Dopo l’approvazione del decreto salva casa, FIMAA (Federazione Italiana Mediatori Agenti d’Affari) ha diffuso un comunicato i cui esprime soddisfazione per l’approvazione del dl che contiene “Misure urgenti in materia di semplificazione edilizia e urbanistica”
In particolare, FIMAA sottolinea che stando a quanto emerge dai testi circolati in queste ore e dalle informazioni diffuse, il provvedimento, che interviene su tanti aspetti della normativa in un’ottica di semplificazione, accoglie numerose richieste avanzate dalla Federazione, dai cambi di destinazione d’uso resi più agevoli, alle previsioni per sanare le lievi difformità edilizie, passando per lo snellimento delle pratiche burocratiche, anche relative allo stato legittimo dell’immobile; il tutto, al fine di favorire la dinamicità del mercato ed andare incontro alle esigenze dei cittadini.
Tra i “suggerimenti” di FIMAA recepiti dal governo figurano anche quelli relativi a
snellimento e all’agevolazione delle verifiche edilizio-urbanistiche per gli agenti immobiliari per favorire la migliore circolazione degli immobili;
snellimento dell’iter per le autorizzazioni urbanistiche;
agevolazione delle pratiche relative all’allineamento della conformità urbanistica e catastale;
agevolazione della riconversione e dei cambi di destinazione d’uso degli immobili.
“La Federazione ha più volte evidenziato la necessità di introdurre gli interventi che aveva rappresentato. La semplificazione sui cambi di destinazione d’uso, su cui la FIMAA si batte da tempo ad esempio, permetterà l’adattamento dell’assett immobiliare alle mutevoli esigenze della società e del mercato” ha dichiarato Maurizio Pezzetta, Vicepresidente Vicario della Federazione.
“Siamo soddisfatti di vedere che l’interlocuzione con il Ministero portata avanti in questi mesi, anche grazie al coinvolgimento della Federazione nel Tavolo sul Piano Casa, abbia portato a tale importante risultato. Confidiamo che adesso il Parlamento nel ratificare il decreto-legge inserisca anche le altre nostre proposte tra le quali: l’applicazione della cedolare secca al 21% agli immobili ad uso diverso da quello abitativo, continuare sulla strada degli incentivi per agevolare l’acquisto dell’abitazione e, infine, risolvere l’annoso problema degli immobili sfitti” ha concluso Santino Taverna, Presidente di FIMAA.
Gli immobili di classe A hanno un tempo di permanenza sul mercato di oltre 20 giorni minore rispetto a quelli di classe G. Ecco cosa emerge da un nuovo studio realizzato da CENTURY 21 Italia, ramo italiano del colosso americano del real estate. Secondo lo studio, infatti, la classe energetica di una casa si afferma sempre più come criterio di scelta per l’acquisto di una casa.
Direttiva case green ed effetto sul mercato immobiliare
Dopo l’approvazione della direttiva europea case green, che prevede solo immobili a emissioni zero entro il 2050, il mercato delle compravendite si muove con un occhio alla sostenibilità Secondo l’analisi CENTURY 21 Italia e Wikicasa, infatti, un immobile di classe A oggi ha un tempo medio di permanenza sul mercato di circa 68 giorni, una casa che appartiene alla classe G ha bisogno di 90 giorni, oltre 20 giorni in più, per essere venduta.
“Se guardiamo all’anno precedente – dice il CEO di CENTURY 21 Italia, Marco Tilesi – la differenza non era così marcata, una casa di classe A restava sul mercato in media 89 giorni, 20 giorni più di oggi, mentre quelle di classe G avevano una permanenza di circa 100 giorni: è evidente che si sono ormai connotati due mercati distinti con dinamiche proprie e che ci stiamo muovendo sempre più verso un acquisto consapevole del valore dell’impatto energetico sul lungo periodo.”
Case green sempre più ricercate
“La classe energetica si sta via via attestando come un driver di scelta trainante del mercato, – spiega aggiunge Mattia Colantuoni, Co-Founder di Wikicasa. – Se si guarda alle ricerche degli utenti, quelle che includono i soli immobili ad alta efficienza energetica sono aumentate di oltre il 72% tra il 2023 e il 2022. Le recenti normative europee hanno sicuramente spinto gli utenti verso un acquisto più rapido e consapevole: oggi, acquistare un immobile efficiente sotto il profilo energetico consente di risparmiare notevolmente in futuro, non solo sui costi della bolletta, ma anche su tutti quegli interventi di ristrutturazione che molti proprietari di casa dovranno sostenere nei prossimi anni per migliorare le prestazioni e i consumi dei propri immobili”
Nuove costruzioni e case green sul mercato
Ma non è tutto. Tempi di permanenza diversi si riflettono inevitabilmente sulla disponibilità stessa degli immobili sul mercato. Lo studio ha analizzato quanti immobili di ciascuna classe energetica sono disponibili in vendita. Se ci sono più case appartenenti alle classi energetiche dalla B alla G in vendita nel 2024 rispetto al 2023 – con quelle appartenenti alla classe G passati da poco più di 60.000 del 2023 ad oltre 120.000 del 2024 – questo non è accaduto per gli immobili di classe A. Infatti, nel 2023 le case in classe A erano 25.444, oggi nel 2024 superano di poco le 23.000 unità. “Analizzando i dati a disposizione – aggiunge Tilesi – possiamo immaginare che presto questa scarsità di immobili in classe A si rifletterà anche sui prezzi generando un aumento”.
“Se le esigenze della domanda sono ormai chiare al mercato, il comportamento dell’offerta non si è ancora regolato di conseguenza – conclude Colantuoni di Wikicasa – Lo stock nazionale di immobili ad alta efficienza energetica è costituito in larga parte da nuove costruzioni. Per questo motivo, lo scenario che si prefigura in seguito alle nuove normative dell’UE entro il 2050 dovrà, per forza di cose, prevedere incentivi e misure di ristrutturazione dello stock già esistente, in modo da poter aumentare il numero di immobili ad alta efficienza disponibili sul mercato e assicurare il giusto match tra domanda e offerta”.
Sono remote le possibilità di ottenere un mutuo al 100% dopo i 50 anni, considerando anche i limiti di termine del finanziamento.
