730 precompilato 2024 e detrazioni ristrutturazioni: tutto quello che c’è da sapere

Chi decide di avviare dei lavori di ristrutturazione per la propria casa o il proprio ufficio ha la possibilità di ottenere un rimborso del 50% sulle spese effettuate. Per beneficiare di queste agevolazioni è necessario compilare correttamente il modello 730 precompilato 2024 per detrazioni ristrutturazioni e inserire al suo interno i dati e le informazioni richieste, prima di inoltrare il documento all’Agenzia delle Entrate. Scopriamo tutto quello che c’è da sapere al riguardo.

  1. 730 precompilato 2024 e detrazioni ristrutturazioni
  2. A chi spetta la detrazione per ristrutturazione? E quali interventi sono ammessi?
  3. Quale documentazione è bene conservare per usufruire della detrazione per ristrutturazione?
  4. 730 precompilato 2024 e detrazioni per ristrutturazioni: scadenze e modalità di compilazione e consegna del modulo
    1. FAQ

730 precompilato 2024 e detrazioni ristrutturazioni

Attualmente, tramite 730 precompilato, è possibile usufruire di una serie di detrazioni fiscali, ossia “sconti” delle imposte sul reddito delle persone fisiche (IRPEF). Tra le spese sostenute, che possono in parte essere rimborsate, rientrano anche le spese per ristrutturazione le quali, al pari delle altre, necessitano di essere documentate e soprattutto pagate con mezzi tracciabili (es. carta di credito, bonifico, bancomat o pagamento digitale).

Dal 1° gennaio al 31 dicembre 2024, con il 730 precompilato 2024, le detrazioni ristrutturazioni sono pari al 50% dell’importo sostenuto (fino ad un massimo di 96 mila euro con Iva inclusa). Questo significa che l’ammontare massimo dell’agevolazione è di 48 mila euro in 10 rate annuali. Per poter avere accesso alla detrazione per ristrutturazione, è importante rispettare i termini previsti per la presentazione delle domande.

A chi spetta la detrazione per ristrutturazione? E quali interventi sono ammessi?

L’agevolazione fiscale sulle ristrutturazioni è riconosciuta a tutti i contribuenti, anche a coloro che non risiedono in Italia o che non sono proprietari dell’immobile oggetto dei lavori. Per questo motivo, nel 730 precompilato 2024, le detrazioni per ristrutturazioni possono essere inserite da:

  • titolari di edifici;
  • locatari e comodatari;
  • soci di cooperative a società divisa o indivisa;
  • imprenditori individuali per edifici non classificabili come merce o beni strumentali;
  • e infine coloro che producono reddito in forma associata.

Per quanto riguarda, invece, gli interventi ammessi per godere dell’agevolazione, tra questi sono inclusi:

  • lavori di manutenzione ordinaria, straordinaria e di ristrutturazione che coinvolgono le parti comuni degli edifici residenziali e dei condomini;
  • lavori di manutenzione straordinaria, restauro, ristrutturazione edilizia su singole unità immobiliari residenziali, appartenenti a qualsiasi categoria catastale, inclusi immobili rurali e pertinenze;
  • restauro, volto a garantire la conservazione dell’immobile, nel rispetto degli elementi tipologici, formali e strutturali e con destinazioni d’uso compatibili;
  • e infine lavori in proprio, per i quali la detrazione prevede solo per il recupero delle spese sostenute per l’acquisto dei materiali.

È bene sapere che tutti gli interventi, finalizzati al risparmio energetico, vanno comunicati entro 90 giorni dalla fine dei lavori, con una scheda apposita all’ENEA.

730 precompilato 2023 detrazioni ristrutturazioni

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Quale documentazione è bene conservare per usufruire della detrazione per ristrutturazione?

