%). I ritorni a doppia cifra interessano l’80% dei capoluoghi analizzati, in una lunga lista si 62 capoluoghi guidati da Roma (14,9%) e Milano (14,8%).

Cuneo è il mercato in cui la redditività dei locali è più bassa, all’8,2%. Completano la parte bassa della classifica Foggia (8,8%), Ascoli Piceno (8,9%) e Trento (9%).
 

Rendimenti degli uffici
 

Il ramo uffici presenta rendimenti molto interessanti per gli investitori, talvolta con una redditività a doppia cifra, come nei casi di Monza (11,3%), La Spezia (10,5%) Trieste (10,3%) Perugia (10%). A Barcellona la redditività è del 9,1% e a Milano del 7,1%.

Sul versante opposto, i ritorni meno attraenti spettano a Rimini e Pescara (5,9%) offrono i rendimenti meno attraenti.

Metodologia
Per la preparazione di questo studio, idealista ha diviso il prezzo di vendita offerto per il prezzo di affitto richiesto dai proprietari nei diversi mercati facendo riferimento agli indici trimestrali di case, locali commerciali, garage e uffici corrispondenti al quarto trimestre del 2022. Il risultato ottenuto è la percentuale lorda di rendimento che un proprietario ottiene per affittare la proprietà. Questi dati facilitano l’analisi dello stato attuale del mercato ed è un punto di partenza di base per tutti quegli investitori che vogliono acquistare beni immobili al fine di ottenere benefici.

Fonte: Idealista.it

Mutui green per la prima casa: cosa sono, a cosa servono e come funzionano

Il mutuo green è un prodotto ancora relativamente nuovo sul mercato.  Si tratta di un finanziamento che mira a sostenere gli interventi di ristrutturazione edilizia che rendono più efficiente e migliorano la classe energetica delle nostre case. Da diversi anni la coscienza ecologica europea si è risvegliata, e ancora di più con l’ultima direttiva green; questi prodotti diventeranno quindi sempre più importanti per i consumatori. Ma cosa è un mutuo green? Vediamo insieme come funzionano, come fare per richiederli in banca e quali offerte di mutui green si possono trovare presso gli istituti di credito.

  1. Cosa sono i mutui green?
  2. Mutui green: quali sono le migliori offerte delle banche? 
  3. Quali documenti servono per ottenere un mutuo green?
  4. Quali sono i vantaggi dei mutui green?
  5. Quali sono i requisiti per ottenere un mutuo green?
  6. Meglio un mutuo green o un mutuo tradizionale?
  7. Casa green: le agevolazioni fiscali
  8. Come rendere una casa ecosostenibile?
  9. Potrebbe interessarti anche

Cosa sono i mutui green?

Un “mutuo verde” o “mutuo green” è un mutuo che consente di finanziare l’acquisto di una casa energeticamente sostenibile (con classe energetica A o B) o la ristrutturazione di un edificio che consenta il suo raggiungimento di una maggiore efficienza energetica e di un minore impatto ambientale. Gli Energy efficient mortgage (Eem), secondo la definizione europea, sono di tre tipi:

Mutui green per acquisto casa

Sono mutui verdi che finanziano l’acquisto di una abitazione ad alte prestazioni energetiche (classe A o B). Possono essere a tasso fisso o variabile, con tassi agevolati, e possono finanziare tra l’80 e i 100 per cento del valore dell’immobile.

Mutui green per ristrutturare casa

Sono mutui concessi per effettuare degli interventi di miglioramento energetico della prima casa, quali isolamento termico, alimentazione ad energia pulita, sistemi di climatizzazione efficienti. Lo scopo è di ottenere un miglioramento nelle prestazioni energetiche di almeno il 30 per cento, o uno scatto di due classi energetiche verso il meglio.