Quella di un mutuo al 100% per over 50 è una strada davvero percorribile? Si tratta di una domanda ben comune fra coloro che, pur avendo superato la soglia dei cinquant’anni, desiderano ottenere un finanziamento completo per l’acquisto di un immobile. Tuttavia, vi sono delle precise limitazioni per l’ottenimento di un mutuo al 100 per cento: oltre all’età, vi è anche il termine massimo per la restituzione del debito.
La maggior parte delle banche non concede mutui al 100%, anche se un’ eccezione sono coloro che possono accedere al Fondo Mutuo Giovani Under 36, ovvero chi abbia meno di 36 anni e richieda un mutuo superiore all’ 80 per cento del valore dell’ immobile. Per costoro la garanzia statale del Fondo Consap può passare dal 50 all’ 80 per cento. Ancora, bisogna tenere in considerazione che la maggior parte degli istituti di credito non permette di sottoscrivere mutui se alla data di termine il mutuatario avrà superato i 75 anni d’età. In ogni caso, per cercare la soluzione più adatta alle proprie esigenze, è utile avvalersi di strumenti online per trovare il mutuo migliore.
Per comprendere se gli over 50 possano accedere a un finanziamento completo per l’acquisto di un immobile, come ad esempio la prima casa, è innanzitutto necessario comprendere a chi sia rivolto il mutuo al 100%.
Così come accennato in apertura, le banche impongono requisiti ben definiti per l’ottenimento di un mutuo. In linea generale, bisogna considerare che:
nella maggior parte dei casi l’erogazione sarà all’80%, quindi il restante 20% sarà totalmente a carico del richiedente. Questa soglia è stata definita nel 1995 da una delibera del CICR – il Comitato Interministeriale per il Credito e il Risparmio;
quando si sottoscrive un mutuo, la maggior parte delle banche richiede che il suo termine non avvenga più tardi del compimento dei 75 anni d’età. Questo significa che un richiedente di 50 anni potrà al massimo puntare su un mutuo della durata di 25 anni.
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Eppure, nonostante vi sia il limite dell’80%, negli ultimi tempi si sente spesso parlare del mutuo al 100 per cento per l’acquisto della prima casa. Ma a chi è rivolto? Di norma, i finanziamenti completi del valore dell’immobile sono destinati a coloro che possono accedere a specifici fondi di garanzia. Ad esempio:
Mutuo Giovani Under 36: istituito dal Ministero dell’Economia e delle Finanze nel 2013, permette ai più giovani di accedere al Fondo Prima Casa, uno strumento di garanzia che facilità l’ ottenimento dalle banche di un mutuo al 100%. In questo caso, è lo Stato che si fa garante nei confronti degli istituti di credito, con una garanzia fino all’80% della quota capitale;
Garanzie integrative: seppur raramente, alcune banche potrebbero concedere un mutuo al 100% a fronte di garanzie aggiuntive, come la stipula di apposite polizze, la nomina di un garante, un’ipoteca su altri immobili a disposizione del richiedente.
Appare quindi evidente che, date queste premesse, un mutuo al 100 per cento per over 50 è un’ eventualità poco probabile, proprio perché l’ età non consente di accedere ai fondi ministeriali (o comunque solo a certe condizioni e per ottenere una garanzia non superiore al 50 per cento della quota capitale). Al contempo, la possibilità che altre garanzie integrative vengano accettate è decisamente remota. In ogni caso, si possono vagliare tutte le casistiche del caso approfittando di una guida ai mutui passo per passo.
Quali sono le banche che offrono il mutuo al 100%?
Quasi tutti gli istituti di credito italiani – Unicredit, Intesa San Paolo, Banco BPM e Bper Banca, per citare alcuni dei più noti – offrono la possibilità di accedere a un mutuo al 100%. Tuttavia, tale possibilità è vincolata al rispetto dei requisiti visti nel paragrafo precedente e, più in dettaglio, nella quasi totalità dei casi è necessario poter accedere al Mutuo Giovani Under 36.
Ma esistono altre possibilità, per gli over 50 che volessero davvero ottenere un finanziamento completo per l’acquisto della prima casa o, ancora, della seconda?
Quali possibilità per il mutuo al 100 per cento per over 50?
Come si è già spiegato, le possibilità di ottenere un mutuo al 100% raggiunti i 50 anni d’età sono piuttosto remote, perché questa forma di finanziamento.
Se davvero si ha la necessità di ottenere un finanziamento pari al 100% del valore dell’immobile, si può provare a seguire altre strade, che tuttavia potrebbero risultare ben più complesse. Il primo passo è vagliare il fattore età.
Qual è l’età massima per ottenere un mutuo?
Innanzitutto, va ripreso un concetto già accennato in precedenza: affinché un mutuo possa essere concesso, bisogna rispettare dei limiti d’età per il suo termine. Come visto, le banche tendono a non concedere mutui se, alla chiusura degli stessi, si superano i 75 anni anni d’età.. Di conseguenza:
a 50 anni di età, si può ottenere un mutuo della durata di 25 anni;
a 55 anni di età, la durata massima del mutuo sarà di 20;
a 60 anni di età, si potrà ottenere un finanziamento di massimo 15 anni di durata;
a 65 anni di età, la durata del mutuo massima è di 10 anni.
Naturalmente, più ridotta è la durata del mutuo, maggiore sarà l’ammontare delle singole rate da versare, secondo le cadenze – mensili, trimestrali, semestrali o annuali – concordate con il proprio istituto di credito.
Le alternative per un finanziamento completo dai 50 anni
Ma che fare, se si volesse ottenere un finanziamento al 100% anche superati i 50 anni di età? Come visto, è molto probabile che la banca prescelta non erogherà più dell’80% del valore dell’immobile.
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Le alternative a disposizione degli over 50 per ottenere il finanziamento completo per l’acquisto di un immobile non sono molte, né tantomeno semplici. Per coprire il 20% mancante, molti si domandano in Rete se non sia il caso di chiedere un prestito finanziario, così da ottenere la liquidità residua necessaria. Tuttavia, questa strada non è fra le più semplici da percorrere, perché:
gli interessi per i prestiti sono normalmente più elevati rispetto ai mutui;
è necessario considerare l’effettiva capacità di rimborso sia del mutuo che del prestito, tenendo in considerazione che le rate non possono superare il 30/35% dello stipendio.
In definitiva, le strade per un mutuo al 100% a 50 anni sono davvero poche: l’ideale rimane sempre coprire il 20% residuo con dei fondi già a disposizione, come ad esempio i propri risparmi.
