Case green, cosa prevede la direttiva europea e cosa succede ora

Il 12 aprile il provvedimento verrà ratificato dal Consiglio Ecofin e poi sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale Ue, a quel punto entrerà in vigore entro il ventesimo giorno dalla pubblicazione e gli Stati Membri avranno tempo 24 mesi per recepirlo

n tema di case green la tanto discussa direttiva europea (Energy performance of buildings directive, Epbd) è stata approvata in via definitiva dalla plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo lo scorso 12 marzo. Il prossimo 12 aprile il provvedimento verrà ratificato dal Consiglio Ecofin, sarà poi pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Ue e dopo venti giorni entrerà in vigore. Gli Stati Membri avranno tempo 24 mesi per recepirlo. La direttiva sarà tuttavia soggetta a revisione entro il 2028.

  1. Direttiva case green, cosa prevede la scadenza del 2030
  2. Case green, l’Italia al lavoro
  3. Case green, quali sono i costi stimati
  4. Direttiva case green approvata, il commento della relatrice ombra

Direttiva case green, cosa prevede la scadenza del 2030

Alla fine, è passata la linea che prevede vincoli meno stringenti, ma l’obiettivo finale rimane quello della decarbonizzazione entro il 2050. Ogni Paese dovrà presentare un piano di riduzione dei consumi che spieghi su quali edifici ci si vuole concentrare e in che modo si punta al raggiungimento degli obiettivi contenuti nella direttiva. Il 55% della riduzione dei consumi energetici dovrà essere raggiunta ristrutturando gli edifici con le prestazioni energetiche inferiori, si parla del 43% degli immobili meno efficienti.

Secondo una stima della Fillea Cgil, in seguito alla direttiva europea sulle case greenin pochi anni dovranno essere riqualificati oltre 500mila edifici pubblici e circa 5 milioni edifici privati con le prestazioni più scadenti, “ognuno dei quali composto da una o più unità immobiliari. Senza contare le nuove costruzioni”. Il sindacato calcola che “le ristrutturazioni dovranno coinvolgere il 15% degli immobili in classe F e G e, entro il 2033, il 26% degli edifici di classe energetica più bassa. Cioè il 43% degli immobili meno efficienti dovrà essere riqualificato”.

Nello specifico, in base a quanto previsto dalla direttiva europea sulle case green

  • per gli edifici residenziali non di nuova costruzione, i Paesi Membri dovranno adottare misure per garantire una riduzione dell’energia primaria media utilizzata di almeno il 16% entro il 2030 e di almeno il 20-22% entro il 2035;
  • per gli edifici non residenziali, gli Stati Membri dovranno ristrutturare il 16% degli immobili con le peggiori prestazioni entro il 2030 e il 26% entro il 2033, introducendo requisiti minimi nazionali di prestazione energetica da rispettare per tutto il settore dell’edilizia; 
  • nuovi edifici residenziali dovranno essere a zero emissioni dal 2030;
  • mentre i nuovi edifici non residenziali dovranno essere a zero emissioni dal 2028.

Il provvedimento prevede inoltre l’eliminazione graduale dei combustibili fossili dagli immobili entro il 2040.

Case green, l’Italia al lavoro

Nei giorni scorsi, rispondendo a un’interrogazione di Erica Mazzetti, deputata di Forza Italia, posta in Commissione Attività produttive, commercio e turismo della Camera, la viceministra dell’Ambiente Vannia Gava ha fatto sapere che il Ministero dell’Ambiente è già al lavoro e che da agosto 2023 ha attivato un tavolo – al quale partecipano i Ministeri dell’Economia e delle Finanze, delle Infrastrutture, della Cultura, l’Enea e Invitalia – “con l’obiettivo di elaborare proposte concrete e condivise per il raggiungimento degli sfidanti obiettivi di efficienza energetica previsti dal Pniec”, (Piano nazionale integrato per l’energia e il clima).

Proprio in questo tavolo si è proceduto all’elaborazione di un quadro conoscitivo del parco immobiliare italiano, “in termini di numerosità, tipologia e consumi di energia molto dettagliato che ha consentito di effettuare le prime stime sul volume degli investimenti necessari al raggiungimento degli obiettivi previsti dalla direttiva case green”

La viceministra dell’Ambiente ha poi spiegato che “il tavolo sta inoltre elaborando una serie di misure volte ad accompagnare il processo di riqualificazione energetica degli edifici tenendo conto dell’esigenza di mobilitare maggiori risorse private attraverso il ricorso a nuovi strumenti finanziari, alla promozione dei contratti di prestazione energetica (cosiddetti Epc), alla crescita delle imprese dei servizi energetici (cosiddetti Esco)”.

