Dubbi sul funzionamento del Fondo di Garanzia Prima casa? Da oggi c’è la guida mutui di Abi aggiornata al 2024, che chiarisce tutte le procedure da attuare in caso di sospensione delle rate del mutuo, a quali mutui si applica questa misura, con quali modalità si può attivare il Fondo di Solidarietà e come presentare la domanda. Ecco quali temi sono approfonditi nella guida Abi sul Fondo di Solidarietà per i mutui prima casa 2024.
Nella Guida Abi “Fondo di garanzia per i mutui prima casa” si potranno trovare tutte le spiegazioni relative allo strumento che unisce istituzioni pubbliche e banche nel venire incontro ai mutuatari in difficoltà con il pagamento delle rate, esteso al 31 dicembre 2024 per quanto riguarda la garanzia fino all’80 per cento della quota capitale dei mutui in difficoltà. In particolare, la sospensione delle rate del mutuo si applica per l’acquisto dell’immobile, eventualmente accompagnato da una riqualificazione energetica. Sono sempre esclusi quelli di lusso, rientranti nelle categorie catastali A1, A8 e A9.
Con il Fondo di Garanzia, i cittadini in difficoltà con il pagamento del mutuo possono chiedere alle banche aderenti la sospensione del pagamento delle rate fino a 18 mesi, con allungamento del piano di ammortamento per un periodo pari alla durata della sospensione, in alcuni casi particolari quali: morte, perdita del posto di lavoro, sospensione o riduzione dell’orario di lavoro per un periodo di almeno 30 giorni; grave infortunio. Alla misura aderiscono tutte le banche.
Chi può richiedere la sospensione del mutuo
La garanzia statale sui mutui di importo non superiore a 250mila euro, nel nel 2024 può arrivare all’80% in presenza di alcune condizioni. In particolare occorre avere un Isee fino a 40 mila euro e rientrare in una delle seguenti categorie per avere priorità:
giovani coppie (compresi i conviventi more uxorio da almeno due anni), di cui almeno uno under 36;
famiglie numerose
nuclei monogenitoriali con figli minori;
giovani under 36;
inquilini di alloggi IACP
Garanzia oltre l’80 per cento per famiglie numerose
In caso di famiglie numerose, la garanzia statale sui mutui prima casa può essere anche più consistente rispetto all’80 per cento. In particolare:
con tre figli di età inferiore a 21 anni e ISEE non superiore a 40mila euro annui: garanzia all’80%;
con quattro figli di età inferiore a 21 anni e ISEE non superiore a 45mila euro annui: percentuale massima di copertura fino all’85%;
con cinque o più figli di età inferiore a 21 anni con ISEE non superiore a 50mila euro annui: garanzia fino al 90%.
A quali mutui si applica il Fondo di Garanzia
La misura si applica ai mutui relativi all’acquisto di un immobile adibito ad abitazione principale non di lusso, che non superano l’importo di 250.000 euro. Il mutuo deve essere destinato all’acquisto dell’immobile, oppure all’acquisto con riqualificazione energetica. Sono sempre esclusi gli immobili di lusso, rientranti nelle categorie catastali A1, A8 e A9.
Come fare domanda per il Fondo di Garanzia mutui prima casa
Per fare richiesta di sospensione delle rate, il cittadino in possesso dei requisiti previsti deve compilare il modulo pubblicato sul sito di Consap, gestore del Fondo, diverso per persone fisiche o cooperative edilizie, corredato della documentazione necessaria, da presentare presso la banca che ha concesso il mutuo, con le modalità definite dalla banca stessa. La banca deve aver aderito alla misura e far parte delle banche convenzionate. L’esito verrà comunicato entro 20 giorni dalla presentazione della domanda.
La nota trimestrale OMI dedica una sezione alla locazione di abitazioni nel I trim 2024
Nella nota trimestrale relativa al I trim 2024 dell’OMI, che registra una flessione del numero di compravendite residenziali, l’Agenzia delle Entrate dedica un capitolo al mercato delle locazioni di abitazioni in Italia. Secondo il report, da gennaio a marzo 2024 sono state locate quasi 230mila case, in calo tendenziale dell’1,8% rispetto allo stesso trimestre del 2023.
Nel primo trimestre del 2024 sono state locate quasi 230mila abitazioni, in calo tendenziale dell’1,8% rispetto allo stesso trimestre del 2023. Di queste, il 64% riguarda residenze ubicate in comuni ad alta tensione abitativa dove la flessione è del 2,4%. Il canone annuale riferito alle locazioni residenziali registrate nel primo trimestre 2024 ammonta a poco meno di 1,5 miliardi di euro, in aumento tendenziale del 3,5%.
Agenzia delle Entrate
Analizzando i diversi segmenti di mercato, i contratti ordinari di lungo periodo stipulati per la locazione di abitazioni per intero sono stati circa 111mila, quasi il 50% del totale, in calo del 4,1% rispetto al primo trimestre del 2023. Il canone annuo complessivo per questo segmento è pari a 718 milioni di euro circa, +1,6% sul 2023. Per le abitazioni locate nei comuni a.t.a., il calo tendenziale è del 5,6% con un canone che supera i 450 milioni di euro (+1,2%).
Le abitazioni locate nel primo trimestre 2024 con contratti ordinari transitori, con durata cioè da 1 a 3 anni, aumentano del 2,2% (+2,4 nei comuni a.t.a.) con quasi 44mila unità e 287 milioni di euro di canone annuo, quest’ultimo in crescita del 9,1% (+10% nei comuni a.t.a.).
Per il mercato delle locazioni con canone concordato, i nuovi contratti sono in lieve diminuzione, -0,7%, e il canone annuo complessivo si approssima a 420 milioni di euro, +2,8%. Il segmento delle locazioni con canone agevolato per gli studenti mostra una crescita sia del numero di unità sia del canone. In particolare, le abitazioni locate agli studenti in porzione, crescono quasi del 14% e il rispettivo canone annuo quasi del 19%.