Il decreto salva casa 2024 è stato approvato dal Consiglio dei Ministri. Il nuovo piano casa, fortemente voluto dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini contiene importanti novità che riguardano la sanatoria delle difformità urbanistiche. Vediamo lcosa prevede il testo del decreto dalla sanatoria al cambio della destinazione d’uso.
L’obiettivo del testo del decreto salva casa è “liberare” gli appartamenti ostaggio di una normativa rigida e frammentata che ne ostacola la commerciabilità e talora preclude l’accesso a mutui, sovvenzioni e contributi.
Il decreto interviene solo nelle casistiche di minore gravità, incidendo sulle cosiddette lievi difformità., e non si tratta quindi di un condono edilizio. In particolare interviente sulle difformità
su quelle formali derivanti da incertezze interpretative della disciplina vigente rispetto alla dimostrazione dello stato legittimo dell’immobile;
sulle difformità edilizie delle unità immobiliari, risultanti da interventi spesso stratificati nel tempo, realizzati dai proprietari dell’epoca in assenza di formale autorizzazione;
sulle parziali difformità che potevano essere sanate all’epoca di realizzazione dell’intervento, ma non sanabili oggi, a causa della disciplina della cd. “doppia conformità”.
Le verande in edilizia libera
Secondo il decreto salva casa sono da considerare in edilizia libera:
le vetrate panoramiche amovibili (VePA) anche per i porticati rientranti all’interno dell’edificio
le opere di protezione dal sole e dagli agenti atmosferici la cui struttura principale sia composta da tende anche a pergola, addossate o annasse agli immobili, purché non determino spazi stabilmente chiusi e non abbiano un impatto visivo e ingombro apparentemente disarmonici
Decreto salva casa, cambio destinazione d’uso
Viene semplificato il cambio di destinazione d’uso delle singole unità immobiliari, nel rispetto delle normative di settore e delle condizioni comunali.
All’interno della stessa categoria funzionale, il mutamento della destinazione d’uso sarà sempre ammesso. Tra diverse categorie funzionali, il mutamento della destinazione d’uso sarà ammesso limitatamente alle categorie residenziale, turistico ricettiva, produttiva e direzionale, commerciale, in ogni caso, all’interno delle zone: centro storico, residenziali consolidate, residenziali in espansione.
Sono escluse dalle semplificazioni le unità immobiliari al primo piano fuori terra.
Piano casa silenzio assenso
Il decreto inoltre semplifica le procedure vigenti: è introdotto il regime di silenzio-assenso, principio particolarmente rilevante e che va nella direzione della massima semplificazione. Significa che se l’Amministrazione non risponde nei tempi previsti l’istanza del cittadino è accettata. Infine si introduce la possibilità di installare tende e strutture di protezione dal sole e da eventi atmosferici, in regime di edilizia libera.
La norma mira anche a decongestionare gli uffici tecnici comunali sepolti da migliaia di pratiche. Il provvedimento prevede sanzioni che sono proporzionali all’aumento di valore dell’immobile e potranno essere utilizzate, tra l’altro, nella misura di 1/3, per progetti di recupero e rigenerazione urbana.
Norma salva Milano assente
Nel testo, come già annunciato lo scorso 17 maggio, non c’è la cosiddetta norma Salva-Milano per alcune ristrutturazioni edilizie del capoluogo lombardo su cui si è acceso l’interesse della Procura. L’idea di Salvini, già condivisa con il sindaco Giuseppe Sala, è di intervenire in fase di conversione del testo.
Le parole di Salvini
Il piano casa riguarda “tutto quello che c’è all’interno delle abitazioni” e “non è un condono sull’esterno” quindi non riguarda “la villa abusiva con piscina e con tre piani costruiti senza autorizzazione” ha detto il ministro Salvini durante la conferenza stampa di presentazione del decreto. Inoltre il ministro si è detto”molto soddisfatto è un intervento che una volta pubblicato in Gazzetta ufficiale entrerà in milioni di case italiane in maniera risolutiva”.
Il pdf delle slide del decreto salva casa
Sono disponibili in pdf le slide del decreto salva casa approvato dal Consiglio dei Ministri
La direttiva europea sulle case green – approvata prima dal Parlamento europeo e poi dall’Ecofin – entrerà in vigore il 28 maggio, venti giorni dopo la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell’Ue. Ma quando è prevista la partenza del recepimento in Italia? Scopriamolo insieme, evidenziando che il disegno di legge di delegazione europea per il 2024, esaminato nel Consiglio dei ministri di venerdì 24 maggio, stabilisce che i principi della Energy performance of buildings directive (Epbd) vengano integrati nel nostro sistema di norme.
Per recepire la direttiva sulle case green gli Stati membri hanno tempo 24 mesi. Nello specifico, come spiegato dal Sole 24 Ore, il governo dovrà adottare il decreto legislativo almeno quattro mesi prima del termine di recepimento indicato nella direttiva, che è il 29 maggio 2026, di conseguenza entro gennaio 2026.
In questo arco di tempo, quindi per tutto il 2025, l’Italia dovrà lavorare per predisporre il proprio piano di rinnovamento degli edifici che abbia come obiettivo le emissioni zero entro il 2050 e che preveda i passaggi obbligatori stabiliti dalla direttiva. Il piano di ristrutturazione dovrà essere approvato entro il 2026.
Nel dettaglio, il provvedimento prevede che:
per gli edifici residenziali non di nuova costruzione, i Paesi Membri adottino misure per garantire una riduzione dell’energia primaria media utilizzata di almeno il 16% entro il 2030 e di almeno il 20-22% entro il 2035;
per gli edifici non residenziali, gli Stati Membri ristrutturino il 16% degli immobili con le peggiori prestazioni entro il 2030 e il 26% entro il 2033, introducendo requisiti minimi nazionali di prestazione energetica da rispettare per tutto il settore dell’edilizia;
i nuovi edifici residenziali siano a zero emissioni dal 2030;
i nuovi edifici non residenziali siano a zero emissioni dal 2028.
Si ricorda inoltre che, secondo quanto previsto dall’Energy performance of buildings directive, almeno il 55% dei risparmi energetici dovrà essere conseguito attraverso il rinnovamento degli edifici meno performanti del nostro patrimonio edilizio.
E su tale fronte si è aperto il dibattito sui costi. Tra le ultime stime si annovera quella di Deloitte, che in un recente studio ha parlato di un conto compreso tra gli 800 e i 1.000 miliardi di euro, riducendo di almeno il 20% i consumi di energia entro il 2035.