Mutui green per costruire casa

Si tratta di mutui concessi per finanziare la costruzione di una casa secondo i criteri della bioedilizia, ovvero di un edificio ad impatto ambientale basso se non nullo. L’erogazione del finanziamento avviene in pià tranches a seconda dell’avanzamento lavori e copre fino al 90 per cento dei costi sostenuti.

Mutui green: quali sono le migliori offerte delle banche? 

Per la richiesta di un mutuo green da restituire in 25 anni, da 150 mila euro (valore immobile 165 mila euro) da parte di un impiegato milanese, tra le migliori offerte di mutui green in banca troviamo le seguenti:

Mutuo green Banco Bpm

Il Mutuo You Giovani Green Consap di Banco Bpm consente, effettuando lavori che riducano i consumi energetici di almeno il 30 per cento o aumentando di due classi la valutazione energetica della casa, di avere accesso al finanziamento che assicura una rata da 759 euro mensili, Tan 3,61% (Irs 25 anni + spread 1,15%), Taeg 4,05%, spese di istruttoria gratuite, spese di perizia 320 euro.

Mutuo green Intesa Sanpaolo

Mutuo Domus Fisso Green Intesa Sanpaolo: rata 855 euro, tasso fisso 4,75%, spese di istruttoria: € 1.350,00, spese di perizia: € 320,00, Taeg 5,06 per cento.

Mutuo green Unicredit

Il mutuo Sostenibilità Ecologica Unicredit, per un importo di 130 mila euro su un valore immobile di 165 mila euro, offre una rata da 753 euro a tasso fisso 4,91 per cento (Irs 25 anni 2,85 + spread 2,06), Taeg 5,21 per cento.

Quali documenti servono per ottenere un mutuo green?

Per ottenere un mutuo verde occorre presentare in banca la seguente documentazione:

  • carta d’identità
  • codice fiscale
  • documentazione relativa ai redditi
  • documenti relativi agli interventi in oggetto e alle caratteristiche in termini di miglioramento delle prestazioni energetiche
  • documenti relativi all’immobile: se acquistato, deve trattarsi di un immobile in classe A o B; se ristrutturato, occorre presentare un preventivo degli interventi da effettuare per il salto di due classi energetiche; se da costruire, occorre la documentazione che certifica le caratteristiche di bioedilizia della casa.

Quali sono i vantaggi dei mutui green?

Il vantaggio di un mutuo green è che, oltre a far bene all’ambiente, è solitamente ottenibile a interessi inferiori rispetto ai mutui tradizionali. Per questo tipo di utilizzo, infatti, si può accedere ad offerte bancarie pensate appositamente.

Bisogna infatti tenere presente che una casa con una buona efficienza energetica (A o B) si rivaluta nel tempo, pertanto si può ottenere un profitto maggiore sia dalla sua vendita che dalla sua locazione. Questo è uno dei motivi per cui ​​le banche concedono condizioni favorevoli, il che costituisce un vantaggio doppio per il mutuatario il quale, con interessi inferiori, si ritrova una casa di maggior valore. Oltretutto, con una maggiore efficienza energetica, anche il consumo in bolletta sarà inferiore, e anche questo sarà per il padrone di casa un ulteriore vantaggio.

Quali sono i requisiti per ottenere un mutuo green?

I requisiti per accedere ad un mutuo verde possono essere diversi da banca a banca, ma ciò che è imprescindibile è, ovviamente, l’edificio che si fa ad acquistare o ristrutturare. Attraverso l’ottenimento del mutuo, infatti, è necessario che l’immobile sia (o diventi) più efficiente dal punto di vista energetico. In altre parole, l’immobile sottostante il mutuo, se acquistato, deve essere in classe energetica A o B, mentre in caso di ristrutturazione, essa deve far migliorare l’efficienza energetica di almeno il 30 per cento, ovvero con un “salto” di almeno due classi energetiche.

Meglio un mutuo green o un mutuo tradizionale?