Le locazioni residenziali a Roma e a Milano
Roma si distingue, rispetto al dato nazionale, per un più marcata diminuzione dei nuovi contratti di locazione residenziale registrati nel primo trimestre del 2024, -8,2% rispetto allo stesso trimestre del 2023, e per la diminuzione del canone annuo corrispondente, -3,2%. Il mercato di Milano, seppur in linea nel trend negativo del numero di abitazioni locate, presenta, di contro, un aumento del canone annuopattuito nei nuovi contratti di quasi il 10%.
Agenzia delle Entrate
A Milano è evidente il calo, in questo trimestre, dei nuovi contratti ordinari di lungo periodo, –11,4% tendenziale, e l’aumento dei contratti concordati e agevolati per studenti. Tale aumento però, seppur elevato nel valore del tasso tendenziale, non bilancia la modesta quota di contratti a canone concordato o agevolato che insieme rappresentano solo poco più del 10% delle nuove locazioni. Tale quota, che a livello nazionale nei comuni ad alta tensione abitativa è del 50%, raggiunge il 67% nella Capitale, nonostante il calo in questo trimestre sia dei contratti concordati e sia di quelli agevolati per studenti.
A pesare l’aliquota al 70% e lo stop alla cessione del credito
L’Enea ha pubblicato i nuovi dati sul superbonus che fanno il quadro della situazione relativa al mese di maggio 2024. Cifre che sembrano confermare il calo registrato ad aprile, determinato principalmente dalla nuova aliquota al 70% e dallo stop alla cessione del credito. In base a quanto emerso, al 31 maggio 2024 risultano detrazioni maturate per lavori conclusi pari a 122,7 miliardi di euro. Un dato interessante se si considera che rispetto al mese precedente è stato registrato un aumento di quasi 88 milioni di euro, ben diverso dall’aumento registrato ad aprile che ammontava a circa 400 milioni rispetto a marzo.
I dati Enea sul superbonus tengono conto del numero di asseverazioni caricate sul sito dedicato; del valore assoluto degli investimenti ammessi alla detrazione; dei valori assoluti e percentuali dei lavori già completati. Sono inoltre specificati i dati per i lavori relativi a condomini, edifici unifamiliari e unità immobiliari indipendenti.
Enea
A maggio 2024 per gli interventi in condominio il valore medio dell’investimento risulta pari a 592.788,90 euro, per efficientare gli edifici unifamiliari il valore medio dell’investimento è invece pari a 117.173,86 euro, per i lavori sulle unità immobiliari funzionalmente indipendenti il valore medio dell’investimento è pari a 98.274,40 euro, per i castelli infine il valore medio dell’investimento è pari a 242.212,39 euro.
Nel dettaglio, i dati Enea sul superbonus relativi al mese di maggio 2024 indicano che a livello nazionale il totale degli investimenti ammessi a detrazione è stato di 117,7 miliardi di euro per un costo di oltre 122,7 miliardi di detrazioni fiscali. Gli investimenti per interventi di efficientamento energetico agevolati con il superbonus hanno interessato 495.717 edifici, ad aprile si contavano 495.469 edifici, si tratta quindi di appena 248 edifici in più. La differenza tra marzo e aprile 2024 è stata di 1.063 edifici, in ogni caso in calo rispetto alla differenza tra febbraio e marzo 2024 (13.591).
Il totale degli investimenti che hanno interessato i condomini è stato di 79 miliardi di euro, quelli che hanno interessato gli edifici unifamiliari sono stati di 28,7 miliardi di euro e quelli che hanno interessato le unità immobiliari funzionalmente indipendenti sono stati di 11,5 miliardi di euro.
Pagare l’IMU può essere complicato ed è facile incappare in errori, ma per ogni problema con il pagamento c’è una soluzione
Durante la compilazione del modello F24 e dell’IMU (Imposta Municipale Propria) si può facilmente incorrere in errori. Ma cosa fare se si sbaglia a pagare l’IMU? Il contribuente ha sempre la possibilità di regolarizzare la propria posizione, sia che si accorga dell’errore prima della scadenza del pagamento dell’imposta, sia che questo avvenga dopo la scadenza. Le conseguenze saranno diverse a seconda dei casi, ma sempre ridotte rispetto alle sanzioni applicate a seguito di accertamenti da parte delle autorità.
Se si commette un errore nel pagamento dell’IMU 2024, le conseguenze e le azioni da intraprendere possono essere differenti in base al momento in cui si rileva l’errore. Se l’errore viene notato prima della scadenza del pagamento della rata in acconto o saldo, è possibile procedere con la correzione di errori formali per F24 e IMU in modo relativamente semplice: compilando un nuovo modello F24 con gli stessi dati precedentemente inseriti, ma correggendo l’importo nella colonna “importi a debito”.
Nel caso in cui l’errore venga notato dopo la scadenza del pagamento sarà necessario agire tramite ravvedimento operoso e verranno applicate una serie di sanzioni ridotte in base alla tempestività della rettifica dell’errore. Se invece l’errore non viene notato dal contribuente, ma dall’Agenzia delle Entrate e gli organi preposti al controllo si andrà in contro al pagamento di una vera e propria sanzione, senza possibili appelli e minorazioni.
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Come rettificare l’IMU?
Rettificare l’IMU, sia prima che dopo la scadenza del pagamento, richiede passi specifici per correggere l’errore e regolarizzare la propria posizione fiscale.
Quando si intende rettificare l’IMU prima della scadenza è possibile correggere l’errore in pochi passaggi. Capire come correggere un F24 errato nella categoria IMU è semplice: sarà necessario compilare un nuovo modello F24 con gli stessi dati anagrafici e di identificazione del precedente modello, ma inserendo nella colonna “importi a debito versati” l’importo corretto da versare.
Per regolarizzare in modo definitivo sarà necessario solo versare l’importo corretto entro la scadenza prevista. Anche se il pagamento viene suddiviso in più versamenti, l’importante è che l’importo totale sia versato entro la scadenza.
Nel caso in cui l’errore venga notato dopo la scadenza del pagamento, o se il contribuente ha dimenticato di pagare, sarà necessario utilizzare come soluzione il ravvedimento operoso. Questo strumento consente di correggere errori, omissioni o ritardi nel pagamento delle imposte, incluso l’IMU. L’importo dell’IMU non pagato, totale o parziale, dovrà essere saldato con l’aggiunta di una sanzione, calcolata in base al tempo trascorso dalla scadenza. Con il ravvedimento operoso le sanzioni sono ridotte rispetto a quelle che verrebbero applicate in caso di mancata autodenuncia.
