Comprare casa per investimento: quanto rende affittare un immobile

Acquistare casa per investire rimane una scelta che paga. Secondo l’Ufficio Studi di Tecnocasa, i rendimenti per un bilocale superano il 5 per cento, costituendo una valida alternativa per chi desidera effettuare un investimento utilizzando il patrimonio immobiliare già posseduto o da acquistare appositamente. Il settore immobiliare è sempre considerato un’opzione valida per l’investimento di capitali; i consistenti flussi turistici continuano a influenzare l’interesse per l’acquisto di immobili destinati alla ricettività, sia nelle città più attrattive sia nelle località turistiche. Tuttavia, questo fenomeno ha mostrato un leggero rallentamento nella prima parte del 2024.

  1. Compravendite immobiliari per investimento
  2. Quanto rende affittare un bilocale
  3. Dove acquistare un immobile da affittare

Compravendite immobiliari per investimento

Secondo le analisi dell’Ufficio Studi del Gruppo Tecnocasa, nella seconda metà del 2023, il 19,5% delle compravendite immobiliari è stato effettuato a scopo di investimento, registrando un leggero aumento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, quando la percentuale si aggirava intorno al 18,2%. L’analisi in questione si concentra sulle locazioni a lungo termine, escludendo quelle stagionali. La possibilità di ottenere canoni di locazione stabili spinge i proprietari a essere prudenti, specialmente in un periodo di incertezza e di aumento dei costi energetici.

Quanto rende affittare un bilocale

Chi investe nel settore immobiliare punta anche alla rivalutazione del bene, e negli ultimi anni si è osservato un recupero dei prezzi. I rendimenti annui da locazione rimangono comunque attraenti: per un bilocale di 65 mq nelle principali città italiane, si attestano intorno al 5,4%. Le città con i rendimenti più elevati sono Genova e Palermo, entrambe al 6,7%, seguite da Verona con il 6,3%.

Quanto rende affittare un bilocale nelle città italiane

Dati secondo semestre 2023

CittàRendimento annuo lordo da locazione
Genova 6,70%
Palermo6,70%
Verona 6,30%
Bari 5,50%
Torino 5,20%
Napoli 5,10%
Roma 5,00%
Bologna 4,90%
Milano 4,50%
Firenze 4,30%

Dove acquistare un immobile da affittare

Gli investitori tendono a preferire le aree in cui sono presenti università e servizi, il cui peso è aumentato notevolmente dopo il lockdown, poiché garantiscono una domanda costante di locazione. Le zone sottoposte a interventi di riqualificazione sono scelte per le loro potenzialità di rivalutazione.

In generale, chi investe nell’immobiliare non considera solo i rendimenti da locazione, ma anche, e soprattutto, la crescita del valore del capitale. Dal 1998 al 2023, limitando l’analisi alle grandi città italiane, si osserva una rivalutazione dei prezzi del +46,8%. La città che ha registrato la rivalutazione maggiore è stata Milano, con un incremento del +132,3%, seguita da Napoli con +75,4% e Firenze con +72,2%.

Fonte: Idealista.it

Tolleranza ritardo di pagamento per il canone di locazione: cosa sapere?

A volte può capitare che l’inquilino non paghi l’affitto entro i termini stabiliti, ma quali sono i limiti di tolleranza?

Il pagamento puntuale dell’affitto è un obbligo fondamentale per chiunque abbia un contratto di affitto, ma può capitare, per vari motivi, di dover ritardare il versamento del canone. Cosa accade in questi casi? Qual è la tolleranza per il ritardo del pagamento del canone di locazione senza incorrere in sanzioni gravi? È importante essere consapevoli delle scadenze e rispettare gli obblighi contrattuali per evitare problemi come l’applicazione di interessi di mora, penali, o addirittura lo sfratto per morosità.

  1. Quanto si può ritardare il pagamento dell’affitto?
  2. Cosa succede se si paga l’affitto in ritardo?
  3. Quanto tempo ho per pagare l’affitto dopo la scadenza?
  4. Cosa succede se salto un mese di affitto?
  5. Pagamento affitto in ritardo: interessi e penali
  6. Tolleranza del ritardo nel pagamento del canone di locazione commerciale

Quanto si può ritardare il pagamento dell’affitto?

Il ritardo nel pagamento dell’affitto è una situazione che va gestita con attenzione. Generalmente, il contratto di locazione specifica una data precisa entro la quale l’affitto deve essere pagato, solitamente il primo giorno del mese. Tuttavia, è importante sapere che esiste una certa tolleranza nel ritardo del pagamento, soprattutto se questo avviene entro pochi giorni dalla scadenza stabilita.

L’articolo 5 della legge n. 392/1978, nota come “Legge sull’equo canone”, stabilisce una tolleranza per il ritardo nel pagamento del canone di locazione. Questa norma prevede che il ritardo nel pagamento dell’affitto non può costituire motivo di risoluzione del contratto se avviene entro un termine di venti giorni dalla scadenza. Tuttavia, è sempre consigliabile verificare il proprio contratto di locazione, poiché potrebbe contenere clausole più restrittive.

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Cosa succede se si paga l’affitto in ritardo?

Pagare l’affitto in ritardo può comportare diverse conseguenze, a seconda della durata e della frequenza del ritardo. Nei casi più lievi, come un ritardo di pochi giorni, il proprietario potrebbe tollerare il ritardo senza prendere provvedimenti immediati. Tuttavia, in alcuni contratti è prevista l’applicazione di interessi di mora per ogni giorno di ritardo nel pagamento. Questi interessi sono generalmente stabiliti nel contratto di locazione e servono a compensare il proprietario per il mancato incasso del canone nei tempi previsti.

In caso di ritardi più significativi o ripetuti nel tempo, il proprietario potrebbe decidere di inviare un avviso bonario per sollecitare il pagamento. Questo avviso rappresenta una sorta di “richiamo” che, se ignorato, può portare a conseguenze più gravi, come la richiesta di sfratto per morosità.