Cosa scegliere tra un mutuo verde e un mutuo tradizionale? Prima di decidere è necessario confrontare le migliori offerte; solo così si possono trovare i prodotti più adeguati alle specifiche esigenze e circostanze di ogni consumatore e in ogni momento. La situazione dei tassi potrebbe infatti rendere conveniente anche un mutuo tradizionale. D’altro canto, ottenere un mutuo specificamente indirizzato al miglioramento energetico di una casa potrebbe rendere più semplice accedere all’offerta specifica di una banca.

Casa green: le agevolazioni fiscali

Le agevolazioni fiscali per rendere una casa “green”, ovvero più ecocompatibile ed efficiente dal punto di vista energetico, consistono nei seguenti bonus:

Bonus casa green

Il bonus casa green permette la detrazione del 50 per cento dell’Iva dall’acquisto di una casa in classe energetica A o B entro il 31 dicembre 2023. La detrazione del 50 per cento dell’Iva dall’Irpef può essere spalmata su dieci anni.

Ecobonus

Detrazione Irpef fino al 75 per cento delle spese sostenute per interventi di riqualificazione energetica fino al dicembre 2024.

Superbonus

Detrazioni fiscali per gli interventi cumulativi di ristrutturazione ed efficientamento energetico ridotte dal 2023 al 90 per cento secondo le nuove norme del Governo.

Come rendere una casa ecosostenibile?

Quali sono gli interventi finanziabili con un mutuo che rendono una casa più ecosostenibile, in particolare dal punto di vista del consumo energetico? Il consumo di energia è fondamentale per l’impatto ambientale: maggiore è l’efficienza, minore sarà l’impatto. Ecco alcuni interventi di ristrutturazione che possono migliorare l’efficienza energetica e che si possono finanziare con un mutuo green (ma anche con i bonus ristrutturazione o con il superbonus 110):

  • Installare infissi che migliorino l’isolamento. Le finestre sono uno dei principali punti di dispersione termica in una casa, il che implica un maggior consumo di energia nella climatizzazione. L’installazione di finestre con doppi o tripli vetri previene ciò, riducendo l’energia che dobbiamo utilizzare per climatizzare la casa. 
  • Migliorare l’isolamento delle pareti. Oltre alle finestre, anche pareti, pavimenti e soffitti sono spazi attraverso i quali si disperde calore. L’installazione di alcuni rivestimenti realizzati con materiali a bassa conduttività termica aiuta a evitare questo problema.
  • Migliorare l’isolamento dei muri esterni. Così come possiamo migliorare l’isolamento all’interno, possiamo farlo all’esterno. In questo caso, il modo più comune è installare materiali a bassa conducibilità termica sul tetto e sulla facciata.
  • Installare pannelli solari. Avere dei pannelli solari in una casa ci permette di generare la nostra energia, il che ovviamente riduce l’impatto che la casa ha sull’ambiente e la sua dipendenza dalla fornitura di energia elettrica (che generalmente è prodotta dalla combustione di combustibili fossili).
  • Installazione di colonnine di ricarica per veicoli elettrici. Anche la decarbonizzazione dei mezzi di trasporto gioca un ruolo importante nella transizione ecologica; avere una colonnina di ricarica per un veicolo elettrico ad uso privato è un altro intervento che ci aiuta a ridurre l’impatto ambientale della nostra casa.
  • Rifacimento dell’impianto elettrico. Oltre ad essere pericoloso, un vecchio impianto elettrico consuma più energia di uno nuovo. Pertanto, rinnovarlo ci aiuterà ad avere una casa più sostenibile.
  • Riscaldare casa con l’elettricità. Sostituire le caldaie a gasolio o gas con caldaie elettriche e altre installazioni aggiuntive (ad esempio il riscaldamento a pavimento) è un intervento che aiuta a migliorare l’efficienza energetica di una casa.

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Come funziona il mutuo green

Il mutuo green è un mutuo ottenibile a condizioni agevolate, purché gli interventi finanziati servano a migliorare la classe energetica dell’immobile almeno di due classi, riducendo le emissioni del 30 per cento.