Gli interessi del ravvedimento operoso sono calcolati al tasso legale vigente, applicati giornalmente dal giorno successivo alla scadenza fino al giorno del pagamento:
Entro 14 giorni: 0,1% per ogni giorno di ritardo
Dal 15° al 30° giorno: 1,5% fisso
Dal 31° al 90° giorno: 1,67% fisso
Oltre il 90° giorno fino a un anno: 3,75% fisso.
Anche in caso di ravvedimento operoso andrà ricompilato il modello F24, inserendo nella colonna “importi a debito versati” anche gli importi delle sanzioni e degli interessi calcolati. Per concludere il processo di rettifica andrà versato l’importo totale dovuto, comprensivo di tributo, sanzioni e interessi.
E se il commercialista sbaglia il calcolo dell’IMU?
È possibile che sia proprio il commercialista a commette un errore nel calcolo dell’IMU, in questo caso è importante correggere la situazione e minimizzare le conseguenze, che ricadranno sul contribuente, in modo tempestivo. Prima di tutto, è fondamentale identificare esattamente dove e come è stato commesso l’errore, verificando la documentazione fornita dal commercialista e confrontando gli importi pagati con quelli effettivamente dovuti.
Se la colpa dell’errore è effettivamente del commercialista, sarà necessario informare immediatamente il professionista dell’errore rilevato e chiedere una revisione del calcolo. Un buon commercialista dovrebbe analizzare l’errore, comprendere e spiegarne la causa e, infine, proporre una soluzione. La modalità di correzione dipenderà dal tipo di errore e dal momento in cui viene rilevato, seguendo le modalità per le rettifiche precedentemente indicate.
L’errore del commercialista potrebbe causare danni economici, ad esempio con sanzioni e interessi, se ciò accade è possibile richiedere un risarcimento. Sarà necessario raccogliere tutta la documentazione relativa all’errore, inclusi i calcoli originali, le comunicazioni con il commercialista e le prove dei pagamenti e inviare una lettera formale al commercialista richiedendo il risarcimento per i costi sostenuti a causa dell’errore.
Il commercialista potrebbe possedere un’assicurazione professionale che copre gli errori professionali. Questo tipo di polizza può coprire i costi derivanti dagli errori del professionista. Nel caso in cui il commercialista non accetti di risarcire il danno, è bene valutare la possibilità di ricorrere a una mediazione o, come ultima risorsa, intraprendere un’azione legale.
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Se la banca sbaglia un F24?
Se fosse la banca a commettere un errore nel pagamento di un modello F24, la situazione che si presenta al contribuente deve essere risolta prontamente. Quest’ultimo deve verificare l’errore nell’F24 e nella ricevuta, poi contattare immediatamente la banca fornendo tutti i dettagli per richiedere l’annullamento della transazione se possibile, o una rettifica all’Agenzia delle Entrate se il pagamento è già avvenuto. Presentando una richiesta di rettifica all’Agenzia, e allegando la documentazione necessaria, è possibile segnalare l’errore tramite i servizi telematici. Non resta che controllare i termini per la rettifica e conservare tutta la documentazione.
Doppio pagamento IMU: cosa fare in questo caso?
Se viene effettuato un doppio pagamento dell’IMU, ma anche nel caso di un errore sul pagamento IMU in eccesso, è possibile chiedere il rimborso dell’importo versato in eccesso raccogliendo i modelli F24 utilizzati per il pagamento e le prove del doppio pagamento, quali ricevute di pagamento, estratti conto bancari, ecc. Con questi documenti presentare una domanda di rimborso indirizzata al Comune competente in cui viene descritto l’errore e la richiesta di rimborso dell’importo pagato due volte.
La domanda può essere presentata in modalità telematica, a mano, o tramite raccomandata con ricevuta di ritorno presso l’ufficio tributi del Comune competente. Il Comune esaminerà la richiesta e, se approvata, procederà al rimborso dell’importo versato in eccesso.
Cosa fare in caso di acconto IMU errato?
Un’altra variabile negli errori riguardanti l’IMU è il versamento di un acconto errato, si aprono così due scenari principali da considerare: pagamento insufficiente e pagamento eccessivo. Nel caso in cui il contribuente si renda conto di aver versato un importo inferiore rispetto a quello dovuto per l’acconto può rettificare il pagamento compilando un nuovo modello F24 e indicando nella colonna “importi a debito versati” l’importo integrativo da pagare. Infine, si effettua il pagamento della differenza entro la scadenza del saldo. Se la scadenza del saldo è già passata, si può utilizzare il ravvedimento operoso per regolarizzare la tua posizione.
Con un pagamento in eccesso dell’acconto è necessario chiedere il rimborso dell’importo versato in eccesso o compensarlo con il saldo. Procedendo con la compensazione con il saldo, si calcola l’importo del saldo dovuto, tenendo conto dell’eccedenza pagata in acconto. Diviene così necessario compilare un nuovo modello F24 per il saldo, considerando l’importo già versato in eccesso. In ogni caso rimane l’opzione di richiedere il rimborso dell’importo eccedente, seguendo la procedura indicata per il doppio pagamento.
Online la nota trimestrale dell’Agenzia delle Entrate da gennaio a marzo
Flessione del mercato residenziale nel I trimestre del 2024. Secondo la consueta nota trimestrale dell’Osservatorio Immobiliare dell’Agenzia delle Entrate, da gennaio a marzo il numero di case compravendute ha registrato una flessione del 7,2% su base nazionale rispetto all’analogo trimestre del 2024, attestandosi a 155mila transazioni, 12mila in meno rispetto allo scorso anno. A pesare soprattutto il calo del 14% di marzo 2024.
Secondo la Nota trimestrale dell’OMI la flessione delle compravendite di abitazioni riguarda tutte le aree territoriali, anche se in misura diversa. Nel Nord del Paese, infatti, il calo è più forte, anche perché è qui che si concentra circa la metà delle compravendite. In linea con la media nazionale la flessione al Centro (-7,7%), mentre rimane più contenuta nel Sud e nelle Isole (meno del 4%). Nei comuni minori la riduzione delle transazioni è risultata più accentuata (-8,2%) rispetto ai comuni capoluogo di Provincia (-6,2%).