Quanto tempo ho per pagare l’affitto dopo la scadenza?

La legge concede un margine di tolleranza di venti giorni dopo la scadenza per il pagamento dell’affitto, durante i quali il pagamento in ritardo non può costituire motivo di risoluzione del contratto. È importante sottolineare che questa tolleranza non esclude la possibilità che il proprietario applichi interessi di mora, né preclude la possibilità di un richiamo formale in caso di ritardi ricorrenti.

Pagamento dell’affitto entro il 5 del mese

Alcuni contratti di locazione prevedono espressamente che il canone di affitto possa essere pagato entro il giorno 5 del mese, senza che ciò sia considerato un ritardo. Questa clausola, se presente, concede all’inquilino un margine di tempo ulteriore per effettuare il pagamento, senza incorrere in sanzioni o interessi di mora.

Cosa succede se salto un mese di affitto?

Saltare un intero mese di affitto è una situazione più grave rispetto a un semplice ritardo. Se l’inquilino non paga il canone di locazione entro i venti giorni di tolleranza previsti dalla legge, il proprietario ha il diritto di avviare una procedura di sfratto per morosità. Questa procedura inizia con l’invio di una diffida formale all’inquilino, con la quale si intima il pagamento del canone arretrato entro un termine specifico, solitamente quindici giorni.

Se l’inquilino non provvede al pagamento dell’affitto entro il termine stabilito, il proprietario può rivolgersi al tribunale per richiedere lo sfratto. Il giudice, valutando la situazione, può emettere un’ordinanza di sfratto, che dà il via alla procedura di liberazione dell’immobile.

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Pagamento affitto in ritardo: interessi e penali

Come menzionato, i contratti di locazione possono prevedere l’applicazione di interessi di mora sull’affitto pagato in ritardo. Gli interessi di mora sono calcolati come una percentuale sul canone dovuto e variano a seconda di quanto stabilito nel contratto. In alcuni casi, oltre agli interessi, il contratto può prevedere anche una penale fissa per ogni giorno di ritardo.

Ad esempio, potrebbe essere stabilito che per ogni giorno di ritardo sia applicata una penale pari a una percentuale del canone mensile, oltre agli interessi di mora. Questo tipo di clausole serve a incentivare il pagamento puntuale del canone da parte dell’inquilino e a proteggere gli interessi del proprietario.

Tolleranza del ritardo nel pagamento del canone di locazione commerciale

Anche per i contratti di locazione commerciale, il ritardo nel pagamento del canone di affitto può avere conseguenze simili a quelle dei contratti di locazione abitativa. Tuttavia, le condizioni possono variare in base agli accordi contrattuali specifici tra le parti.

In generale, anche nei contratti commerciali si applica la tolleranza di venti giorni stabilita dall’articolo 5 della legge n. 392/1978. Tuttavia, la tolleranza e le conseguenze del ritardo possono essere più stringenti in base a quanto stabilito nel contratto.

Fonte: Idealista.it

Affitti in Italia: lieve calo ad agosto, ma crescita annua dell’8,8%

Ad agosto, il costo medio degli affitti in Italia ha registrato una lieve diminuzione dello 0,1%, mantenendo il prezzo medio stabile a 14,2 euro al metro quadro rispetto a luglio. Su base annua, i prezzi sono aumentati dell’8,8%, secondo il report mensile dell’Ufficio Studi di idealista, portale immobiliare leader nello sviluppo tecnologico in Italia.

Capoluoghi
Tra i capoluoghi, ad agosto, 52 città hanno registrato un aumento dei prezzi, mentre 30 hanno evidenziato un calo. I prezzi sono rimasti invariati a Biella, L’Aquila, Prato e Treviso. Alcuni centri non sono stati inclusi nelle rilevazioni statistiche a causa di una base dati non sufficientemente stabile e rappresentativa nel periodo considerato.

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CapoluogoCanone medio (euro/mq)
Alessandria6,5
Ancona9,0
Ascoli Piceno8,1
L’Aquila7,4
Arezzo8,1
Asti6,7
Bari11,6
Bergamo11,8
Biella6,7
Benevento6,9
Bologna17,2
Brescia11,4
Barletta8,3
Bolzano-Bozen14,0
Cagliari13,5
Campobasso6,7
Caserta8,3
Chieti6,5
Caltanissetta4,9
Como15,6

Gli aumenti più pronunciati si sono registrati a Savona, dove le aspettative dei proprietari sono aumentate del 10%, seguita dagli aumenti di Grosseto (9,1%), Massa (6,9%), Pesaro (6,3%) e Brescia (5,9%). Al contrario, i cali più significativi sono stati quelli di Cesena (-7%), Potenza (-5,4%) e Urbino (-5%).

Il trend dei prezzi nei grandi mercati è stato piuttosto contrastato: Firenze (3,5%) e Roma (1,4%) registrano aumenti rispetto a luglio, mentre Milano (-0,8%), Torino e Napoli (entrambe -1%) mostrano una diminuzione.

Milano rimane la città più cara per gli affitti con 22,8 euro/m², seguita da Firenze (20,6 euro/m²) e Venezia (20 euro/m²). Le città più economiche sono Caltanissetta (4,9 euro/m²), Reggio Calabria (5,5 euro/m²) e Vibo Valentia (5,6 euro/m²).

Province
Anche tendenza provinciale dei canoni di locazione vede una prevalenza di aree con prezzi in aumento – sono 60 su 106 province monitorate – trascinate dai rimbalzi a doppia cifra di Verbano-Cusio-Ossola (13,5%), e Rimini (10,9%). All’estremo opposto, Arezzo (-11,5%) è la zona che ha subito il maggior calo di prezzo ad agosto, seguita da Sardegna e Abruzzo (entrambe -9%).