Per poter usufruire della detrazione per ristrutturazione è necessario conservare tutta una serie di carte che permettano di documentare e tracciare le spese effettuate per i lavori. Nella documentazione devono quindi essere inclusi:

  • concessioni, autorizzazioni o comunicazioni per l’avvio dei lavori, oppure una dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà;
  • domanda di accatastamento per gli edifici che non sono ancora stati censiti;
  • ricevute di pagamento dell’IMU, qualora questa sia dovuta per l’immobile oggetto dei lavori;
  • delibera assembleare che approva l’avvio e l’esecuzione degli interventi;
  • dichiarazione di consenso da parte del detentore dell’immobile all’esecuzione dei lavori, nei casi in cui gli interventi vengano condotti da una persona diversa dal proprietario;
  • infine, comunicazione preventiva, nella quale deve essere riportata la data di inizio dei lavori da inviare all’ASL (Azienda Sanitaria Locale), solo su richiesta.

730 precompilato 2024 e detrazioni per ristrutturazioni: scadenze e modalità di compilazione e consegna del modulo

Come precedentemente visto, per pensionati e lavoratori dipendenti in possesso di determinati requisiti, la dichiarazione dei redditi viene effettuata tramite compilazione e presentazione del modello 730 precompilato, il quale può essere controllato direttamente dal sito dell’Agenzia delle Entrate, accedendo con SPID, CIE e CNS. A partire dal 30 aprile 2024, nell’area autenticata del sito internet dell’Agenzia delle entrate è disponibile la dichiarazione precompilata 2024 (730 e Redditi) e il relativo foglio riepilogativo. Potrà essere inviata, se si sceglie il modello 730, fino al 30 settembre.

Nel caso di errori durante la compilazione, dopo 15 giorni è possibile modificare il documento e inviarlo nuovamente corretto. Per la consegna del modulo, oltre all’ente AdE, è possibile rivolgersi ad un centro di assistenza fiscale o ad un professionista, ad esempio, un commercialista. È importante sottolineare che, per chi volesse usufruire delle detrazioni per ristrutturazione edilizie, le spese effettuate vanno inserite nel modello 730 precompilato, nella Sezione III A (Spese per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio), compilando i righi da E41 a E43 e da E51 a E53 con i dati catastali dell’immobile ed altre informazioni richieste.

730 precompilato 2023 detrazioni ristrutturazioni

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FAQ

Dove inserire detrazioni ristrutturazione nel 730 precompilato?

Per ottenere le detrazioni per ristrutturazione è importante inserire i dettagli delle spese nella sezione III A e III B del quadro E, utilizzando i righi dall’E41 all’E43, dove ogni colonna ha uno scopo specifico. Nella sezione III B del quadro E, vanno inseriti dati catastali dell’immobile, mentre nella colonna 10 della sezione III A, gli immobili vanno collegati ai dati corrispondenti.

Dove inserire le spese di ristrutturazione 50% nel 730?

Nel 730 le spese di ristrutturazione 50% vanno inserite nella sezione III A (righi da E41 a E43), nella quale sono comprese le spese destinate al recupero del patrimonio edilizio, noto come Bonus Ristrutturazioni, le spese per misure antisismiche, ma anche le spese per le quali è possibile fruire di Super Bonus, Bonus Facciate e Bonus Verde.

Cosa si può detrarre nel 730/2024?

Nel modello 730/2024 sono detraibili numerose spese, quali ad esempio: spese mediche/sanitarie, spese veterinarie, spese sportive, spese scolastiche ed universitarie, spese per i figli a carico, spese per l’affitto o per lavori di ristrutturazione e tanto altro.

Come mettere in detrazione le spese di ristrutturazione?

Per mettere in detrazione le spese di ristrutturazione è necessario che nella dichiarazione dei redditi vengano indicati i dati catastali relativi all’immobile e, se i lavori sono condotti dal detentore, anche i dati dell’atto di registrazione necessari per il controllo della detrazione.

Fonte: Idealista.it

Nuova social card “Dedicata a te”: ricariche in arrivo dal 9 settembre

Prima dell’estate il governo Meloni aveva annunciato la nuova social card “Dedicata a te”, con una formula rinnovata e che varrà 500 euro (40 euro in più rispetto al precedente importo previsto di 460 euro). Si tratta di una misura di sostegno economico rivolta alle famiglie con un reddito basso e figli a carico. Scopriamo nel dettaglio a chi spetta e quali sono le ultime novità per i beneficiari, che riceveranno le ricariche a partire dal 9 settembre 2024.