La superficie media delle abitazioni compravendute nel primo trimestre 2024 è di circa 105 mq, un dato sostanzialmente stabile rispetto al 2023.
Nel primo trimestre del 2024 è pari al 70% la quota di abitazioni compravendute con le agevolazioni “prima casa”, un aumento di quasi il 5% rispetto allo scorso anno. Nonostante la flessione dei tassi sui mutui, è minore del 40% la quota di transazioni avvenute grazie alla stipula di un mutuo. Il capitale che ha finanziato gli acquisti di abitazioni è pari a circa 7,2 miliardi di euro, 1,5 miliardi in meno del primo trimestre del 2023.
Gli acquisti di case nuove vs case esistenti
Diminuiscono di quasi il 23% le compravendite residenziali che riguardano le case di nuova costruzione, che scendono al 6,1% del totale, mentre la flessione è del 6% per le case già esistenti.
Agenzia delle Entrate
Le compravendite residenziali nelle grandi città
Nelle grandi città italiane la flessione delle compravendite è lievemente superiore al dato nazionale. I cali maggiori si registrano a Milano e Torino, oltre il 10%. Più contenuto è invece il calo a Bologna e Napoli.
Roma è la città dove più persone hanno fatto ricorso a un mutuo per l’acquisto di una casa (quasi il 50%) e dove esiste la quota più elevata di acquisti con l’agevolazione prima casa. Mentre a Milano si registra la percentuale più elevata di acquisti di case di nuova costruzione
Nel mese di aprile, il 6% delle proprietà vendute tramite idealista sono state tolte dal mercato in meno di una settimana. L’analisi del portale immobiliare leader per sviluppo tecnologico in Italia rivela che il 18% delle case è stato venduto in un periodo compreso tra una settimana e un mese, il 35% tra uno e tre mesi, e il 29% tra 90 giorni e un anno. Il restante 13% delle abitazioni è stato venduto in oltre un anno. La percentuale di case vendute in meno di una settimana è calata negli ultimi 12 mesi, passando dal 9% del primo trimestre 2023 al 6% attuale.
Capoluoghi
Trieste (27%) è il capoluogo italiano con la percentuale più alta di vendite “lampo” (in meno di una settimana), seguito da Venezia (21%), Benevento (18%), Cremona (17%) e Milano (16%). In altri 37 capoluoghi, la percentuale di vendite express in meno di 7 giorni supera la media nazionale del 6%, con variazioni che vanno dal 14% di Firenze al 7% che accomuna ben 10 capoluoghi. Roma, si attesta sulla media nazionale del 6%. Più della metà dei capoluoghi italiani (56) registra percentuali di vendite express inferiori alla media nazionale, con quattro mercati – Brindisi, Enna, Nuoro e Oristano – che non rilevano vendite in meno di una settimana.
Quanto restano online gli annunci di case in vendita
Dati per capoluogo sul primo trimestre 2024
Pagina 1 di 6
Capoluogo
Meno di una settimana
Meno di una settimana
Tra una settimana e 1 mese
Tra 1 e 3 mesi
Tra 3 mesi e 1 anno
Più di 1 anno
Isernia
5%
14%
0%
29%
14%
43%
Verbania
4%
1%
7%
15%
40%
37%
Vibo Valentia
2%
7%
20%
33%
10%
30%
Siena
4%
3%
10%
17%
41%
29%
Chieti
2%
3%
8%
37%
26%
26%
Reggio Calabria
2%
6%
9%
40%
20%
25%
Cuneo
1%
1%
10%
25%
39%
25%
Massa
5%
7%
10%
18%
42%
24%
Venezia
4%
21%
10%
16%
30%
23%
Ragusa
4%
9%
11%
34%
24%
23%
La Spezia
4%
7%
16%
19%
36%
22%
Oristano
5%
0%
5%
32%
42%
21%
Forlì
4%
4%
15%
36%
24%
21%
Messina
15%
3%
12%
35%
30%
20%
Asti
7%
4%
5%
32%
40%
19%
Grosseto
5%
4%
20%
25%
31%
19%
L’Aquila
18%
3%
12%
39%
27%
19%
Lodi
5%
5%
14%
29%
33%
19%
Mantova
8%
4%
12%
19%
47%
19%
Varese
4%
5%
15%
27%
35%
18%
In oltre la metà dei capoluoghi monitorati (55 su 105), il tasso di vendite in meno di una settimana è diminuito rispetto all’anno scorso, con cali a doppia cifra in 10 città. Ravenna, ad esempio, è passata dal 35% al 7%, e Latina dal 23% al 4%. Anche alcuni grandi mercati hanno subito un rallentamento consistente delle vendite express: Cagliari ha registrato un calo di 12 punti percentuali (dal 18% al 6%), Roma di 11 punti (dal 18% al 6%), così come Messina e Udine. Palermo è scesa dal 20% al 10%, mentre Milano è rimasta stabile al 16%.
Al contrario, Venezia ha visto la crescita più significativa nel segmento delle vendite express, passando dal 4% al 21%. Cremona è passata dal 2% al 17%, Benevento dal 6% al 18%, e Frosinone dallo 0% all’11%.
Province Come avvenuto per i capoluoghi Trieste risulta la provincia il maggior numero di “vendite express”, raggiungendo il 26% di abitazioni tolte dal mercato in meno di una settimana. La seguono Venezia e Milano con l’11%. Altri 22 mercati provinciali presentano percentuali di vendita express più elevate della media nazionale del 6%, con variazioni comprese tra il 10% di Bologna, Cremona e Oristano ed il 7% di Torino, Salerno, Barletta-Andria-Trani, Cosenza, Enna e Biella. Anche a livello provinciale, Roma presenta una percentuale in media con quella italiana del 6%. Mentre, tutte le altre 58 province hanno percentuali sotto la media nazionale comprese tra il 5% (11 province sono accomunate da questo dato) e l’1% di Cuneo e Brindisi, le province con la minore incidenza di “vendite express” nel primo trimestre di quest’anno.