Canoni medi di affitto ad agosto 2024 per provincia

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ProvinciaCanone medio (euro/mq)
Agrigento6,4
Alessandria6,0
Ancona8,8
Aosta22,2
Ascoli Piceno10,4
L’Aquila8,6
Arezzo8,5
Asti6,2
Avellino5,7
Bari10,3
Bergamo10,8
Biella6,1
Belluno32,8
Benevento6,3
Bologna16,1
Brindisi10,4
Brescia14,4
Barletta-Andria-Trani9,3
Bolzano-Bozen15,3
Cagliari13,4

Ad agosto, i prezzi degli affitti nelle principali province italiane hanno mostrato un andamento altalenante: sono aumentati a Roma (1,1%) e Torino (0,4%), mentre sono diminuiti a Milano e Napoli (-0,5% per entrambe le province).

I canoni di affitto più elevati si riscontrano a Lucca (33,4 euro/m²), Belluno (32,8 euro/m²), Rimini (27,7 euro/m²) e Grosseto (23,2 euro/m²). Mentre, le province più economiche per l’affitto sono Caltanissetta (5,5 euro/m²), Avellino (5,7 euro/m²) e Alessandria (6 euro/m²).

Regioni
In Italia, i canoni d’affitto sono aumentati in 13 delle 20 regioni. Gli incrementi più consistenti sono stati registrati in Calabria e Friuli-Venezia Giulia, entrambe con un più 2,9%, seguite dall’Umbria con il 2,7%.

Canoni medi di affitto ad agosto 2024 per regione

RegioneCanone medio (euro/mq)
Piemonte9,8
Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste22,2
Liguria13,7
Lombardia18,9
Abruzzo8,7
Molise7,0
Campania10,3
Puglia9,3
Basilicata7,8
Calabria8,6
Sicilia8,1
Sardegna12,1
Trentino-Alto Adige13,5
Veneto12,4
Friuli-Venezia Giulia10,0
Emilia-Romagna14,6
Toscana18,6
Umbria7,5
Marche9,4
Lazio14,8

I cali più significativi si sono, invece,  verificati in Molise (-4,2%) e Valle d’Aosta (-3,4%), mentre Marche (-1,9%), Basilicata (-1,2%), Emilia-Romagna, Lombardia e Abruzzo hanno avuto ribassi inferiori all’1%.

Valle d’Aosta (22,2 euro/m²), Lombardia (18,9 euro/m²) e Toscana (18,6 euro/m²) sono le regioni più costose per gli affitti, mentre Molise (7 euro/m²), Umbria (7,5 euro/m²) e Basilicata (7,8 euro/m²) sono le più economiche.

L’indice dei prezzi degli immobili idealista

Per la realizzazione dell’indice dei prezzi degli immobili di idealista vengono analizzati i prezzi di offerta basati sui metri quadri costruiti (a corpo) pubblicati dagli inserzionisti della piattaforma. Le inserzioni atipiche e le inserzioni con prezzi fuori mercato vengono eliminate dalle statistiche. Includiamo la tipologia di case unifamiliari (ville) e scartiamo immobili di qualsiasi tipologia che non hanno ottenuto interazioni da parte degli utenti per molto tempo. I dati finali vengono generati utilizzando la mediana di tutte le inserzioni valide in ciascun mercato.

Fonte: Idealista.it

Caro mutui: gli strumenti a disposizione per alleggerire le rate

Nonostante il taglio dei tassi di interesse sui mutui, le rate dei finaziamenti per l’acquisto di una casa sono ancora alte, complice un lungo periodo di tassi e inflazione alle stelle. Ad appesantire la rata del mutuo spesso ci sono anche le politiche commerciali delle banche, con un accesso al credito più difficile e spread bancari più pesanti. Da Unioncasa, ecco alcuni consigli per sopravvivere al caro mutui abbassando la rata e tutelandosi da possibili irregolarità.

  1. Come abbassare la rata del mutuo
  2. Abbassare la rata del mutuo: strumenti a tutela del cliente

Come abbassare la rata del mutuo

Tra le soluzioni a disposizione di tutti, al netto del vaglio dei requisiti da parte delle banche, ci sono quelle canoniche della rinegoziazione o surroga del mutuo, che consentono di rivedere le condizioni del finanziamento, compresa l’entità della rata. In particolare:

Rinegoziazione del mutuo

Rinegoziare il mutuo con la propria banca, chiedendo di abbassarne la rata allungandone la durata può essere una soluzione per rendere la rata sostenibile già nel breve periodo; di contro, l’allungamento produce ulteriori interessi ed aumento del mutuo stesso.

Surroga del mutuo

Surrogare il mutuo significa stipulare un nuovo mutuo ad interessi più vantaggiosi con una diversa banca; ma, va fatta anche qui una dovuta precisazione, ossia, questa soluzione è in realtà l’accensione di un nuovo mutuo a tutti gli effetti; pertanto, la nuova banca dovrà valutare nuovamente l’immobile a cui si riferisce il mutuo. Questo vuol dire che qualora si fossero verificate delle svalutazioni dell’immobile stesso, si potrebbe incappare in “brutte sorprese”; per esempio, la banca potrebbe anche rifiutare di accettare la surroga se il valore dell’immobile è sceso. Inoltre, a differenza della rinegoziazione con la propria banca, tutelata dalla legge di bilancio e priva di spese, la surroga è un’opzione che dà origine a dei costi da sostenere, che vanno tenuti in considerazione.