  1. Social card “Dedicata a te”, le novità
  2. A chi spetta
  3. Come richiederla
  4. Come usarla

Social card “Dedicata a te”, le novità

Per la nuova social card, utilizzabile per l’acquisto di beni alimentari e non solo, il governo ha stanziato 676 milioni, 500 euro a tessera, con un aumento di 40 euro rispetto alla passata edizione. Saranno, inoltre, 30mila i beneficiari in più, toccando una platea complessiva di 1.330.000, come ha sottolineato il ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida alla presentazione a Palazzo Chigi.

Il 4 giugno è stato firmato il decreto ministeriale che avvia la misura, ha detto Lollobrigida: “Tutti i beneficiari avranno la disponibilità della carta entro settembre”. Sono anche state aggiunte nuove categorie di acquisto come prodotti Dop e Igp, ortaggi surgelati prodotti da forno tonno e carne in scatola.

Per quanto riguarda l’individuazione dei beneficiari della carta dedicata a te 2024, la gestione spetta all’Inps, che è chiamato a verificare requisiti e scala di priorità, per poi inviare ai Comuni la lista delle famiglie potenziali beneficiarie entro la scadenza del 24 luglio. Gli enti territoriali, poi, sono chiamati a confermare le graduatorie e a procedere con le assegnazioni delle prepagate da 500 euro per l’acquisto di beni alimentari, benzina e trasporti.

Il ministero dell’Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste Francesco Lollobrigida ha spiegato che a beneficiarne sono 1.330.000 nuclei familiari, con reddito Isee inferiore a 15.000 euro. La carta può esser ritirata agli uffici postali dopo aver ricevuto la comunicazione dal Comune di residenza. Sono esclusi i cittadini che usufruiscono di altri contributi pubblici. 

A chi spetta

I criteri di individuazione dei beneficiari della social card “Dedicata a te” rimangono invariati, potranno beneficiarne i nuclei familiari residenti in Italia, di almeno 3 persone e con Isee inferiore a 15.000 euro, privi di altri contributi di inclusione sociale o sostegno alla povertà. Saranno i Comuni a dare comunicazione alle famiglie individuate, in base alla verifica degli elenchi dell’Inps, informando sulle modalità di ritiro delle carte presso gli uffici postali.

La Carta dedicata a te, quindi, non spetta ai nuclei che includono percettori di assegno d’inclusione, reddito di cittadinanza, carta acquisti, e qualsiasi altra misura di inclusione sociale o sostegno alla povertà che prevede l’erogazione di un sussidio economico (di livello nazionale, regionale o comunale). Il sostegno non spetta neanche ai nuclei nei quali almeno un componente fruisce dell’indennità di disoccupazione, di mobilità, della cassa integrazione.

beneficiari della misura in oggetto non devono presentare domanda perché, ai sensi dell’articolo 2 del D.I. 4 giugno 2024, e devono risultare in possesso dei seguentirequisiti alla data della pubblicazione del medesimo decreto interministeriale (24 giugno 2024):

  • iscrizione di tutti i componenti del nucleo familiare nell’Anagrafe della Popolazione Residente (Anagrafe comunale);
  • titolarità di una certificazione ISEE ordinario, di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 5 dicembre 2013, n. 159, in corso di validità, con indicatore non superiore ai 15.000,00 euro annui.

Il contributo non spetta ai nuclei familiari che alla data di entrata in vigore del D.I. 4 giugno 2024 includano percettori di:

  • Assegno di inclusione,
  • Reddito di cittadinanza,
  • Carta acquisti,
  • o di qualsiasi altra misura di inclusione sociale o sostegno alla povertà che preveda l’erogazione di un sussidio economico di livello nazionale, regionale o locale.

Non spetta, inoltre, ai nuclei familiari nei quali almeno un componente risulti percettore di: Nuova assicurazione sociale per l’Impiego (NASPI), Indennità mensile di disoccupazione per i collaboratori (DIS-COLL), Indennità di mobilità, Fondi di solidarietà per l’integrazione del reddito, Cassa integrazione guadagni (CIG) o qualsivoglia differente forma di integrazione salariale o di sostegno nel caso di disoccupazione involontaria, erogata dallo Stato.