Quanto restano online gli annunci di case in vendita
Dati per provincia sul primo trimestre 2024
Pagina 1 di 6
Province
Meno di una settimana
Meno di una settimana1
Tra una settimana e 1 mese
Tra 1 e 3 mesi
Tra 3 mesi e 1 anno
Trieste
31%
26%
31%
22%
17%
Venezia
13%
11%
19%
29%
28%
Milano
11%
11%
22%
37%
25%
Cremona
4%
10%
17%
35%
25%
Bologna
7%
10%
18%
31%
34%
Oristano
4%
10%
15%
30%
32%
Campobasso
3%
9%
9%
27%
37%
Avellino
2%
9%
21%
38%
21%
Firenze
18%
9%
18%
28%
33%
Cagliari
15%
9%
17%
36%
28%
Padova
20%
9%
21%
37%
24%
Palermo
17%
9%
20%
34%
28%
Benevento
5%
9%
24%
49%
13%
Vercelli
3%
9%
10%
42%
29%
Ascoli Piceno
2%
8%
9%
34%
27%
Udine
24%
8%
18%
29%
35%
Verona
10%
8%
17%
43%
25%
Arezzo
6%
8%
16%
29%
27%
Fermo
0%
8%
18%
43%
24%
Barletta-Andria-Trani
2%
7%
12%
46%
23%
Simile ai capoluoghi, Trieste è la provincia con la più alta percentuale di vendite “express” (26%), seguita da Venezia e Milano con l’11%. Altri 22 mercati provinciali superano la media nazionale del 6%, con variazioni che vanno dal 10% di Bologna, Cremona e Oristano al 7% di Torino, Salerno, Barletta-Andria-Trani, Cosenza, Enna e Biella. Roma, a livello provinciale, si attesta sul 6%, in linea con la media nazionale. Le altre 58 province registrano percentuali inferiori alla media nazionale, con valori che variano dal 5% all’1% di Cuneo e Brindisi, le province con la minore incidenza di “vendite express” nel primo trimestre dell’anno.
Tempi di Vendita
La maggior parte delle abitazioni italiane viene venduta in un periodo compreso tra 1 e 3 mesi (35%). Ascoli Piceno (61%), Potenza (56%), Barletta e Nuoro (53%) sono i capoluoghi con le percentuali più elevate in questo intervallo di tempo. Per le vendite che superano l’anno, si distinguono Isernia, Verbania e Vibo Valentia, rispettivamente con il 43%, 37% e 30%%, mentre, all’opposto Roma, Napoli (entrambe 8%) e Milano (3%) registrano variazioni tra le più basse, essendo tra i mercati più veloci d’Italia.
Sorgente dei dati
Dati raccolti e analizzati da idealista/data, la tecnologia proptech di idealista che fornisce informazioni a un pubblico professionale per facilitare il processo decisionale strategico, sia in Spagna, Italia e Portogallo. Utilizza tutti i parametri del database idealista in ogni paese, così come altre fonti di dati pubbliche e private per offrire servizi di valutazione, investimento, acquisizione e analisi di mercato.
Si risparmiano 1150 euro annuali per un mutuo a tasso fisso rispetto a novembre 2023
La Bce taglia i tassi di interesse come da attese. Il consiglio direttivo del 6 giugno ha deliberato una riduzione di 0.25 punti base sui tassi di riferimento, portando i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale rispettivamente al 4,25%, al 4,50% e al 3.75%. Quali saranno gli effetti sulle rate del mutuo da oggi in poi? Le simulazioni e il commento di Fabio Femiani, responsabile idealista/mutui.
La Bce ha tagliato i tassi di interesse, ecco perché
Nel comunicato diffuso al termine al termine del Consiglio direttivo, la BCE ha fatto sapere di aver ridotto i tassi di 25 punti base sulla base “di una valutazione aggiornata delle prospettive di inflazione, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria, è ora opportuno moderare il grado di restrizione della politica monetaria dopo nove mesi di tassi di interesse invariati”.
“Dalla riunione del Consiglio direttivo di settembre 2023 l’inflazione è diminuita di oltre 2,5 punti percentuali e le prospettive di inflazione sono migliorate notevolmente. Anche l’inflazione di fondo è scesa, rafforzando i segnali di un indebolimento delle pressioni sui prezzi, e le aspettative di inflazione hanno registrato una flessione su tutti gli orizzonti. La politica monetaria ha mantenuto restrittive le condizioni di finanziamento. Frenando la domanda e facendo sì che le aspettative di inflazione restassero ben ancorate, ciò ha contribuito in misura rilevante al rientro dell’inflazione”.
La decisione della BCE di abbassare i tassi di interesse non ha colto di sorpresa il mercato. Nelle riunioni di marzo e aprile l’autorità monetaria aveva già lasciato presagire un movimento al ribasso durante la riunione di giugno. Nelle ultime settimane, inoltre, diversi pezzi grossi dell’organizzazione hanno difeso la riduzione dei tassi, tra cui lo stesso vicepresidente, Luis de Guindos; il capo economista dell’istituzione, Philip Lane; o il governatore della Banca di Francia e membro del consiglio direttivo, François Villeroy de Galhau.
Andamento dell’inflazione e crescita economica
Gli economisti di Francoforte hanno poi rivisto al rialzo le proprie previsioni sull’andamento dei prezzi. “Malgrado i progressi degli ultimi trimestri, persistono forti pressioni interne sui prezzi poiché la crescita delle retribuzioni è elevata; l’inflazione resterà probabilmente al di sopra dell’obiettivo fino a gran parte del prossimo anno. Le ultime proiezioni formulate dagli esperti dell’Eurosistema per l’inflazione complessiva e quella di fondo sono state riviste al rialzo per il 2024 e il 2025 rispetto alle proiezioni di marzo”.
“Gli esperti indicano ora che l’inflazione complessiva si collocherebbe in media al 2,5% nel 2024, al 2,2% nel 2025 e all’1,9% nel 2026. L’inflazione al netto della componente energetica e alimentare si porterebbe in media al 2,8% nel 2024, al 2,2% nel 2025 e al 2,0% nel 2026. Ci si attende che la crescita economica aumenti allo 0,9% nel 2024, all’1,4% nel 2025 e all’1,6% nel 2026″.