Che cos’è il prestito green

Il prestito green ha la stessa finalità di un mutuo green ma, a differenza di questo, non è concesso dietro ipoteca di un immobile. Si tratta di un prestito personale finalizzato a realizzare interventi di efficientamento energetico nella propria casa.

Quali sono i tipi di mutui

Tra i tipi di mutui che si possono stipulare, ci sono quelli a tasso fisso – il cui tasso non varia nel tempo, – a tasso variabile – il cui tasso cambia con il cambiare dei tassi di interesse, – a tasso misto, un mix tra le due soluzioni. E’ possibile trovare mutui green sia a tasso fisso che variabile.

Cosa serve per il mutuo under 36

I mutui green possono essere ricompresi nella categoria dei mutui destinati ai giovani con meno di 36 anni. Possono beneficiare di questo tipo di mutui a condizioni agevolate i giovani che non hanno ancora compiuto 36 anni di età al momento della stipula del mutuo e che hanno Isee inferiore a 40 mila euro.

Fonte: Idealista.it

Riforma bonus edilizi 2024, agevolazioni fiscali suddivise in 10 anni e aliquote differenziate

Il governo ha annunciato la riforma dei bonus edilizi nel 2024 con l’attuazione della delega fiscale. A parlarne è stato la scorsa settimana il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, nel corso dell’audizione sull’impatto ambientale degli incentivi in materia edilizia di fronte alla commissione Ambiente della Camera. L’obiettivo è arrivare a una durata almeno decennale “per rispondere agli sfidanti obiettivi previsti per il settore residenziale” e considerare aliquote differenziate.

Riforma bonus casa, le linee d’azione

Nel dettaglio, nel corso dell’audizione sull’impatto ambientale degli incentivi in materia edilizia, il ministro dell’Ambiente ha detto: “La riforma dovrà avere una durata almeno decennale per rispondere agli sfidanti obiettivi previsti per il settore residenziale”. E ha sottolineato che tale riforma “dovrà essere indirizzata prevalentemente alle unità immobiliari soggette all’obbligo della direttiva case green; garantire aliquote distribuite in un massimo di 10 anni; ammettere interventi sia singolisia di riqualificazione energetica profonda; garantire i benefici secondo una aliquota ridotta per interventi singoli e, per gli interventi di riqualificazione energetica profondapoche aliquote crescenti in funzione della performance energetica raggiunta, tenendo anche conto delle performance sismiche per le aree ad alto rischio; garantire costi massimi specifici omnicomprensivi sia per singoli interventi, sia per interventi di riqualificazione energetica profonda, di semplice verifica e univoci per l’intero territorio nazionale”.

La riforma, inoltre, dovrà essere affiancata “da strumenti finanziari di supporto, ad esempio finanziamenti a tasso agevolato, anche a copertura totale dei costi di investimento, e cessione del credito, con condizioni di favore per le persone in condizioni di povertà energetica”. Pichetto Fratin ha dunque spiegato: “È chiaro che la prospettiva appena delineata deve essere affiancata da un quadro di incentivi edilizi stabili nel tempo e che dobbiamo definire nell’attuazione della delega fiscale”.

La riforma dei bonus edilizi 2024 è stata anticipata dal governo nella bozza del Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (Pniec), inviata alla Commissione europea a giugno 2023. In particolare, la bozza del Pniec “prevede l’attuazione di una riforma generale delle detrazioni, che affronti con un approccio integrato ed efficiente le opere di riqualificazione degli edifici residenziali esistenti e superi l’attuale frammentazione delle varie detrazioni ad oggi attive”. Questa riforma dei bonus casa prevederà “diverse aliquote di detrazione, in funzione delle performance generali raggiunte dall’edificio, da ottenere attraverso interventi con vari livelli di priorità”, e dovrà avere “una durata almeno decennale per rispondere agli sfidanti obiettivi previsti per il settore residenziale”.