Gava ha inoltre affermato: “Entro la conclusione dei lavori del tavolo, previsti per il prossimo mese di maggio, si potranno avere elementi quantitativi più dettagliati. Tuttavia, si può anticipare che la nuova politica per l’efficientamento degli edifici avrà un impatto significativo per la crescita del settore delle costruzioni e dell’impiantistica, nonché più in generale sulle imprese di servizi energetici”.

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Case green, quali sono i costi stimati

Secondo il rapporto “Valore dell’abitare” elaborato da Cresme e Symbola e promosso da Assimpredil Ance di Milano insieme a European Climate Foundation, saranno necessari tra i 260 e i 320 miliardi di euro per rendere green 3,2 milioni di immobili come previsto dalla direttiva europea, che indica una riduzione del 16% dei consumi energetici degli edifici residenziali entro il 2030.

Il rapporto elaborato da Cresme e Symbola ha infatti stimato in 3,2 milioni gli immobili interessati dall’abbattimento del 16% dei consumi energetici della direttiva europea sulle case green. Nello specifico, ad essere interessati sarebbero quasi 600mila immobili monofamiliari e 2,6 milioni di unità inserite nei condomini.

Secondo quanto sottolineato dal rapporto, “il tema degli incentivi continuerà a essere centrale. Non sarà possibile farne a meno, ma certo l’approccio dovrà essere più rigoroso di quello utilizzato dal superbonus: dovremo introdurre nel mercato incentivi più circoscritti, non fuori scala, con tempi più lunghi e soprattutto con effetti misurabili in termini di performance”.

I dati di Unimpresa parlano di una spesa media per ciascun immobile di 35mila euro. Nello specifico, in base a quanto precisato dal Centro Studi di Unimpresa, “la forchetta varia da 20.000 euro a 55.000 euro, ragion per cui si può stimare, in via prudenziale, una spesa complessiva a carico dei privati pari a 266,7 miliardi di euro nei prossimi 20 anni circa”. 

Commentando le nuove misure varate dall’Ue, tramite una nota, il Codacons ha invece sottolineato che “gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici comportano un costo medio compreso tra i 35mila e i 60mila euro ad abitazione, e solo per la sostituzione della caldaia con un modello di nuova generazione la spesa può arrivare in Italia a 16mila euro”.

Secondo l’analisi del Codacons, “i lavori di riqualificazione più comuni e che interessano cappotto termico, infissi, caldaie e pannelli solari hanno costi molto diversificati a seconda della tipologia dei materiali scelti e dell’ubicazione territoriale degli edifici. Il cappotto termico, ad esempio, ha un costo medio compreso oggi tra i 180 e i 400 euro al metro quadrato, mentre per gli infissi la spesa varia in media da 10 a 15mila euro.

Per una nuova caldaia a condensazione, considerata una abitazione da 100 mq, la spesa va dai 3mila agli 8mila euro, mentre per l’acquisto e l’installazione di una pompa di calore il costo oscilla tra i 6mila e i 16mila euro a seconda dell’impianto scelto. Per un impianto fotovoltaico da 3 kW la spesa da sostenere è di circa 7.500-10.500 euro, a seconda del tipo di pannelli fotovoltaici utilizzati”.

Alla luce di ciò, il Codacons ha sottolineato: “Gli interventi di riqualificazione energetica previsti dall’Ue determinerebbero quindi un costo complessivo medio tra i 35mila e i 60mila euro considerando una abitazione di 100 mq, e potrebbero determinare nel medio termine effetti enormi sul mercato immobiliare, portando ad una svalutazione fino al 40% del valore degli immobili non oggetto di lavori di riqualificazione”.

Direttiva case green approvata, il commento della relatrice ombra

All’indomani dell’approvazione della direttiva europea sulle case green da parte della plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo, membro della commissione Itre (Industria, Ricerca ed Energia), Femm (diritti della donna) e Imco (Mercato interno e protezione dei consumatori), nonché relatrice ombra del provvedimento.

Tovaglieri ha sottolineato che, “nonostante alcuni miglioramenti, l’impianto della direttiva rimane altamente problematico” e ha posto l’accento sul fatto che “non è stato previsto alcuno specifico capitolo di spesa, ma solo generici riferimenti ad alcuni fondi (Pnrr, fondi di coesione, fondo sociale per il clima), assolutamente insufficienti e in buona parte vincolati”.

Fonte: Idealista.it

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