Come richiederla

La carta Dedicata a te, come già specificato, non può essere richiesta direttamente. I beneficiari della social card, infatti, vengono individuati dall’Inps e dai Comuni, che comunicano agli interessati l’assegnazione del beneficio e le modalità di ritiro delle carte presso tutti gli Uffici Postali.​ Per effettuare il ritiro è necessario presentare la comunicazione, un documento d’identità in corso di validità e il codice fiscale. ​

L’Inps, entro trenta giorni dalla pubblicazione del D.I. 4 giugno 2024 quindi, entro il 24 luglio 2024, mette a disposizione dei singoli Comuni, attraverso un apposito applicativo web, unitamente alle relative istruzioni operative, le liste di beneficiari in possesso dei requisiti previsti dall’articolo 2 del citato D.I., individuando i nuclei familiari residenti in ciascun Comune sulla base dei dati elaborati secondo i seguenti criteri, che si indicano in ordine di priorità decrescente:

  • nuclei familiari composti da non meno di tre componenti di cui almeno uno nato entro il 31 dicembre 2010, la priorità è data ai nuclei con indicatore ISEE più basso;
  • nuclei familiari composti da non meno di tre componenti di cui almeno uno nato entro il 31 dicembre 2006, la priorità è data ai nuclei con indicatore ISEE più basso;
  • nuclei familiari composti da non meno di tre componenti, la priorità è data ai nuclei con indicatore ISEE più basso (cfr. l’art. 4 del D.I.).

I Comuni, entro e non oltre venti giorni dalla pubblicazione degli elenchi sull’applicativo web dedicato, consolidano tali elenchi avvalendosi del medesimo applicativo web, dopo avere verificato la residenza e le eventuali incompatibilità con altre misure locali percepite dai nuclei familiari contenuti nei suddetti elenchi (cfr. gli artt. 4 e 7 del D.I.).

L’Inps, decorso il termine di venti giorni previsto per i Comuni, ha reso definitivi tali elenchi entro dieci giorni dal termine del caricamento dei dati sulla piattaforma informatica e li ha trasmessi in via telematica a Poste Italiane S.p.A. ai fini della messa a disposizione delle carte, per il tramite della società controllata Postepay (cfr. l’art. 7 del D.I.).

Successivamente l’Inps, ricevuti gli esiti di rendicontazione da Poste Italiane S.p.A., fornisce ai Comuni, attraverso l’apposito l’applicativo web, il numero identificativo delle carte da includere nelle comunicazioni che gli stessi Comuni dovranno inviare ai beneficiari per informarli dell’avvenuta assegnazione del contributo e delle modalità di ritiro delle carte presso gli uffici postali abilitati al servizio. Ciascun Comune pubblicherà in evidenza sul proprio sito internet l’elenco dei beneficiari della carta riferito al territorio di competenza.

Come usarla

Tramite una convenzione ad hoc, prima dell’entrata in vigore della social card (a settembre 2024) saranno individuati i singoli esercizi commerciali e le associazioni di commercio che proporranno scontistiche sui costi dei beni alimentari a favore dei possessori della Card. Apposite scontistiche potranno essere proposte anche sui prezzi alla pompa.

Il primo acquisto con la Carta deve essere effettuato entro il 16 dicembre 2024 e l’importo totale assegnato deve essere interamente utilizzato entro il 28 febbraio 2025. Sul sito del Masaf sarà predisposta una sezione dedicata dove sarà possibile reperire maggiori informazioni.

Fonte: Idealista.it

Pil, l’Istat rivede al ribasso la crescita acquisita per il 2024: è al +0,6%

La precedente stima era +0,7%

La stima completa dei conti economici trimestrali fornisce “una sostanziale conferma delle stime preliminari del Pil del secondo trimestre 2024, con una crescita congiunturale dello 0,2% e una crescita tendenziale dello 0,9%”. La crescita acquisita per il 2024 risulta dello 0,6% a fronte della stima dello 0,7% fornita a fine luglio. A renderlo noto è l’Istat.