Direttiva case green in Italia, l’opinione del ministro dell’Ambiente

In occasione dell’audizione sull’impatto ambientale degli incentivi in materia edilizia, il ministro dell’Ambiente ha parlato anche della direttiva europea sulle case green, che giovedì 12 ottobre ha visto riunirsi nuovamente Parlamento, Commissione e Consiglio Ue. Secondo quanto affermato da Pichetto Fratin, l’obiettivo di rendere gli edifici esistenti a emissioni zero entro il 2050 non è raggiungibile allo stato in Italia. E ha spiegato: “Nell’ambito dei triloghi come Italia stiamo rimarcando la peculiarità del contesto italiano. Noi abbiamo un patrimonio particolare con 31 milioni di fabbricati, di cui 21 milioni oltre la classe D. Un patrimonio diverso da quello di altri Paesi europei per questioni storiche, di conformazione geografica, oltre che di una radicata visione della casa come ‘bene rifugio’ delle famiglie italiane”. Secondo il ministro, “individuare una quota di patrimonio edilizio esentabile per motivi di fattibilità economica è un passo doveroso e necessario, ma gli obiettivi temporali, specie per gli edifici residenziali esistenti, per come delineati ad oggi, non sono raggiungibili per il nostro Paese”.

Fonte: Idealista.it

L’acquisto di una casa dall’impresa costruttrice spiegato dal notaio

Comprare casa dal costruttore può avere dei vantaggi ma presuppone anche dei rischi specifici. Per scoprire quali sono le caratteristiche specifiche di questa tipologia di compravendita, idealista/news, per la rubrica di approfondimento “La casa in pillole”, ha raccolto il parere di un’esperta in materia: Giovanna dell’Erba, notaia della Commissione Comunicazione del Notariato. Ecco tutto quello che c’è da sapere sull’acquisto di un immobile dall’impresa costruttrice.

Le caratteristiche dell’acquisto di casa dal costruttore

Capita spesso di acquistare la propria abitazione direttamente dall’impresa costruttrice e quindi potremmo trovarci ad acquistare un’immobile che non è stato ancora affatto costruito, che completamente da edificare oppure un immobile in corso di costruzione.

Questo tipo di operazione presenta sicuramente dei vantaggi anche sotto il profilo economico, ma bisogna anche sapere che quando si acquista un immobile da un’impresa ci sono dei rischi che impongono di rispettare la normativa a tutela degli acquirenti di immobili da costruire.

Il legislatore, infatti, si preoccupa del rischio principale che può generarsi a carico di chi decide di acquistare un immobile in corso di costruzione o non ancora costruito.

Il rischio, in sostanza, è quello di anticipare delle somme di denaro, pagando già una parte del prezzo all’impresa costruttrice, con il rischio, appunto, che poi per qualche motivo i lavori non vengano completati. Per questa ragione, fin dal momento della conclusione del contratto preliminare, bisognerà rivolgersi al notaio.

Come comprare casa dal costruttore

Dal 2019, è obbligatorio concludere i contratti preliminari aventi ad oggetto immobili in corso di costruzione. Con atto notarile sarà quindi il notaio ad assicurarsi che tutta la normativa venga rispettata e che quindi il contenuto del contratto sia perfettamente aderente e rispetti la normativa a tutela degli acquirenti di immobili da costruire.

Ma è fatto obbligo in questa occasione all’imprenditore, quindi al venditore, di consegnare una fideiussione in favore dell’acquirente che garantisca il rimborso di tutte quelle somme che sono state già versate dall’acquirente prima che si completi il trasferimento della proprietà e quindi, sostanzialmente prima del contratto definitivo di compravendita.

Al momento della stipula del contratto definitivo, il venditore dovrà consegnare all’acquirente una polizza assicurativa a garanzia dei danni derivanti dalla rovina totale o parziale dell’immobile.