Abbassare la rata del mutuo: strumenti a tutela del cliente

Ci sono però altri mezzi di tutela in favore delle famiglie, anche se la banca ha notificato al cliente l’atto giudiziario per il recupero del credito. Ogni rapporto bancario, che sia un mutuo, un finanziamento, un conto corrente, leasing o derivato, ha infatti tutta una serie di anomalie che possono consentire di ricalcolare il saldo del rapporto e di scoprire di avere nei confronti della banca un minor debito o magari un credito nei confronti della stessa. Tali analisi si attuano attraverso la redazione di una perizia econometrica per il calcolo dell’anatocismo, usura e altre voci indebite.

Cosa è e a cosa serve una perizia econometrica?

La perizia econometrica è una analisi che serve per rilevare l’entità reale del debito del cliente con la banca, per scoprire se le richieste da parte dell’istituto bancario siano legittime o meno. In particolare la perizia econometrica aiuta:

  • a conoscere il reale saldo del rapporto oggetto di esame al netto degli indebiti applicati;
  • a capire e quantificare le eventuali irregolarità applicate dalla banca sul vostro rapporto bancario;
  • a individuare eventuale usura, anatocismo;
  • a effettuare una trattativa saldo e stralcio con la banca;
  • a effettuare un piano di rientro con la banca;
  • a opporsi alle richieste stragiudiziali e giudiziali della banca;
  • a evitare che la casa vada all’asta.

Cosa valuta la perizia econometrica

Con la perizia econometrica si può valutare:

  1. eventuale usurarietà degli interessi pattuiti nel mutuo ex L. 108/96, usura oggettiva e soggettiva. L’usura sussiste quando viene applicato un tasso di interesse molto alto; cioè, supera il tasso effettivo globale medio rispetto a quello che viene fissato ogni tre mesi dal MISE (Ministero dello Sviluppo Economico). Se rinvenuta è consigliabile depositare atto di denuncia – querela per usura.
  2. indeterminatezza del tasso applicato al mutuo; in tal caso, l’interesse andrà ricalcolato ai sensi dell’art. 117 TUB (Testo Unico Bancario) con tassi che possono essere nettamente inferiori e, quindi, più convenienti per il consumatore. Con indeterminatezza si intende un tasso dal valore ambiguo, non realmente conosciuto al momento della firma del contratto che possono gonfiare i costi del contratto, configurando una reale truffa.
  3. Mutuo alla francese e anatocismo: è un metodo largamente utilizzato per diversi tipi di finanziamenti privati, mutui immobiliari e quant’altro, che consiste nel calcolare gli interessi anche sugli interessi del finanziamento. Le sentenze degli ultimi anni hanno fatto seguito a un processo di revisione che oggi ne limita la possibilità di attuazione, che tuttavia appare remota nel mutuo alla francese proprio per le sue caratteristiche.
  4. Clausole vessatorie. I “Tassi Soglia” (Floor) sanciscono l’utilizzo di un derivato implicito; cioè, nei contratti di mutuo a tasso variabile, nel caso i tassi di interesse si abbassino, arrivati ad una certa soglia non scendono ulteriormente. Per cui, si tratta di una clausola che tutela solamente la banca. Generalmente nei contratti di mutuo il tasso Floor è posto pari allo spread tra un Buono del Tesoro Italiano a 10 anni e un Bund tedesco. La clausola Floor rappresenta dunque una forma di protezione della remunerazione bancaria, che è messa al riparo da riduzioni troppo marcate dell’Euribor, garantendo all’istituto un tasso minimo pari allo spread. Su questo punto è intervenuta una importantissima sentenza della Corte di Appello di Milano la n.2836 del 6/9/2023 che ha riconosciuto la vessatori età della clausola Floor condannando la banca in questione alla restituzione degli interessi pagati in più dal consumatore.
  5. Criticità e vizi di forma sulle fideiussioni bancarie; cioè, garanzie poste in essere collegate ai mutui. Tali vizi comportano in tanti casi l’annullamento della fideiussione e di conseguenza dell’atto giudiziario collegato; invero, spesso e volentieri le fideiussioni bancarie sono affette da vizi di forma e/o da prescrizioni che sono opponibili alla banca, nel momento in cui la medesima voglia procedere al recupero del credito.

Casa, come funziona il bonus acquisto prima abitazione per gli under 36

Per i giovani che hanno un valore dell’Isee non sopra i 40mila euro annui

Il bonus acquisto prima casa under 36 è un’agevolazione a favore delle persone che non hanno ancora compiuto 36 anni di età nell’anno in cui l’atto è rogitato e che hanno un valore dell’Isee non superiore a 40mila euro annui. Consiste nell’esenzione dalle imposte di registro, ipotecaria e catastale per gli atti di acquisto di “prime case” di abitazione (escluse quelle di categoria catastale A/1, A/8 e A/9) e per gli atti traslativi o costitutivi della nuda proprietà, dell’usufrutto, dell’uso e dell’abitazione relativi alle stesse. Il funzionamento del bonus, passo per passo, è illustrato sul sito dell’Agenzia delle Entrate.

  1. Come funziona il Bonus prima casa under 36
  2. Bonus prima casa under 36, cosa fare per il 2024
  3. Termini per il Bonus acquisto prima casa under 36

Come funziona il Bonus prima casa under 36

Queste agevolazioni si applicano agli atti stipulati tra il 26 maggio 2021 e il 31 dicembre 2023. Ma i benefici si applicano anche ai contratti definitivi stipulati entro il 31 dicembre 2024, qualora il contratto preliminare sia stato sottoscritto e registrato entro il 31 dicembre 2023.

Se l’operazione è soggetta a Iva, spetta un credito d’imposta di ammontare pari al tributo corrisposto in relazione all’acquisto. Tale credito può essere portato in diminuzione dalle imposte di registro, ipotecaria, catastale, sulle successioni e donazioni dovute su atti e denunce presentati dopo la data di acquisizione del bonus oppure può essere utilizzato in diminuzione delle imposte sui redditi delle persone fisiche dovute in base alla dichiarazione da presentare successivamente alla data dell’acquisto o, ancora, può essere utilizzato in compensazione.