La crescita acquisita è la crescita annuale che si otterrebbe in presenza di una variazione congiunturale nulla nei restanti trimestri dell’anno.

Pil, Istat conferma: nel II trimestre +0,2%, su anno +0,9%

Nel secondo trimestre del 2024 il Pil, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è cresciuto dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e dello 0,9% nei confronti del secondo trimestre del 2023. Lo ha reso noto l’Istat ricordando che la crescita congiunturale del Pil diffusa il 30 luglio 2024 era stata anch’essa dello 0,2%, così come la crescita tendenziale era stata dello 0,9%.

Il secondo trimestre – ha spiegato l’Istituto di statistica – ha avuto due giornate lavorative in meno del trimestre precedente e una giornata lavorativa in più rispetto al secondo trimestre del 2023.

Rispetto al trimestre precedente, le componenti della domanda interna registrano una stazionarietà dei consumi finali nazionali e una lieve crescita degli investimenti fissi lordi pari allo 0,3%. Sia le importazioni sia le esportazioni sono in diminuzione, rispettivamente dello 0,6% e dell’1,5%.

La domanda nazionale al netto delle scorte ha contribuito positivamente alla crescita del Pil per 0,1 punti percentuali con un apporto positivo di 0,1 punti sia della componente dei consumi delle famiglie e delle Istituzioni Sociali Private ISP, sia di quella degli investimenti fissi lordi. Per contro la componente della spesa delle Amministrazioni Pubbliche (AP) ha sottratto 0,1 punti percentuali alla crescita del Pil. Positivo anche il contributo della variazione delle scorte, in misura di 0,4 punti percentuali, a fronte dell’apporto negativo della domanda estera netta per 0,3 punti percentuali.

Si registrano andamenti congiunturali negativi del valore aggiunto nell’agricoltura e nell’industria, diminuiti rispettivamente dell’1,7% e dello 0,5%, e un andamento positivo nei servizi, cresciuti dello 0,4%.

Pil, Codacons: consumi al palo, segnale preoccupante

I dati sul Pil del secondo trimestre diffusi dall’Istat vengono accolti con preoccupazione dal Codacons, che sottolinea in particolare l’andamento negativo dei consumi.

“I consumi finali nazionali – si legge nella nota – risultano al palo rispetto al trimestre precedente, e addirittura in diminuzione dello 0,1% su base annua. Un segnale preoccupante che dimostra come la spesa delle famiglie sia ferma e non cresca, con ripercussioni a cascata per l’intera economia nazionale”.

“Dopo i maxi rincari che si sono abbattuti sulle vacanze estive e le nuove spese che attendono i consumatori in autunno, a partire da quelle per la scuola, ribadiamo l’invito al governo a studiare misure specifiche tese a difendere il potere d’acquisto delle famiglie e sostenere i consumi, che sono il vero motore della nostra economia”, conclude il presidente del Codacons, Carlo Rienzi.

Fonte: Idealista.it

Cosa prevede il Decreto Salva Casa: dai mini appartamenti alla sanatoria edilizia

Rimandata la norma Salva Milano

La legge di conversione del decreto legge 69/2024, più conosciuto come decreto salva casa 2024, è stata approvata in via definitiva dal Senato. In assenza di ulteriori modifiche sul testo, su cui il governo aveva posto la fiducia, il decreto è già divenuto legge. Ma vediamo cosa prevede il decreto salva casa, dall’abitabilità per i mini appartamenti, alla sanitoria per le lievi difformità edilizie, fino al cambio di destinazione d’uso e al recupero dei sottotetti.

IL decreto salva casa su cui il governo aveva posto la fiducia, ha ottenuto dopo il sí della Camera anche il via libera del Senato. L’Aula di Palazzo Madama ha confermato la fiducia al governo sul decreto con 106 voti a favore, 68 contrari e un’astensione.I l vicepremier e ministro Matteo Salvini ha parlato di “ottima notizia per milioni di italiani”. Ma vediamo cosa prevede il decreto salva casa dopo gli emendamenti approvati e la sua formulazione definitiva che presenta delle novità rispetto al testo licenziato dal Consiglio dei Ministri.