Sul tema dell’acquisto dell’immobile in corso di costruzione è disponibile una guida scaricabile sul sito www.notariato.it, elaborata dal Consiglio Nazionale del Notariato e le principali associazioni dei consumatori.

Fonte: Idealista.it

Il miglior mutuo liquidità di oggi 04 ottobre 2023

Il mutuo può non servire solo per acquistare una casa: si può infatti avere necessità di un finanziamento anche per altre finalità. Ma anche in questo caso si potrebbe dover utilizzare un immobile come garanzia per l’ottenimento del mutuo. Parliamo del mutuo liquidità, una tipologia di mutuo che consente ai clienti di ottenere un prestito garantito dall’ipoteca sulla propria casa o immobile di proprietà, al fine di ottenere liquidità immediata da utilizzare come si vuole. Scopriamo qual è il miglior mutuo liquidità disponibile in banca oggi, 4 ottobre 2023.

  1. Mutuo liquidità: come funziona?
  2. Tassi di interesse dei mutui di oggi, 4 ottobre 2023
  3. Il miglior mutuo liquidità di oggi, 4 ottobre 2023
  4. Calcola la rata del tuo mutuo

Mutuo liquidità: come funziona?

A differenza di altri tipi di mutui, il mutuo liquidità non è specificamente finalizzato all’acquisto di un’abitazione o di un immobile, ma piuttosto all’ottenimento di una somma di denaro per scopi diversi. I motivi per cui si richiede un mutuo liquiditàpossono essere molteplici, ad esempio:

  1. Consolidamento dei debiti: permette di riunire più prestiti in un unico mutuo con una rata mensile più gestibile.
  2. Realizzazione di progetti personali: come ristrutturazioni, arredamenti, acquisto di auto, viaggi o altri investimenti personali.
  3. Copertura di spese impreviste: ad esempio, spese mediche, pagamenti urgenti o altre emergenze finanziarie.

Tassi di interesse dei mutui di oggi, 4 ottobre 2023

Qual è il tasso del mutuo oggi? Rispetto al 26 settembre, i tassi dei mutui di oggi 4 ottobre 2023 mostrano aumenti su tutte le tipologie di tasso e su tutte le scadenze, più pronunciati per quanto riguarda i tassi fissi con scadenza superiore ai 10 anni. Nel dettaglio:

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Il miglior mutuo liquidità di oggi, 4 ottobre 2023

Qual è la banca che offre il miglior mutuo per liquidità oggi? Secondo la simulazione di un mutuo liquidità a tasso fisso richiesto da un impiegato di 45 anni milanese con reddito da 2600 euro mensili, per un importo di 75 mila euro su un valore immobile di 150 mila euro e durata ventennale il miglior mutuo per liquidità è il seguente:

Mutuo Liquidità Bnl: Mutuo spensierato, Tan 4,60%, Taeg 4,97%, rata mensile 478 euro, spese di istruttoria 938 euro, spese di perizia 300 euro.

Calcola la rata del tuo mutuo

Con il servizio Confronta Mutui puoi confrontare le migliori offerte di mutuo disponibili in banca oggi, per trovare gratis quello migliore per te. Con il simulatore idealista/mutui è possibile calcolare la rata media del mutuo disponibile oggi in banca. Ipotizzando un prezzo dell’immobile di 200 mila euro e un capitale iniziale di 70 mila euro e una richiesta di 130 mila euro da rimborsare in 30 anni, il tasso variabile medio disponibile oggi è di 4,88 per cento con una rata di 688 euro mensili (escluse tasse e spese), per un costo totale inclusi gli interessi di 317.809 euro. Il tasso fisso medio disponibile oggi è invece del 3,85 per cento, con una rata di 609 euro mensili (escluse tasse e spese), per un costo totale inclusi gli interessi di 289.402 euro.

Fonte: Idealista.it