Brera e Testaccio in cima alla classifica dei quartieri con più carte in regola per la domanda di sostituzione
Siamo abituati a considerare Milano come la locomotiva d’Italia, ma il contesto economico e le problematiche interne alla città, in particolare relative all’ offerta abitativa e allo stop al piano di governo del territorio per ragioni giudiziarie, rischiano di fare perdere al capoluogo lombardo questo primato. Il risvolto della medaglia è un accresciuto interesse nei confronti di altre città italiane, più o meno grandi, ma tutte in grado di affrontare con successo le nuove sfide dell’ abitare. Scenari Immobiliari, in collaborazione con Abitare Co. e con l’intervento di vari operatori del real estate, ha fatto il punto al Forum dell’ abitare lo scorso 23 maggio, stilando la classifica dei migliori quartieri in cui cercare casa in Italia.
Secondo lo studio, il sostanziale blocco delle nuove iniziative di sviluppo immobiliare a Milano sta avendo effetti sulle iniziative di rigenerazione urbana in corso e previste per la città mettendo a rischio oltre 38 miliardi di investimenti sulla città. Inizialmente infatti Scenari Immobiliari stimava il potenziale di investimento in oltre dodici miliardi di euro per il solo settore residenziale al 2035 (19,5 miliardi di euro considerando anche tutte le altre asset class), oltre ad altri ventisei miliardi di euro come ricadute sul sistema economico milanese (dai mobili ai servizi). Senza considerare le conseguenze per l’occupazione nel settore edile. E incassi per il comune stimati come oneri e contributi tra i 60 e gli 80 milioni di euro l’anno. Questi investimenti sono a rischio con il prolungarsi dell’incertezza legata allo stop ad un PGT concepito nel 2019 e frenato per molti motivi, dalla pandemia alle attuali inchieste giudiziarie in atto, che rischiano di renderlo obsoleto ancor prima di essere attuato.
“A Milano nel 2021 erano stati investiti 640 milioni di euro nel living; questa cifra scenderà a 90 milioni nel 2024, – osserva Giuseppe Crupi, Ceo di Abitare Co. – Il motivo è la frenata degli investitori, preoccupati dall’incertezza amministrativa che ostacola l’attuazione del Pgt. Il Piano di Governo del territorio datato 2019 conteneva, tra le altre cose, le specifiche degli obblighi di destinazione di housing sociale all’interno degli sviluppi immobiliari: per progetti oltre i 10 mila metri quadri si parla di un 40 per cento destinato all’edilizia residenziale pubblica. Tuttavia tali parametri dovevano essere modificati, ma ad oggi ancora non si sa in che modo. Questo, aggiunto alle indagini della Procura in corso che hanno bloccato l’attuazione del Pgt, hanno provocato uno stop negli investimenti su Milano, investimenti che vengono dirottati su altre città italiane ed europee. Se l’amministrazione vuole frenare questa perdita di investimenti è chiaro che debba intervenire”.
La domanda di case nelle città italiane
Il risvolto della medaglia è che l’attenzione degli operatori può spostarsi da Milano alle altre città italiane; nonostante la scena immobiliare sia occupata quasi esclusivamente dal capoluogo lombardo, infatti, è bene ricordarsi che in Italia ci sono moltissime realtà che meritano attenzione grazie a dinamiche di crescita urbana tutt’altro che trascurabili. Scenari immobiliari ha analizzato, oltre a Milano, Bergamo, Bologna, Genova, Napoli, Roma, Torino e Verona, a partire dalla cosiddetta domanda di sostituzione, ovvero la domanda abitativa di coloro che decidono di acquistare un’altra casa per migliorare le proprie prospettive residenziali. Questo tipo di domanda rende evidenti i trend di sviluppo del territorio e permette di individuare quali sono, e saranno, i quartieri e le città migliori verso cui si orienterà la domanda di case in Italia.
In particolare, le crisi e gli eventi straordinari degli ultimi anni hanno modificato gli interessi e ogni comparto, anche quello residenziale, sta già affrontando la sfida dell’ibridazione e fluidità degli spazi, derivante da tendenze rivoluzionarie se lette considerando la storia dell’evoluzione dell’architettura e dell’urbanistica del secolo scorso. Inoltre, la modificazione demografica, le variazioni dei valori, il mutamento delle regole di relazione, l’attenzione per la cura e il benessere, il cambiamento climatico, le necessità energetiche, evidenziano che le abitudini attuali, e ancor di più quelle future, includono uso elevato e continuativo dei servizi con lo sviluppo di settori oggi neppure considerati. Per la casa il legame con il territorio non è innovativo ma la regola d’oro che identifica gli elementi più importanti per il settore, location-location-location, temporaneamente passata di moda, torna centrale e predominante con l’accezione contemporanea di luogo che permette di vivere meglio.
La classifica dei quartieri migliori in cui cercare casa
Analizzando, sulla base di diversi fattori basati sui trend di cui sopra i quartieri delle città prese in esame, quello che è emerso è un ranking dei quartieri migliori d’Italia in cui cercare casa. Emerge anche in questo caso Milano, con Brera che si aggiudica lo scettro di miglior quartiere d’Italia in cui cercare casa. Tuttavia sono diversi gli altri quartieri italiani in cui vale la pena fare una ricerca:
Milano: Brera (Punteggio 85,1)
Roma: Testaccio- Aventino (punteggio: 84,6)
Bergamo: Papa Giovanni XXIII – Pignolo (punteggio: 76,8)
Napoli: Via dei Mille – Carducci (punteggio: 72,8)
Bologna: Malpighi (punteggio: 63,6)
Genova: San Francesco Albaro (punteggio: 62,7)
Verona: Erbe – Città antica (punteggio: 62,3)
Torino: Cittadella (punteggio: 61,2)
Previsioni immobiliari per il 2024
Complessivamente, nel 2023, sono state compravendute 710 mila abitazioni di cui sessantamila nuove costruzioni, il nove per cento in meno rispetto alle 780 mila transazioni registrate nel 2022, una contrazione del mercato che, per nove mesi, ha interessato la maggior parte dei circa 7.800 comuni che compongono le 110 province d’Italia e buona parte dei rispettivi capoluoghi. I motivi di una tale contrazione dei volumi di mercato sono riconducibili al continuo ricorso a politiche monetarie e di accesso al credito sempre più restrittive da parte della Banca centrale europea. Si stima che il mercato immobiliare nel corso del 2024 possa essere interessato da una, seppur contenuta, crescita del numero di transazioni: più 1,5 per cento circa e 720 mila compravendite complessive (cinquantamila nuove).