  1. Decreto salva casa, sí alle mini abitazioni
  2. Cosa si può sanare con il decreto Salva casa
  3. Stato legittimo degli immobili
  4. Eliminazione della “Doppia conformità”
  5. Decreto salva casa, le vetrate panoramiche
  6. Recupero del sottotetto abitabile
  7. Il cambio di destinazione d’uso nel Salva Casa
  8. Le nuove norme sugli immobili del Vajont
  9. Salta il decreto Salva Milano
  10. Quando entra in vigore il decreto salva casa?
  11. Quando scade il decreto salva casa 2024?

Decreto salva casa, sí alle mini abitazioni

Il decreto Salva casa supera le condizioni di abitabilità stabilite da un decreto ministeriale del 1975.  L’abilitabilità varia in base al numero di occupanti e alla destinazione d’uso degli immobili. Il decreto da il via libera alle mini abitazioni e ai mini appartamenti.

In particolare il decreto salva casa prevede che è considerata abitabile una casa:

  • con un’altezza minima di 2,40 metri e una superficie di 28 m2 nel caso di bilocali
  • con un’altezza minima di 2,40 metri e una superficie di 20 m2 nel caso dei monolocali

La sola novità rispetto alla formulazione iniziale del provvedimento riguarda il fatto che queste condizioni sono richieste, oltre che per ottenere l’agibilità da parte del professionista, anche per “l’acquisizione dell’assenso dell’amministrazione competente, fermo restando il rispetto degli altri requisiti igienico-sanitari previsti dalla normativa vigente”.

Cosa si può sanare con il decreto Salva casa

Il ministro Salvini ha sempre dichiarato che il decreto Salva casa serve a sanare le piccole irregolarità che bloccano i lavori e non costituisce un condono edilizio. La legge prevede per gli interventi realizzati fino al 24 maggiori maggiori tolleranze costruttive. Le soglie di tolleranza sono le seguenti:

  • 6% se l’abitazione non supera i 60 metri quadrati
  • 5% per le superfici tra i 60 e i 100 metri quadrati
  • 4% per le superfici tra i 100 e i 300 metri quadrati
  • 3% per le superfici tra i 300 e i 500 metri quadrati
  • 2% per le superfici superiori a 500 metri quadrati

Nella versione approvata dal Consiglio dei MInistri era infatti prevista una tollerabilità del 5% per gli immobili inferiori a 100 metri quadri, casistica questa in cui rientravano anche gli immobili fino a 60 metri quadri. Ora per unità di queste dimensioni la tollerabilità diventa del 6%.

Stato legittimo degli immobili

Tra le novità della legge durante il suo iter parlamentare ci sono quelle che riguardano lo stato legittimo degli immobili e che prevedono:

  • le difformità e gli abusi presenti sulle parti comuni di un edificio condominiale non potranno bloccare i lavori di riqualificazione di un appartamento
  • le irregolarità di un singolo appartamento non potranno bloccare la ristrutturazione delle parti comuni di un condominio

Inoltre ci sarà più tempo per rimuovere gli abusi edilizi. L’obbligo di procedere entro 90 giorni dall’ingiunzione del Comune slitta infatti fino a 240 giorni. Sarà l’amministrazione comunale a decidere se disporre il rinvio nei casi “di serie e comprovate esigenze di salute dei soggetti residenti negli immobili”.

Eliminazione della “Doppia conformità”

Il decreto Salva casa prevede l’eliminazione della cosidetta “doppia conforme” per gli abusi edilizi minori. Per sanare gli abusi più piccoli sarà sufficiente che l’intervento sia in linea con la disciplina urbanistica vigente al momento della domanda e non con le regole che vigevano al momento della realizzazione dell’abuso

Decreto salva casa, le vetrate panoramiche

Il decreto introduce nuove categorie di interventi in edilizia libera che possono essere realizzate quindi senza nessun titolo abilitativo. Nello specifico si tratta della

  • installazione di vetrate panoramiche amovibili e trasparenti (VEPA)
  • installazione di strutture fisse destinate alla protezione dal sole e dagli agenti atmosferici, come tende a pergola o bioclimatiche

Saranno considerati interventi in edilizia libera anche quelli che riguardano

  • installazione di pompe di calore fino a 12 kw 
  • eliminazione di barriere architettoniche
  • manutenzione ordinaria

Recupero del sottotetto abitabile

Anche i sottotetti possono diventare abitazioni. La norma è prevista in un emendamento, riformulato, della Lega al decreto salva-casa e approvato in Commissione ambiente alla Camera.