Inoltre, i finanziamenti erogati per l’acquisto, la costruzione e la ristrutturazione di questi immobili sono esenti dall’imposta sostitutiva delle imposte di registro, di bollo, ipotecarie e catastali e delle tasse sulle concessioni governative. La sussistenza dei requisiti necessari deve risultare da apposita dichiarazione resa nell’atto di finanziamento o a esso allegata.

Bonus prima casa under 36, cosa fare per il 2024

Chi ha stipulato l’atto definitivo tra il primo gennaio 2024 e il 29 febbraio 2024 – si legge sul sito dell’Agenzia delle Entrate – e ha pagato le relative imposte senza fruire dell’agevolazione, pur possedendone i requisiti di accesso, ha diritto a un credito d’imposta di ammontare pari alle imposte corrisposte in eccesso rispetto a quelle dovute applicando i benefici under 36, compresa l’imposta sostitutiva sul mutuo. Per fruirne, è necessaria una dichiarazione, da rendere al notaio con atto integrativo, in cui si manifesta la volontà di avvalersi dei benefici “prima casa under 36” e si dichiara di essere in possesso dei relativi requisiti di legge.

Termini per il Bonus acquisto prima casa under 36

L’atto integrativo, che è esente dall’imposta di registro, può anche essere stipulato dopo il 31 dicembre 2024, ma comunque entro il termine di utilizzo del credito. Questo è fruibile esclusivamente nel 2025, con le stesse modalità previste per il credito Iva in caso di operazione soggetta a quel tributo; in caso di mancato utilizzo nel termine del 31 dicembre 2025, non è ammesso il rimborso delle somme versate in eccesso.

Fonte: Idealista.it

Bonus mobili, alcuni chiarimenti sulla Cila e sull’acquisto dei mobili

Ecco cosa ha spiegato il Fisco

Il bonus mobili ed elettrodomestici è una detrazione Irpef per l’acquisto di beni destinati ad arredare un immobile oggetto di ristrutturazione, che per il 2024 deve essere calcolata su un importo massimo di 5.000 euro. Ma cosa accade se si fa la Cila e si acquistano i mobili nello stesso anno? Si può usufruire dell’agevolazione? Vediamo quanto ha spiegato in merito il Fisco.

Fisco Oggi, la rivista telematica dell’Agenzia delle Entrate, è stato domandato: “L’anno scorso ho acquistato un immobile e qualche mese dopo ho presentato una Cila per ristrutturazione. Dopo aver completato i lavori ho acquistato dei mobili e degli elettrodomestici di ultima generazione. Volevo chiedervi se posso portare in detrazione il 50% del massimale di 8.000 euro nella dichiarazione 2024, anche se ho fatto la Cila e l’acquisto dei mobili nello stesso anno”.

Nel fornire la sua spiegazione, il Fisco ha sottolineato che “l’aver acquistato i beni (mobili ed elettrodomestici) nello stesso anno in cui è stata presentata la Cila non impedisce al contribuente di poter richiedere l’agevolazione fiscale”. Il Fisco ha però precisato che per usufruire del bonus mobili ed elettrodomestici è comunque necessario aver rispettato tutte le disposizioni contenute nell’articolo 16, comma 2, del decreto legge n. 63/2016 e le indicazioni fornite dall’Agenzia delle Entrate sull’agevolazione.

Ma quali sono le principali condizioni che bisogna rispettare? Innanzitutto, la data dell’inizio dei lavori deve essere precedente a quella in cui si acquistano i beni; è poi necessario realizzare uno tra gli interventi edilizi che danno diritto al bonus; i beni devono essere acquistati con bonifico, carta di debito o credito (non è consentito, invece, pagare con assegni bancari o contanti); i beni acquistati devono essere nuovi e, nel caso degli elettrodomestici, appartenere a una determinata classe energetica (classe A per i forni, E per le lavatrici, le lavasciugatrici e le lavastoviglie, classe F per i frigoriferi e i congelatori).

Fonte: Idealista.it

730 precompilato 2024 e detrazioni ristrutturazioni: tutto quello che c’è da sapere

Chi decide di avviare dei lavori di ristrutturazione per la propria casa o il proprio ufficio ha la possibilità di ottenere un rimborso del 50% sulle spese effettuate. Per beneficiare di queste agevolazioni è necessario compilare correttamente il modello 730 precompilato 2024 per detrazioni ristrutturazioni e inserire al suo interno i dati e le informazioni richieste, prima di inoltrare il documento all’Agenzia delle Entrate. Scopriamo tutto quello che c’è da sapere al riguardo.

  1. 730 precompilato 2024 e detrazioni ristrutturazioni
  2. A chi spetta la detrazione per ristrutturazione? E quali interventi sono ammessi?
  3. Quale documentazione è bene conservare per usufruire della detrazione per ristrutturazione?
  4. 730 precompilato 2024 e detrazioni per ristrutturazioni: scadenze e modalità di compilazione e consegna del modulo
    1. FAQ

730 precompilato 2024 e detrazioni ristrutturazioni

Attualmente, tramite 730 precompilato, è possibile usufruire di una serie di detrazioni fiscali, ossia “sconti” delle imposte sul reddito delle persone fisiche (IRPEF). Tra le spese sostenute, che possono in parte essere rimborsate, rientrano anche le spese per ristrutturazione le quali, al pari delle altre, necessitano di essere documentate e soprattutto pagate con mezzi tracciabili (es. carta di credito, bonifico, bancomat o pagamento digitale).

Dal 1° gennaio al 31 dicembre 2024, con il 730 precompilato 2024, le detrazioni ristrutturazioni sono pari al 50% dell’importo sostenuto (fino ad un massimo di 96 mila euro con Iva inclusa). Questo significa che l’ammontare massimo dell’agevolazione è di 48 mila euro in 10 rate annuali. Per poter avere accesso alla detrazione per ristrutturazione, è importante rispettare i termini previsti per la presentazione delle domande.