Quanto ai prezzi immobiliari, dopo un 2023 caratterizzato da un dimezzamento delle dinamiche di crescita dei prezzi (più 1,5 per cento rispetto al 2022) si stima che nel corso del 2024 i valori di mercato possano aumentare ulteriormente del due per cento a causa della ridotta disponibilità di offerte abitative esistenti rispondenti alle reali necessità della domanda, soprattutto nei mercati a maggiore tensione abitativa dei capoluoghi e dei loro hinterland.
Per quanto riguarda invece i prezzi dei prodotti immobiliari nuovi, a causa della scarsità o della quasi assenza di nuova offerta abitativa, si assisterà a una riduzione delle loro dinamiche di crescita, dal 3,7 per cento del 2023 al 3,2 per cento del 2024.
Rispetto a licenza edilizia o SCIA. Stop doppia conformità
Arriva la possibilità di sanatoria per interventi effettuati in parziale difformità rispetto al permesso di costruire o alla SCIA, superando l’istituto della doppia conformità. La bozza del piano casa 2024 all’esame del preconsiglio è stata approvata dal consiglio dei Ministri del 24 maggio. Vediamo cosa prevede il testo
In particolare la norma stabilisce che fino alla scadenza dei termini del permesso di costruire e comunque fino all’irrogazione delle sanzioni amministrative “il responsabile dell’abuso, o l’attuale proprietario dell’immobile, possono ottenere il permesso di costruire e presentare la segnalazione certificata di inizio attività in sanatoria se l’intervento risulti conforme alla disciplina urbanistica vigente al momento della presentazione della domanda, nonché ai requisiti prescritti dalla disciplina edilizia vigente al momento della realizzazione”.
Arriva una tolleranza fino al 5% della superficie prevista dai titoli edilizi per gli interventi effettuati fino al 24 maggio 2024. E’ quanto prevede una bozza del piano casa all’esame del preconsiglio convocato in vista del Consiglio dei ministri di domani.
La norma prrevede in particolare che il mancato rispetto dell’altezza, dei distacchi, della cubatura, della superficie coperta e di ogni altro parametro delle singole unità immobiliari non costituiscono violazione edilizia se rientrano entro il 5% di quanto previsto dal titolo abilitativo per immobili fino a 100 mq; entro il 4% per immobili da 100 a 300 mq, entro il 3% per immobili da 300 a 500 mq ed entro il 2% per immobili oltre 500 mq.
La bozza introduce “tolleranze esecutive” anche per “il minore dimensionamento dell’edificio, la mancata realizzazione di elementi architettonici non strutturali, le irregolarità esecutive di muri esterni ed interni e la difforme ubicazione delle aperture interne, la difforme esecuzione di opere rientranti nella nozione di manutenzione ordinaria, gli errori progettuali corretti in cantiere e gli errori materiali di rappresentazione progettuale delle opere”.
Nelle zone sismiche un tecnico dovrà attestare che gli interventi rispettino le prescrizioni di sicurezza.
Piano casa, cambio destinazione d’uso
“Il mutamento della destinazione d’uso della singola unità immobiliare senza opere all’interno della stessa categoria funzionale” e “tra le categorie funzionali relative alla categoria: residenziale; turistico-ricettiva; produttiva e direzionale e commerciale”. E’ quanto prevede una bozza del piano casa all’esame del preconsiglio e che dovrebbe andare al Consiglio dei ministri di domani.
Per le unità immobiliari poste al primo piano fuori terra “il passaggio alla destinazione residenziale è ammesso nei soli casi espressamente previsti dal piano urbanistico e dal regolamento edilizio”.
Possono rimanere tendoni di farmacie e scuole
Potranno essere installati in edilizia libera, e quindi senza “alcun titolo abilitativo, nè permesso e/o comunicazione” vetrate amovibili su logge e balconi, tende a pergola ma anche porticati rientranti all’interno dell’edificio. E’ quanto prevede una bozza del piano casa all’esame del preconsiglio e che dovrebbe andare al Consiglio dei ministri di domani.
Gli elementi installati non dovranno configurare “spazi stabilmente chiusi con conseguente variazione di volumi e di superfici” e dovranno “ridurre al minimo l’impatto visivo e l’ingombro apparente”.
Le strutture amovibili realizzate per finalitè sanitarie, assistenziali, educative durante lo stato di emergenza nazionale” legato al Covid-19 e “mantenute in esercizio” possono “rimanere installate in deroga al vincolo temporale” in presenza di “comprovate e obiettive esigenze idonee a dimostrarne la perdurante necessità
Una fotografia del mercato immobiliare italiano, in termini di compravendite, mutui ipotecari e locazioni. A farla, come ogni anno, è l’Osservatorio del mercato immobiliare (Omi) dell’Agenzia delle Entrate che ha pubblicato il Rapporto Immobiliare 2024, in collaborazione con l’Abi, l’Associazione bancaria italiana. Il report analizza i dati relativi al 2023.
Il Rapporto Immobiliare 2024 si artitola in sette capitoli, di cui i principali sono:
le compravendite: andamenti dei volumi di compravendite di abitazioni e delle pertinenze; analisi delle dimensioni delle abitazioni compravendute; stima del valore del volume di scambio delle abitazioni (fatturato); andamenti dei volumi di compravendite della nuda proprietà delle abitazioni;
i mutui ipotecari: analisi delle principali caratteristiche dei mutui ipotecari erogati per l’acquisto delle abitazioni3 relativamente al numero di abitazioni acquistate con mutuo, al capitale erogato complessivo e medio per unità abitativa, alla durata e al tasso di interesse medio iniziale;
le locazioni: analisi delle abitazioni locate e dei principali sotto mercati;
Le compravendite immobiliari
Nel 2023 risulta pari a 709.591 il numero di abitazioni compravendute in Italia, con l’esclusione dei comuni nei quali vige il sistema tavolare, con una contrazione del 9,7% sul 2022. Si registra quindi un’inversione del trend di crescita dei volumi transati in atto dal 2014, interrotto solo dal forte calo del 2020 (-7,7%) indotto dalla crisi pandemica.