Tassi di interesse Bce, le previsioni di idealista/mutui
La decisione della Bce di tagliare i tassi di interesse di un quarto di punto potrebbe aprire a diversi scenari per il resto dell’anno, soprattutto per quanto riguarda l’andamento dei costi di mutui e finanziamenti. Fabio Femiani, responsabile di idealista/mutui per l’Italia, commenta: “È possibile che il taglio dei tassi Bce non abbia un impatto reale a livello finale per il consumatore, perché l’Euribor sta già scontando questo calo. La cosa interessante sarà vedere come si evolverà per la restante parte dell’anno, cioè se dopo questo calo inizierà a discendere ulteriormente anticipando già il prossimo taglio”.
Quali sono le previsioni di idealista per i tassi di interesse? “È molto difficile fare una previsione sull’evoluzione dei tassi, perché il messaggio della BCE è chiaro: da un lato il livello di occupazione è cresciuto, così come i salari e appare scongiurato il rischio di una recessione, dall’altro però, seppur in diminuzione, il livello di inflazione è persistente; tutto questo, unitamente al fatto che la BCE ha già ribadito di non voler affrettare i tempi, potrebbe significare che il prossimo movimento al ribasso tarderà ad arrivare più del previsto”.
Quali conseguenze generali potrebbe avere il taglio dei tassi? “Il taglio dei tassi potrebbe comportare una rivalutazione del dollaro, se la FED non dovesse procedere anch’essa con una manovra al ribasso, il che supporrebbe importare inflazione per gli acquisti in dollari, ritardando ulteriormente il calo dell’inflazione nell’area Euro e gli attesi ulteriori tagli ai tassi. In breve, rimaniamo piuttosto prudenti circa ulteriori tagli dei tassi quest’anno”.
Gli effetti del taglio dei tassi Bce sul mercato immobiliare
Focalizzandoci sul mercato immobiliare, quali saranno invece gli effetti su finanziamenti, domanda, prezzi? “La verità è che i tassi attuali non costituiscono un vincolo per l’attività del mercato immobiliare, – risponde Femiani. – Le banche sono piuttosto aggressive, soprattutto nelle offerte di tassi fissi chiaramente al di sotto dell’Euribor e del tasso BCE, con particolare riferimento ai cluster di clientela under 36 oppure per il finanziamento di immobili green. Con queste offerte di tasso, i rimborsi dei mutui ornano ad essere più accessibili per la maggior parte degli acquirenti, rispetto allo scenario di un anno fa”.
Quali sono le previsioni sui prezzi per quest’anno? “Il vero problema del mercato immobiliare, – spiega Femiani, – è l’ampio divario tra domanda e offerta, che non si risolverà nel breve periodo, per cui continuiamo a vedere una pressione sui prezzi nelle grandi città e nelle aree di maggiore richiesta. L’inflazione ha portato a una brusca frenata della costruzione di nuove abitazioni, la domanda rimarrà forte e non ci sono incentivi normativi o fiscali per immettere sul mercato un maggior numero di alloggi, sia in vendita che in affitto. Non siamo pertanto ottimisti circa una imminente riduzione dei prezzi medi”.
Mutuo trentennale da 200 mila euro e spread 1,50%
Simulazione tasso fisso e tasso variabilemag-22mag-23giu-23set-23nov-23gen-24mar-24apr-2024giu-20246507007508008509009501.0001.0501.100
Quanto costano i mutui dopo la decisione della Bce
Come cambiano, allora, le rate del mutuo oggi? Alla luce della decisione della Bce di tagliare i tassi di interesse di un quarto di punto, come cambiano oggi le rate del mutuo? Secondo una simulazione di idealista/mutui, un mutuo trentennale a tasso variabile da 200 mila euro con spread 1,50%, si paga oggi poco più di quanto si pagasse un anno fa. Se infatti a giugno 2023 la rata del mutuo era di 1074 euro, a giugno 2024 si raggiungono i 1096 euro. La riduzione rispetto ai massimi, raggiunti a novembre 2023 con 1135 euro è di 39 euro mensili (per un risparmio di 468 euro annuali). “Immaginando una riduzione di 0,25 punti base direttamente sull’Euribor, – ipotizza Femiani, – la riduzione sarebbe di ulteriori 30 euro, a 1066 euro, per un risparmio di 69 euro mensili (828 annuali) rispetto ai massimi di novembre.
Lo stesso tipo di mutuo, a tasso fisso, comporta un risparmio di 96 euro mensili rispetto a novembre, con una riduzione di ben 1152 euro annuali. La migliore rata disponibile al momento sul mercato per i mutui a tasso fisso, sempre secondo i dati idealista, è di 811 euro mensili a giugno 2024.
Nuovo primato per i prezzi degli affitti in Italia che salgono a quota 13,9 euro/m²
I prezzi dei canoni di locazione in Italia sono aumentati del 2,9% a maggio, raggiungendo una media di 13,9 euro/m², il prezzo più alto registrato da idealista dal 2012, anno della prima rilevazione. Secondo l’ultimo report sui canoni di locazione pubblicato dal portale immobiliare leader nello sviluppo tecnologico in Italia, l’incremento su base annua si attesta al 12,7%.
Capoluoghi
Crescita dei canoni di locazione nella maggior parte dei capoluoghi italiani rilevati a maggio: 52 centri hanno registrato un aumento, mentre 32 hanno segnato dei ribassi. Tra le città con i maggiori incrementi troviamo Campobasso (8,1%), Catanzaro (6,5%), Rimini (5,3%) e Caserta (5%). Anche i principali mercati cittadini italiani hanno mostrato un aumento dei canoni come a Torino (3%), Napoli (1,9%), Milano (0,6%), Palermo (0,3%) e Firenze (0,2%). Solo Roma ha registrato un calo marginale, dello 0,1%, mentre i ribassi più significativi del mese sono stati rilevati a Barletta (-9,9%), Trani (-7,7%), Chieti (-5,8%) e Asti (-4,9%).