A chi spetta la detrazione per ristrutturazione? E quali interventi sono ammessi?

L’agevolazione fiscale sulle ristrutturazioni è riconosciuta a tutti i contribuenti, anche a coloro che non risiedono in Italia o che non sono proprietari dell’immobile oggetto dei lavori. Per questo motivo, nel 730 precompilato 2024, le detrazioni per ristrutturazioni possono essere inserite da:

  • titolari di edifici;
  • locatari e comodatari;
  • soci di cooperative a società divisa o indivisa;
  • imprenditori individuali per edifici non classificabili come merce o beni strumentali;
  • e infine coloro che producono reddito in forma associata.

Per quanto riguarda, invece, gli interventi ammessi per godere dell’agevolazione, tra questi sono inclusi:

  • lavori di manutenzione ordinaria, straordinaria e di ristrutturazione che coinvolgono le parti comuni degli edifici residenziali e dei condomini;
  • lavori di manutenzione straordinaria, restauro, ristrutturazione edilizia su singole unità immobiliari residenziali, appartenenti a qualsiasi categoria catastale, inclusi immobili rurali e pertinenze;
  • restauro, volto a garantire la conservazione dell’immobile, nel rispetto degli elementi tipologici, formali e strutturali e con destinazioni d’uso compatibili;
  • e infine lavori in proprio, per i quali la detrazione prevede solo per il recupero delle spese sostenute per l’acquisto dei materiali.

È bene sapere che tutti gli interventi, finalizzati al risparmio energetico, vanno comunicati entro 90 giorni dalla fine dei lavori, con una scheda apposita all’ENEA.

730 precompilato 2023 detrazioni ristrutturazioni

canva.com

Quale documentazione è bene conservare per usufruire della detrazione per ristrutturazione?

Per poter usufruire della detrazione per ristrutturazione è necessario conservare tutta una serie di carte che permettano di documentare e tracciare le spese effettuate per i lavori. Nella documentazione devono quindi essere inclusi:

  • concessioni, autorizzazioni o comunicazioni per l’avvio dei lavori, oppure una dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà;
  • domanda di accatastamento per gli edifici che non sono ancora stati censiti;
  • ricevute di pagamento dell’IMU, qualora questa sia dovuta per l’immobile oggetto dei lavori;
  • delibera assembleare che approva l’avvio e l’esecuzione degli interventi;
  • dichiarazione di consenso da parte del detentore dell’immobile all’esecuzione dei lavori, nei casi in cui gli interventi vengano condotti da una persona diversa dal proprietario;
  • infine, comunicazione preventiva, nella quale deve essere riportata la data di inizio dei lavori da inviare all’ASL (Azienda Sanitaria Locale), solo su richiesta.

730 precompilato 2024 e detrazioni per ristrutturazioni: scadenze e modalità di compilazione e consegna del modulo

Come precedentemente visto, per pensionati e lavoratori dipendenti in possesso di determinati requisiti, la dichiarazione dei redditi viene effettuata tramite compilazione e presentazione del modello 730 precompilato, il quale può essere controllato direttamente dal sito dell’Agenzia delle Entrate, accedendo con SPID, CIE e CNS. A partire dal 30 aprile 2024, nell’area autenticata del sito internet dell’Agenzia delle entrate è disponibile la dichiarazione precompilata 2024 (730 e Redditi) e il relativo foglio riepilogativo. Potrà essere inviata, se si sceglie il modello 730, fino al 30 settembre.

Nel caso di errori durante la compilazione, dopo 15 giorni è possibile modificare il documento e inviarlo nuovamente corretto. Per la consegna del modulo, oltre all’ente AdE, è possibile rivolgersi ad un centro di assistenza fiscale o ad un professionista, ad esempio, un commercialista. È importante sottolineare che, per chi volesse usufruire delle detrazioni per ristrutturazione edilizie, le spese effettuate vanno inserite nel modello 730 precompilato, nella Sezione III A (Spese per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio), compilando i righi da E41 a E43 e da E51 a E53 con i dati catastali dell’immobile ed altre informazioni richieste.

730 precompilato 2023 detrazioni ristrutturazioni

canva.com

FAQ

Dove inserire detrazioni ristrutturazione nel 730 precompilato?

Per ottenere le detrazioni per ristrutturazione è importante inserire i dettagli delle spese nella sezione III A e III B del quadro E, utilizzando i righi dall’E41 all’E43, dove ogni colonna ha uno scopo specifico. Nella sezione III B del quadro E, vanno inseriti dati catastali dell’immobile, mentre nella colonna 10 della sezione III A, gli immobili vanno collegati ai dati corrispondenti.

Dove inserire le spese di ristrutturazione 50% nel 730?

Nel 730 le spese di ristrutturazione 50% vanno inserite nella sezione III A (righi da E41 a E43), nella quale sono comprese le spese destinate al recupero del patrimonio edilizio, noto come Bonus Ristrutturazioni, le spese per misure antisismiche, ma anche le spese per le quali è possibile fruire di Super Bonus, Bonus Facciate e Bonus Verde.

Cosa si può detrarre nel 730/2024?

Nel modello 730/2024 sono detraibili numerose spese, quali ad esempio: spese mediche/sanitarie, spese veterinarie, spese sportive, spese scolastiche ed universitarie, spese per i figli a carico, spese per l’affitto o per lavori di ristrutturazione e tanto altro.

Come mettere in detrazione le spese di ristrutturazione?

Per mettere in detrazione le spese di ristrutturazione è necessario che nella dichiarazione dei redditi vengano indicati i dati catastali relativi all’immobile e, se i lavori sono condotti dal detentore, anche i dati dell’atto di registrazione necessari per il controllo della detrazione.