Rispetto al 2022 la diminuzione dei volumi di compravendita è più accentuata nelle aree del Centro, in calo del 13,1%, e nel Nord Est dove la contrazione si attesta intorno all’11,7% . Nei comuni capoluogo, nel complesso, il calo sul 2022 è più marcato, -10,7%, rispetto ai comuni non capoluogo dove è del 9,2%
Agenzia delle Entrate
Le dimensioni delle abitazioni compravendute
Sono state vendute abitazioni per un totale di oltre 75 milioni di metri quadrati, in diminuzione del 10,3% rispetto al 2022, con una superficie media per unità abitativa compravenduta pari a 106,1 m2 , in lieve diminuzione rispetto al 2022 (-0,7 m2 ).
Il fatturato
I dati relativi al fatturato calcolato per gli acquisiti di abitazioni nel 2023 mostrano una stima complessiva che ammonta a circa 111 miliardi di euro, oltre 12 miliardi di euro in meno rispetto al 2022, in calo del 10%. Oltre il 57% del fatturato riguarda acquisti di abitazioni ubicate nelle aree del Nord, quasi 64 miliardi di euro; ben 26 miliardi di euro, il 23,4%, sono invece riferiti ad abitazioni compravendute nel Centro, e i restanti 21,4 miliardi di euro, poco più del 19%, riguarda scambi di residenze del Sud e delle Isole
Le pertinenze
A livello nazionale, poco più di 143 mila depositi pertinenziali sono stati compravenduti, con una diminuzione media del 7% rispetto alla precedente annualità ed il massimo delle perdite riscontrabili nel Centro (-11,4%) e nel Nord Est (-8,7%). Anche gli scambi di box e posti auto, con oltre 402 mila unità, risultano in netta diminuzione, quasi 11 punti percentuali medi rispetto al 2022, con punte di massimo calo sempre nell’area Centro e del Nord Est (rispettivamente -13,5% e -11,9%
La nuda proprietà
Nel 2023, il volume di compravendite del diritto di nuda proprietà per le abitazioni in Italia è in lieve aumento, +1,7% rispetto al 2022. Circa un terzo degli scambi è concentrato nel Nord Ovest. Il tasso di variazione delle compravendite di nuda proprietà rispetto al 2022 è maggiore nei comuni capoluoghi, +2,9% mentre nei comuni minori è pari a +1,2%.
I mutui ipotecari
Nel corso del 2023 sono stati registrati quasi 270 mila acquisti di abitazioni assistiti da mutuo ipotecario, quasi 100 mila in meno rispetto al 2022, -26% . Le compravendite assistite da mutuo ipotecario registrano quindi una netta inversione di tendenza rispetto ai livelli registrati nel 2022, che comunque erano in calo rispetto al livello del 2021, risentendo in questo biennio della fase di rialzo dei tassi di interesse .
Tra le aree del Paese, il Centro ha registrato la flessione più ampia, quasi il 30%, mentre il Sud, il Nord Est e il Nord Ovest mostrano valori sostanzialmente in linea con il dato nazionale. La flessione è più contenuta nelle Isole, -21,2%. Sul totale delle abitazioni acquistate da persone fisiche, quelle effettuate con un mutuo hanno riguardato solo il 40% degli scambi, incidenza in calo, rispetto al 2022, di quasi 9 punti percentuali (era 48,8%). Si tratta della più marcata flessione dell’incidenza dal 2011 e riguarda tutte le aree del paese, rimanendo sopra il 40% nelle aree del Nord e nel Centro, prossima al 30% nel Sud e nelle Isole.
Agenzia delle Entrate
Il capitale erogato
Il capitale complessivo finanziato per l’acquisto di abitazioni ammonta, nel 2023, a circa 35 miliardi di euro, oltre 15 miliardi in meno rispetto al 2022, in diminuzione di circa il 30%. Nel 2023, il capitale medio finanziato con mutuo ipotecario è poco superiore a 130 mila euro, in diminuzione di 8.000 euro rispetto al 2022. Il valore massimo di tale dato si conferma nel Centro, con circa 140 mila euro in media finanziati per l’acquisto di un’abitazione (quasi 160 mila nei capoluoghi); nelle Isole il capitale medio è di 115 mila euro circa (116 mila circa nei comuni capoluogo). La distribuzione del capitale tra le aree evidenzia che la quota preponderante del capitale è erogata nelle aree del Nord, oltre il 57%
Tasso medio dei mutui erogati
Nel 2023, il tasso medio iniziale applicato alle erogazioni per acquisto di abitazioni aumenta, rispetto al 2022, di 1,79 punti percentuali portandosi così al 4,29%, confermando il ciclo di rialzo dopo il minimo storico raggiunto nel 2021, al termine di un lungo periodo di flessione partito nel 2012. L’analisi per aree geografiche, evidenzia tassi medi più elevati nelle regioni del Sud, 4,65%, e del Centro, 4,39%, mentre i tassi più bassi si registrano nel Nord Est, 4,08%. L’aumento più consistente si è avuto nel Sud, 1,90 punti in più nell’ultimo anno.
Le locazioni
Nel 2023 il numero di nuovi contratti di locazione trasmessi telematicamente o presentati allo sportello per la registrazione è stato di poco superiore a 1,63 milioni, 0,3% in più rispetto allo scorso anno. Tali contratti hanno interessato quasi 2 milioni di immobili
Limitando l’analisi ai soli immobili locati per intero si osserva che le unità ad uso abitativo oggetto di nuovo contratto di locazione sono state circa 1.280.000, poco meno dell’80% del totale, in calo dell’1,1% rispetto al dato dello scorso anno. Quasi 330.000 risultano gli immobili locati per uso non abitativo, in questo caso con una variazione positiva, +2,1%, sul 2022.
In un Paese di proprietari di casa come l’Italia, la locazione di abitazioni sta guadagnandosi le luci della ribalta a causa del particolare momento storico ed economico. La perdita del potere d’acquisto delle famiglie e il rialzo dei tassi di interesse sui mutui spingono infatti molti italiani a preferire l’affitto rispetto all’acquisto della casa, mentre i locatori da parte loro usano gli affitti per integrare i redditi, chiedendo maggiori garanzie da parte dei locatari: queste le principali evidenze che emergono dall’Osservatorio Affitti, condotto da Nomisma per conto di CRIF, in collaborazione con Confabitare.