I canoni di affitto a maggio 2024 per capoluogo
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Capoluogo
Canone medio (euro/mq)
Milano
23,5
Firenze
20,0
Bologna
17,3
Roma
16,5
Como
16,0
Napoli
15,0
Bolzano-Bozen
14,7
Cagliari
13,4
Siena
12,7
Monza
12,7
Padova
12,6
Verona
12,5
Rimini
12,5
Modena
12,2
Pisa
12,0
Parma
12,0
Treviso
11,9
Trento
11,7
Torino
11,5
Bari
11,5
Milano si conferma la città con i canoni di locazione più elevati in Italia, con una media di 23,5 euro/m², seguita da Firenze (20 euro/m²), Bologna (17,3 euro/m²) e Roma (16,5 euro/m²). Anche Como, Napoli e Bolzano registrano valori superiori alla media nazionale di 13,9 euro/m² mensili, rispettivamente con 16 euro/m², 15 euro/m² e 14,7 euro/m². Al contrario, le città più convenienti per gli affittuari italiani sono Caltanissetta (4,6 euro/m²), Reggio Calabria (5,5 euro/m²) e Cosenza (5,6 euro/m²).
Province
A maggio, 80 province italiane hanno registrato un aumento dei canoni di locazione, con Teramo (20,6%), Latina (18,1%) e Lecco (14,1%) in testa a questa crescita. Altri aumenti a due cifre hanno interessato Campobasso (11,6%), Catanzaro (11,4%), Massa Carrara (10,7%) e Arezzo (10%). Le principali province italiane mostrano tutte un trend di crescita: Roma (2,9%), Torino (2,6%), Napoli (1,9%) e Milano (0,9%). Le province di Chieti e Modena non hanno registrato variazioni rispetto ad aprile, mentre 21 province hanno segnalato dei cali, con i ribassi più significativi a Verbano-Cusio-Ossola (-13,8%), Rimini (-6,2%) e Bolzano (-6%).
Canoni di affitto a maggio 2024 per provincia
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Provincia
Canone medio (euro/mq)
Belluno
32,1
Lucca
31,1
Grosseto
24,0
Ravenna
22,9
Milano
22,3
Rimini
21,6
Aosta
21,4
Livorno
18,0
Firenze
17,4
Sassari
17,0
Venezia
16,7
Bologna
16,0
Roma
15,4
Latina
14,9
Savona
14,9
Brescia
14,8
Bolzano-Bozen
14,4
Como
13,7
Imperia
13,6
Sondrio
12,9
Sul fronte dei prezzi, Belluno (32,1 euro/m2) risulta essere la provincia italiana più cara per gli affittuari, seguita da Lucca (31,1 euro/m2) e Grosseto (24 euro/m2). Le richieste medie dei proprietari superano la media nazionale di 13,9 euro in 14 province, i cui prezzi sono compresi tra i 22,9 euro/m2 di Ravenna ed i 14,4 euro/m2 di Bolzano. Nelle altre 87 province monitorate da idealista, i valori di affitto restano inferiori alla media nazionale, compresi tra i 13,7 euro mensili di Como e 4,8 euro di Enna, la provincia con i canoni di locazione più economici in Italia.
Regioni Aumenti si evidenziano in tutte le regioni italiane, ad esclusione di Trentino-Alto Adige (-2,2%) e Friuli-Venezia Giulia (-2,1%). Andamenti positivi per tutte le altre regioni con i maggiori incrementi che si evidenziano in Molise (11%), Calabria (7,5%), Liguria (6,1%) e Abruzzo (5,6%). I restanti rialzi vanno dal 5,1% della Basilicata, via via a scendere sino allo 0,6% registrato in Emilia-Romagna. In aumento anche Lazio (4,4%) e Lombardia (1,6%).
Canoni di affitto a maggio 2024 per regione
Regioni
Canone medio (euro/mq)
Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste
21,4
Lombardia
19,0
Toscana
18,2
Lazio
14,3
Emilia-Romagna
14,2
Trentino-Alto Adige
13,3
Liguria
13,3
Veneto
12,3
Sardegna
11,7
Campania
10,0
Friuli-Venezia Giulia
9,8
Piemonte
9,4
Marche
9,1
Puglia
8,9
Abruzzo
8,3
Calabria
8,2
Sicilia
7,8
Basilicata
7,3
Umbria
7,3
Molise
7,1
La Valle d’Aosta si conferma la regione con i prezzi di locazione più elevati, con una media di 21,4 euro/m². Seguono la Lombardia con 19,9 euro/m² e la Toscana con 18,2 euro/m². Anche il Lazio (14,3 euro/m²) e l’Emilia-Romagna (14,2 euro/m²) registrano prezzi di richiesta superiori alla media nazionale di 13,9 euro/m².
Le regioni con canoni di locazione inferiori alla media nazionale variano dai 13,3 euro/m² del Trentino-Alto Adige e della Liguria ai 7,1 euro/m² del Molise, che si conferma la regione più economica per gli affittuari italiani.
L’indice dei prezzi degli immobili idealista Per la realizzazione dell’indice dei prezzi degli immobili di idealista vengono analizzati i prezzi di offerta basati sui metri quadri costruiti (a corpo) pubblicati dagli inserzionisti della piattaforma. Le inserzioni atipiche e le inserzioni con prezzi fuori mercato vengono eliminate dalle statistiche. Includiamo la tipologia di case unifamiliari (ville) e scartiamo immobili di qualsiasi tipologia che non hanno ottenuto interazioni da parte degli utenti per molto tempo. I dati finali vengono generati utilizzando la mediana di tutte le inserzioni valide in ciascun mercato.
L’Agenzia delle Entrate ha pubblicato sul proprio sito le guide alle agevolazioni della dichiarazione 2024. I cittadini possono trovare comodamente online tutte le informazioni necessarie per poter beneficiare dei diversi sconti fiscali di cui è possibile usufruire: dalle spese sanitarie agli interessi sul mutuo prima casa, passando per i contributi previdenziali, i premi assicurativi e i bonus edilizi.
Come spiegato dall’Agenzia delle Entrate, “la guida ‘Tutte le agevolazioni della dichiarazione 2024’ raccoglie in un unico documento le disposizioni normative e le indicazioni di prassi riguardanti ritenute, oneri detraibili e deducibili, crediti di imposta, erogazioni liberali e detrazioni pluriennali relative a spese per interventi edilizi”.