Fonte: Idealista.it

Nuova social card “Dedicata a te”: ricariche in arrivo dal 9 settembre

Prima dell’estate il governo Meloni aveva annunciato la nuova social card “Dedicata a te”, con una formula rinnovata e che varrà 500 euro (40 euro in più rispetto al precedente importo previsto di 460 euro). Si tratta di una misura di sostegno economico rivolta alle famiglie con un reddito basso e figli a carico. Scopriamo nel dettaglio a chi spetta e quali sono le ultime novità per i beneficiari, che riceveranno le ricariche a partire dal 9 settembre 2024.

  1. Social card “Dedicata a te”, le novità
  2. A chi spetta
  3. Come richiederla
  4. Come usarla

Social card “Dedicata a te”, le novità

Per la nuova social card, utilizzabile per l’acquisto di beni alimentari e non solo, il governo ha stanziato 676 milioni, 500 euro a tessera, con un aumento di 40 euro rispetto alla passata edizione. Saranno, inoltre, 30mila i beneficiari in più, toccando una platea complessiva di 1.330.000, come ha sottolineato il ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida alla presentazione a Palazzo Chigi.

Il 4 giugno è stato firmato il decreto ministeriale che avvia la misura, ha detto Lollobrigida: “Tutti i beneficiari avranno la disponibilità della carta entro settembre”. Sono anche state aggiunte nuove categorie di acquisto come prodotti Dop e Igp, ortaggi surgelati prodotti da forno tonno e carne in scatola.

Per quanto riguarda l’individuazione dei beneficiari della carta dedicata a te 2024, la gestione spetta all’Inps, che è chiamato a verificare requisiti e scala di priorità, per poi inviare ai Comuni la lista delle famiglie potenziali beneficiarie entro la scadenza del 24 luglio. Gli enti territoriali, poi, sono chiamati a confermare le graduatorie e a procedere con le assegnazioni delle prepagate da 500 euro per l’acquisto di beni alimentari, benzina e trasporti.

Il ministero dell’Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste Francesco Lollobrigida ha spiegato che a beneficiarne sono 1.330.000 nuclei familiari, con reddito Isee inferiore a 15.000 euro. La carta può esser ritirata agli uffici postali dopo aver ricevuto la comunicazione dal Comune di residenza. Sono esclusi i cittadini che usufruiscono di altri contributi pubblici. 

A chi spetta

I criteri di individuazione dei beneficiari della social card “Dedicata a te” rimangono invariati, potranno beneficiarne i nuclei familiari residenti in Italia, di almeno 3 persone e con Isee inferiore a 15.000 euro, privi di altri contributi di inclusione sociale o sostegno alla povertà. Saranno i Comuni a dare comunicazione alle famiglie individuate, in base alla verifica degli elenchi dell’Inps, informando sulle modalità di ritiro delle carte presso gli uffici postali.

La Carta dedicata a te, quindi, non spetta ai nuclei che includono percettori di assegno d’inclusione, reddito di cittadinanza, carta acquisti, e qualsiasi altra misura di inclusione sociale o sostegno alla povertà che prevede l’erogazione di un sussidio economico (di livello nazionale, regionale o comunale). Il sostegno non spetta neanche ai nuclei nei quali almeno un componente fruisce dell’indennità di disoccupazione, di mobilità, della cassa integrazione.

beneficiari della misura in oggetto non devono presentare domanda perché, ai sensi dell’articolo 2 del D.I. 4 giugno 2024, e devono risultare in possesso dei seguentirequisiti alla data della pubblicazione del medesimo decreto interministeriale (24 giugno 2024):

  • iscrizione di tutti i componenti del nucleo familiare nell’Anagrafe della Popolazione Residente (Anagrafe comunale);
  • titolarità di una certificazione ISEE ordinario, di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 5 dicembre 2013, n. 159, in corso di validità, con indicatore non superiore ai 15.000,00 euro annui.

Il contributo non spetta ai nuclei familiari che alla data di entrata in vigore del D.I. 4 giugno 2024 includano percettori di:

  • Assegno di inclusione,
  • Reddito di cittadinanza,
  • Carta acquisti,
  • o di qualsiasi altra misura di inclusione sociale o sostegno alla povertà che preveda l’erogazione di un sussidio economico di livello nazionale, regionale o locale.

Non spetta, inoltre, ai nuclei familiari nei quali almeno un componente risulti percettore di: Nuova assicurazione sociale per l’Impiego (NASPI), Indennità mensile di disoccupazione per i collaboratori (DIS-COLL), Indennità di mobilità, Fondi di solidarietà per l’integrazione del reddito, Cassa integrazione guadagni (CIG) o qualsivoglia differente forma di integrazione salariale o di sostegno nel caso di disoccupazione involontaria, erogata dallo Stato.

Come richiederla

La carta Dedicata a te, come già specificato, non può essere richiesta direttamente. I beneficiari della social card, infatti, vengono individuati dall’Inps e dai Comuni, che comunicano agli interessati l’assegnazione del beneficio e le modalità di ritiro delle carte presso tutti gli Uffici Postali.​ Per effettuare il ritiro è necessario presentare la comunicazione, un documento d’identità in corso di validità e il codice fiscale. ​

L’Inps, entro trenta giorni dalla pubblicazione del D.I. 4 giugno 2024 quindi, entro il 24 luglio 2024, mette a disposizione dei singoli Comuni, attraverso un apposito applicativo web, unitamente alle relative istruzioni operative, le liste di beneficiari in possesso dei requisiti previsti dall’articolo 2 del citato D.I., individuando i nuclei familiari residenti in ciascun Comune sulla base dei dati elaborati secondo i seguenti criteri, che si indicano in ordine di priorità decrescente:

  • nuclei familiari composti da non meno di tre componenti di cui almeno uno nato entro il 31 dicembre 2010, la priorità è data ai nuclei con indicatore ISEE più basso;
  • nuclei familiari composti da non meno di tre componenti di cui almeno uno nato entro il 31 dicembre 2006, la priorità è data ai nuclei con indicatore ISEE più basso;
  • nuclei familiari composti da non meno di tre componenti, la priorità è data ai nuclei con indicatore ISEE più basso (cfr. l’art. 4 del D.I.).