Secondo lo studio, realizzato per esplorare la propensione degli italiani verso soluzioni di affitto immobiliare e la disponibilità dei proprietari ad affittare le loro abitazioni, gli operatori del settore prospettano, per i primi sei mesi del 2024, un calo del numero di compravendite, mentre sul versante della locazione le attese sono di stabilità, sia per i contratti che per i canoni.
I locatari nel 42% dei casi si ritrovano a considerare l’affitto perché la propria condizione economica attuale rappresenta un ostacolo all’acquisto di un’abitazione. Condizione che risulta ancora più rilevante in particolare per le famiglie monogenitoriali e individui con presunto reddito contenuto o inesistente (casalinga/o, disoccupata/o o in cassa integrazione, operai e pensionati). Per imprenditori, dirigenti e impiegati invece la locazione si configura come una soluzione temporanea, mentre le famiglie con figli e coloro dotati di maggiori risorse economiche optano spesso per la locazione perché non sono ancora riusciti a identificare e acquistare la “casa ideale”.
Affittare casa: da soluzione temporanea a scelta definitiva
La quota di chi considera l’affitto come una soluzione temporanea è pari al 25,7% dei locatari. Al contrario, per alcune categorie, come le famiglie monogenitoriali, i pensionati e i liberi professionisti, la casa di proprietà non risulta conveniente per le spese da sostenere (manutenzione, spese straordinarie, assicurazione casa…).
La perdita di potere d’acquisto, l’erosione della capacità di risparmio e il rialzo dei tassi applicati hanno di fatto messo fuori gioco una quota considerevole della domanda potenziale di acquisto di abitazioni con conseguenze rilevanti sui mutui erogati e sul numero di compravendite. L’acquisto dell’abitazione è così uscito progressivamente dai programmi delle famiglie tanto che, nel 2023, le difficoltà riscontrate dalle famiglie a finanziare l’acquisto di una casa hanno fatto spostare il 7,3% della domanda dall’acquisto all’affitto, accentuando la pressione sul comparto.
Chi sono i locatari in Italia
Vi sono alcune caratteristiche sociodemografiche che rendono più diffuso il ricorso alla locazione: è il caso del numero di componenti del nucleo familiare: il 30% delle famiglie più numerose (5 o più) vive in un’abitazione in affitto. All’opposto, le famiglie monocomponente riscontrano difficoltà nell’acquisto di un’abitazione – probabilmente a causa della mancanza di risorse economiche, rivolgendosi così in misura maggiore al mercato della locazione. Anche la composizione familiare e l’età risultano determinanti nel rivolgersi al mercato della locazione. Infatti, le famiglie monogenitoriali con almeno un figlio minore nel 30% circa dei casi vive in affitto, così come 1/3 circa delle persone sole con meno di 65 anni vive in case non di proprietà. Ciò è destinato ad acuirsi dal momento che – secondo le più recenti previsioni Istat sulle famiglie – nel 2040, quasi il 39% delle famiglie sarebbe costituito da persone che vivono da sole in particolar modo nelle fasce di età più elevate (aumento di 1,2 milioni di donne sole e di oltre 600 mila uomini soli).
I locatori: i contratti di affitto preferiti
In generale, vi è una maggiore propensione alla locazione per chi possiede più di un’abitazione (oltre a quella di residenza o ad uso vacanza), ovvero coloro che realisticamente hanno acquistato le abitazioni proprio a scopo di investimento e con l’intento di ricavare un’entrata economica aggiuntiva. Per il 61% dei locatori, infatti, è proprio la possibilità di integrare il reddito con una rendita la prima motivazione sottostante la scelta di dare in locazione un’abitazione. Al contrario, chi possiede un’unica abitazione tende a preferire gli affitti brevi turistici, motivando la scelta soprattutto con la mancanza di adeguate tutele nei contratti di locazione tradizionali (soprattutto in caso di morosità dell’inquilino) e per i minori vincoli insiti in questo business.
Riguardo all’utilizzo di abitazioni di proprietà, oltre a quella di abitazione o vacanza, il 51% dei proprietari di immobili dichiara di avere abitazioni attualmente affittate, il 10% utilizza l’abitazione per affitti brevi turistici, soprattutto a causa delle difficoltà di sfratto sugli affitti a lungo termine (per l’85% di chi fa ricorso agli affitti brevi) oppure per avere minori vincoli (69% dei casi). Resta un 30% di proprietari che non ha ancora messo in affitto i propri immobili ma ha intenzione di farlo a breve e un 10% di proprietari che non ha intenzione di mettere nulla in affitto a causa di esperienze negative avute in passato (38% di chi non ha intenzione di affittare l’abitazione) o per possibili future esigenze familiari (22% dei casi).
Affittare casa: il problema dei locatari affidabili
Tra le ragioni a spiegazione della diffidenza di alcuni locatori c’è innanzitutto la difficoltà a trovare locatari affidabili (28% dei locatori), oppure il fatto che la normativa vigente sia a maggior tutela per gli inquilini (26% dei casi).
I locatori mostrano un forte interesse rispetto alla situazione economica, occupazionale e familiare degli affittuari, esaminando dettagli come le buste paga, la tipologia di lavoro e la composizione effettiva del nucleo familiare. A livello di garanzie viene richiesto nell’80% dei casi un deposito cauzionale, soprattutto per gli operai, e a seguire una garanzia da parte di un genitore o parente (nel 25% circa dei casi, che arriva al 48% per gli studenti).
I locatori, platea particolarmente eterogenea in termini di reddito da lavoro e non per forza appartenenti a fasce di reddito elevate, lamentano soprattutto un elevato tasso medio di morosità da parte degli inquilini e le procedure lunghe e non certe previste dalle norme per poter tornare in possesso del bene in caso di necessità. Dall’altro lato, i locatari subiscono i mancati investimenti e migliorie sull’abitazione e le difficoltà nella ricerca di un immobile in locazione acuite proprio dal fatto che tante case non vengono rese disponibili per l’affitto.