Tutte le informazioni sono state divise per macrocategorie alle quali corrispondono i vari capitoli della guida (13 in tutto più la premessa) e vengono affrontate sistematicamente anche sotto il profilo degli obblighi di produzione documentale – da parte del contribuente al Centro di assistenza fiscale (CAF) o al professionista abilitato – e di conservazione da parte di CAF e professionisti per la successiva produzione all’Amministrazione finanziaria.
Con l’obiettivo di agevolare la consultazione, ad ogni tema della raccolta “Tutte le agevolazioni della dichiarazione 2024” è dedicata una guida. Dopo la premessa, l’Agenzia delle Entrate offre chiarimenti su:
aspetti generali;
spese sanitarie;
interessi passivi sui mutui;
spese di istruzione;
erogazioni liberali;
premi assicurazione;
contributi previdenziali e assistenziali;
altre detrazioni e deduzioni;
crediti d’imposta;
recupero del patrimonio edilizio;
riqualificazione energetica;
bonus mobili ed elettrodomestici;
superbonus.
Come sottolineato da una nota, “le guide, al passo con le novità normative e i documenti di prassi dell’Agenzia, forniscono chiarimenti anche alla luce delle risposte fornite ai quesiti di cittadini e addetti ai lavori. Previsto anche un focus sui documenti che i contribuenti devono presentare a Caf e professionisti abilitati e sulle regole che questi ultimi devono osservare nella conservazione della documentazione”.
Il decreto legge 29 maggio 2024 n. 69, altrimenti noto come Decreto Salva Casa, è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale. L’entrata in vigore del decreto Salva Casa è fissata a partire dal 30 maggio 2024. La norma come è noto reca “disposizioni urgenti in materia di semplificazione edilizia e urbanistica”, con l’obbiettivo di sanare piccole irregolarità nelle case degli italiani e sbloccare alcune situazioni che rendono difficoltosa la compravendita di abitazioni, in un periodo in cui il fabbisogno abitativo si va facendo sempre più problematico. Ecco quindi cosa prevede ilDecreto Salva Casa 2024 pubblicato in Gazzetta Ufficiale.
L’obiettivo del testo del Decreto salva casa è favorire il recupero edilizio di appartamenti la cui compravendita è bloccata da alcune normative che non ne consentono la vendita, per facilitare il mercato immobiliare e venire incontro al fabbisogno abitativo sempre più crescente.
Il decreto interviene solo nelle casistiche di minore gravità, incidendo sulle cosiddette lievi difformità. Non si tratta quindi di un condono edilizio. In particolare interviene sulle difformità
su quelle formali derivanti da incertezze interpretative della disciplina vigente rispetto alla dimostrazione dello stato legittimo dell’immobile;
sulle difformità edilizie delle unità immobiliari, risultanti da interventi spesso stratificati nel tempo, realizzati dai proprietari dell’epoca in assenza di formale autorizzazione;
sulle parziali difformità che potevano essere sanate all’epoca di realizzazione dell’intervento, ma non sanabili oggi, a causa della disciplina della cd. “doppia conformità”.
Decreto salva casa, cambio destinazione d’uso
Ma cosa prevede il testo del decreto Salva Casa? Tra le disposizioni principali, si semplifica il cambio di destinazione d’uso delle singole unità immobiliari, nel rispetto delle normative di settore e delle condizioni comunali.
In particolare, per gli interventi realizzati entro il 24 maggio 2024, il mancato rispetto dei parametri di altezza, distacchi, cubatura, superficie coperta e simili non costituisce violazione edilizia se resta entro i limiti:
del 2 per cento delle misure previste dal titolo abilitativo per le unità immobiliari con superficie utile superiore ai 500 metri quadrati;
del 3 per cento delle misure previste nel titolo abilitativo per le unità immobiliari con superficie utile compresa tra i 300 e i 500 metri quadrati;
del 4 per cento delle misure previste nel titolo abilitativo per le unità immobiliari con superficie utile compresa tra i 100 e i 300 metri quadrati;
del 5 per cento delle misure previste nel titolo abilitativo per le unità immobiliari con superficie utile inferiore ai 100 metri quadrati.
Per gli interventi realizzati entro il 24 maggio 2024, costituiscono anche tolleranze esecutive , il minore dimensionamento, la mancata realizzazione di elementi non strutturali, le irregolarità esecutive di muri esterni ed interni e l’ ubicazione non conforme delle aperture interne e di altri elementi simili.
Le verande in edilizia libera
Secondo il decreto salva casa sono da considerare in edilizia libera:
le vetrate panoramiche amovibili (VePA) anche per i porticati rientranti all’interno dell’edificio
le opere di protezione dal sole e dagli agenti atmosferici la cui struttura principale sia composta da tende anche a pergola, addossate o annasse agli immobili, purché non determino spazi stabilmente chiusi e non abbiano un impatto visivo e ingombro apparentemente disarmonici
Decreto salva casa e silenzio assenso
Il decreto inoltre semplifica le procedure vigenti: è introdotto il regime di silenzio-assenso, principio particolarmente rilevante e che va nella direzione della massima semplificazione. Significa che se l’Amministrazione non risponde nei tempi previsti l’istanza del cittadino è accettata. Infine si introduce la possibilità di installare tende e strutture di protezione dal sole e da eventi atmosferici, in regime di edilizia libera.
La norma mira anche a decongestionare gli uffici tecnici comunali sepolti da migliaia di pratiche. Il provvedimento prevede sanzioni che sono proporzionali all’aumento di valore dell’immobile e potranno essere utilizzate, tra l’altro, nella misura di 1/3, per progetti di recupero e rigenerazione urbana.
Norma salva Milano assente
Nel testo, come già annunciato lo scorso 17 maggio, non c’è la cosiddetta norma Salva-Milano per alcune ristrutturazioni edilizie del capoluogo lombardo su cui si è acceso l’interesse della Procura. L’idea di Salvini, già condivisa con il sindaco Giuseppe Sala, è di intervenire in fase di conversione del testo.
Il decreto Salva Casa in Pdf
Il testo coordinato del Decreto Salva Casa è disponibile in Gazzetta Ufficiale. Sono poi disponibili in pdf le slide del decreto salva casa come approvato dal Consiglio dei Ministri