I Comuni, entro e non oltre venti giorni dalla pubblicazione degli elenchi sull’applicativo web dedicato, consolidano tali elenchi avvalendosi del medesimo applicativo web, dopo avere verificato la residenza e le eventuali incompatibilità con altre misure locali percepite dai nuclei familiari contenuti nei suddetti elenchi (cfr. gli artt. 4 e 7 del D.I.).

L’Inps, decorso il termine di venti giorni previsto per i Comuni, ha reso definitivi tali elenchi entro dieci giorni dal termine del caricamento dei dati sulla piattaforma informatica e li ha trasmessi in via telematica a Poste Italiane S.p.A. ai fini della messa a disposizione delle carte, per il tramite della società controllata Postepay (cfr. l’art. 7 del D.I.).

Successivamente l’Inps, ricevuti gli esiti di rendicontazione da Poste Italiane S.p.A., fornisce ai Comuni, attraverso l’apposito l’applicativo web, il numero identificativo delle carte da includere nelle comunicazioni che gli stessi Comuni dovranno inviare ai beneficiari per informarli dell’avvenuta assegnazione del contributo e delle modalità di ritiro delle carte presso gli uffici postali abilitati al servizio. Ciascun Comune pubblicherà in evidenza sul proprio sito internet l’elenco dei beneficiari della carta riferito al territorio di competenza.

Come usarla

Tramite una convenzione ad hoc, prima dell’entrata in vigore della social card (a settembre 2024) saranno individuati i singoli esercizi commerciali e le associazioni di commercio che proporranno scontistiche sui costi dei beni alimentari a favore dei possessori della Card. Apposite scontistiche potranno essere proposte anche sui prezzi alla pompa.

Il primo acquisto con la Carta deve essere effettuato entro il 16 dicembre 2024 e l’importo totale assegnato deve essere interamente utilizzato entro il 28 febbraio 2025. Sul sito del Masaf sarà predisposta una sezione dedicata dove sarà possibile reperire maggiori informazioni.

Fonte: Idealista.it

Pil, l’Istat rivede al ribasso la crescita acquisita per il 2024: è al +0,6%

La precedente stima era +0,7%

La stima completa dei conti economici trimestrali fornisce “una sostanziale conferma delle stime preliminari del Pil del secondo trimestre 2024, con una crescita congiunturale dello 0,2% e una crescita tendenziale dello 0,9%”. La crescita acquisita per il 2024 risulta dello 0,6% a fronte della stima dello 0,7% fornita a fine luglio. A renderlo noto è l’Istat.

La crescita acquisita è la crescita annuale che si otterrebbe in presenza di una variazione congiunturale nulla nei restanti trimestri dell’anno.

Pil, Istat conferma: nel II trimestre +0,2%, su anno +0,9%

Nel secondo trimestre del 2024 il Pil, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è cresciuto dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e dello 0,9% nei confronti del secondo trimestre del 2023. Lo ha reso noto l’Istat ricordando che la crescita congiunturale del Pil diffusa il 30 luglio 2024 era stata anch’essa dello 0,2%, così come la crescita tendenziale era stata dello 0,9%.

Il secondo trimestre – ha spiegato l’Istituto di statistica – ha avuto due giornate lavorative in meno del trimestre precedente e una giornata lavorativa in più rispetto al secondo trimestre del 2023.

Rispetto al trimestre precedente, le componenti della domanda interna registrano una stazionarietà dei consumi finali nazionali e una lieve crescita degli investimenti fissi lordi pari allo 0,3%. Sia le importazioni sia le esportazioni sono in diminuzione, rispettivamente dello 0,6% e dell’1,5%.

La domanda nazionale al netto delle scorte ha contribuito positivamente alla crescita del Pil per 0,1 punti percentuali con un apporto positivo di 0,1 punti sia della componente dei consumi delle famiglie e delle Istituzioni Sociali Private ISP, sia di quella degli investimenti fissi lordi. Per contro la componente della spesa delle Amministrazioni Pubbliche (AP) ha sottratto 0,1 punti percentuali alla crescita del Pil. Positivo anche il contributo della variazione delle scorte, in misura di 0,4 punti percentuali, a fronte dell’apporto negativo della domanda estera netta per 0,3 punti percentuali.

Si registrano andamenti congiunturali negativi del valore aggiunto nell’agricoltura e nell’industria, diminuiti rispettivamente dell’1,7% e dello 0,5%, e un andamento positivo nei servizi, cresciuti dello 0,4%.

Pil, Codacons: consumi al palo, segnale preoccupante

I dati sul Pil del secondo trimestre diffusi dall’Istat vengono accolti con preoccupazione dal Codacons, che sottolinea in particolare l’andamento negativo dei consumi.

“I consumi finali nazionali – si legge nella nota – risultano al palo rispetto al trimestre precedente, e addirittura in diminuzione dello 0,1% su base annua. Un segnale preoccupante che dimostra come la spesa delle famiglie sia ferma e non cresca, con ripercussioni a cascata per l’intera economia nazionale”.

“Dopo i maxi rincari che si sono abbattuti sulle vacanze estive e le nuove spese che attendono i consumatori in autunno, a partire da quelle per la scuola, ribadiamo l’invito al governo a studiare misure specifiche tese a difendere il potere d’acquisto delle famiglie e sostenere i consumi, che sono il vero motore della nostra economia”, conclude il presidente del Codacons, Carlo Rienzi.

Fonte: Idealista.it