Considerando inoltre che sia i locatori sia i locatari concordano che la morosità sia dovuta principalmente a spese impreviste, risulta necessaria una pianificazione finanziaria a 360°, che vada oltre la sola verifica del reddito del locatario, per l’identificazione di un canone sostenibile che possa aiutare a ridurre gli episodi di morosità o ritardo nei pagamenti dell’affitto. In quest’ottica diventa necessario un servizio di certificazione dell’affidabilità economica dell’inquilino, che può così dimostrare di poter rispettare gli impegni di pagamento identificando al tempo stesso il canone medio mensile sostenibile, potrebbe supportare il mercato della locazione nel superamento di un “impasse” che oggi sembra spesso insormontabile per le differenti esigenze e punti di vista delle due parti coinvolte nella transazione. In questo senso, Crif mette a disposizione il servizio “Affittabile”, che permette da un lato di attestare il livello di affidabilità del soggetto nel rispettare impegni di pagamento, dall’altro identifica il canone medio mensile sostenibile, per prevenire il rischio morosità.
I locali commerciali continuano a essere il prodotto più remunerativo (12%), davanti a uffici (9,8%) e box (7,3%)
La redditività lorda degli investimenti nell’immobiliare residenziale è aumentata nel primo trimestre, raggiungendo l’8,6%, rispetto all’8,2% registrato alla fine del 2023. Secondo lo studio di idealista, il portale leader per sviluppo tecnologico in Italia, questa redditività è più del doppio rispetto ai tassi offerti dai titoli di Stato a 10 anni, che si attestano al 3,2%.
Lo studio, che analizza i prezzi di vendita e affitto di vari immobili per calcolarne la redditività lorda, evidenzia che i locali commerciali (negozi) restano l’investimento immobiliare più redditizio. L’acquisto di un negozio in Italia per affittarlo offre una redditività lorda del 12%, stabile rispetto allo stesso periodo al precedente trimestre. Gli uffici offrono un rendimento del 9,8%, invariato rispetto a un trimestre fa, mentre i garage mostrano una redditività del 7,3%, leggermente superiore al 7,1% del quarto trimestre 2023.
Rendimenti nel residenziale
Tra i capoluoghi italiani, Ragusa è la città con la maggiore redditività, raggiungendo il 10,2%, seguita da Biella con il 9,7% e Trapani con il 9,2%. Altri capoluoghi che superano la media del periodo includono Siracusa (8,9%), Rovigo (8,8%) e Perugia (8,7%). Al contrario, Bolzano registra la redditività più bassa con il 4,1%, seguita da Trento (4,5%) e Venezia (4,8%). Nei principali mercati metropolitani, Roma presenta un rendimento del 6,4%, Napoli del 6,2% e Milano del 5,6%.
Rendimento dei box
In generale, i box auto risultano essere l’investimento meno remunerativo per gli investitori. Tuttavia, questo assunto non sempre si applica se si analizzano i singoli capoluoghi monitorati, dove alcuni registrano rendimenti più interessanti rispetto ad altri investimenti immobiliari. A Modena, ad esempio, i ritorni per i proprietari raggiungono il 10,2%, mentre a Ferrara sono pari all’8,5%. Anche a Roma (8,3%), Bologna (6,7%), Milano (6,2%) e Monza (5,7%) la redditività dei box auto supera quella delle abitazioni. Al contrario, nel trimestre in esame, solo un capoluogo presenta un rendimento inferiore a quello dei BTP (3,8%): Padova, con un 3,2%.
Rendimenti dei locali commerciali (no capannoni)
Il settore retail emerge come il più redditizio nella maggior parte dei capoluoghi. I negozi di Mantova presentano il ritorno più elevato, con una redditività lorda del 16,6%, seguita da Genova (16,2%). Seguono Roma (15,9%), quindi Taranto (15,6%), Varese (15,4%), Trieste (15,4%), Palermo (15,3%) e Milano (15,2%). La maggioranza dei mercati analizzati (45 su 81) presenta ritorni superiori alla media del 12%, come evidenziato dallo studio. Al contrario, solamente 10 mercati registrano una redditività inferiore al 10%, con valori compresi tra il 9,9% di Andria e l’8,4% di Ascoli Piceno.
Rendimenti degli uffici
Il settore degli uffici continua a offrire rendimenti particolarmente interessanti per gli investitori, con punte di redditività a Trieste (11,9%), seguita da Perugia (10,4%) e Siracusa (10,3%). Monza si attesta sul valore medio del periodo con il 9,8%, mentre gli altri centri vanno dal 9,6% di La Spezia al 5,7% di Pescara, che registra la redditività più bassa per gli uffici. Tra i principali centri, Roma presenta una redditività del 9,5%, mentre Napoli e Milano si attestano rispettivamente al 7,3% e al 6,9%. Nella parte inferiore della classifica, i rendimenti meno allettanti per i proprietari si riscontrano a Lecce (6%), Pescara (6,2%) e Lucca (6,3%).
I rendimenti immobiliari per capoluogo
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Capoluogo
Residenziale
Uffici
Commerciale
Box
Btp 10 Anni
Agrigento
7,6%
n.d.
n.d.
n.d.
4
Alessandria
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
4
Ancona
6,9%
9,3%
12,1%
n.d.
4
Andria
n.d.
n.d.
9,9%
n.d.
4
Aosta
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
4
Arezzo
5,8%
7,4%
11,3%
n.d.
4
Ascoli Piceno
7,3%
n.d.
8,4%
n.d.
4
Asti
7,7%
n.d.
12,2%
n.d.
4
Avellino
6,4%
n.d.
10,3%
n.d.
4
Bari
6,9%
7,3%
12,3%
6,4%
4
Barletta
6,6%
n.d.
13,0%
n.d.
4
Benevento
n.d.
n.d.
13,8%
n.d.
4
Belluno
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
4
Bergamo
5,8%
6,6%
13,1%
n.d.
4
Biella
9,7%
n.d.
n.d.
n.d.
4
Bologna
6,0%
8,2%
13,4%
6,7%
4
Bolzano-Bozen
4,1%
n.d.
n.d.
n.d.
4
Brescia
6,9%
8,0%
11,9%
n.d.
4
Brindisi
8,1%
n.d.
11,7%
n.d.
4
Cagliari
6,9%
7,5%
11,1%
n.d.
4
Metodologia
Per la preparazione di questo studio, idealista ha diviso il prezzo di vendita offerto per il prezzo di affitto richiesto dai proprietari nei diversi mercati facendo riferimento agli indici trimestrali di case, locali commerciali, garage e uffici corrispondenti al quarto trimestre del 2022. Il risultato ottenuto è la percentuale lorda di rendimento che un proprietario ottiene per affittare la proprietà. Questi dati facilitano l’analisi dello stato attuale del mercato ed è un punto di partenza di base per tutti quegli investitori che vogliono acquistare beni immobili al fine di ottenere benefici.