“Al fine di incentivare l’ampliamento dell’offerta abitativa limitando il consumo di nuovo suolo il recupero dei sottotetti è comunque consentito nei limiti e secondo le procedure previste dalla legge regionale, anche quando l’intervento di recupero non consenta il rispetto delle distanze minime tra gli edifici e dai confini, a condizione che siano rispettati

  • i limiti di distanza vigenti all’epoca della realizzazione dell’edificio,
  • non siano apportate modifiche nella forma e nella superficie all’area del sottotetto come delimitata dalle pareti perimetrali
  • sia rispettata l’altezza massima dell’edificio assentita”.

Il cambio di destinazione d’uso nel Salva Casa

Novità del salva casa per il cambio di destinazione d’uso. “Il cambio di destinazione d’uso della singola unità immobiliare, con o senza opere, all’interno della stessa categoria funzionale, è sempre consentito nel rispetto della normativa di settore, ferma restando la possibilità per gli strumenti urbanistici comunali di fissare specifiche condizioni. Inoltre, per le unità immobiliare poste al piano terra (primo piano fuori strada) al seminterrato il passaggio alla destinazione residenziale “è disciplinato dalla legislazione regionale”. 

Le nuove norme sugli immobili del Vajont

Per gli immobili che sono stati costruiti grazie agli aiuti previsti dalla legislazione nazionale nelle zone colpite dalla tragedia del Vajont, il certificato di collaudo, di regole esecuzione o l’accertamento dello stato dei lavori sostituisce il certificato di agibilità o di abitabilità, a condizione che le opere siano rispettose della normativa vigente al tempo della loro realizzazione.

Salta il decreto Salva Milano

Nessuna norma ‘salva-Milano’ e’ stata introdotta nel decreto legge sul piano casa durante l’iter parlamentare, ma potrebbe trovare spazio in un provvedimento ad hoc. “Pronti a lavorare fin da subito per una norma che chiarisca in maniera inequivocabile le adeguate modalità di demoricostruzione che possano essere valide per il futuro dell’urbanistica nazionale”. Così in una nota il Sottosegretario di Stato Alessandro Morelli a proposito della Salva Milano, dopo l’approvazione definitiva del decreto in Senato.

Quando entra in vigore il decreto salva casa?

Il decreto salva casa è entrato in vigore il 30 maggio 2024 dopo l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Il provvedimento però ha subito una serie di modifiche durante l’iter parlamentare. La maggior parte degli emendamenti sono stati presentati alla Commissione Ambiente della Camera. Adesso con l’approvazione definitiva da parte del Senato il decreto ha concluso il suo iter parlamentare ed è diventato legge.

Quando scade il decreto salva casa 2024?

Il Parlamento aveva a disposizione 60 giorni per l’approvazione definitiva del decreto legge salva casa, pena la sua decadenza. Il decreto doveva quindi essere approvato entro il 28 luglio 2024 dal Senato. Con qualche giorno di anticipo rispetto alla scadenza, il decreto è stato approvato in via definitiva dal Senato nel pomeriggio del 24 luglio

Fonte: Idealista.it

I mini appartamenti saranno un nuovo trend immobiliare? La situazione a Roma e Milano

mini appartamenti, con l’approvazione del decreto salva casa, saranno ancora più mini. Sì, perché d’ora in poi cambieranno le regole per rendere abitabili gli appartementi: i mini appartamenti si potranno affittare e vendere con un’altezza di 2,40 metri e una superficie di 28 mq per i bilocali e 20 mq per i monolocali. Nuovo stock da immettere sul mercato immobiliare. Uno studio di idealista/data ha passato sotto la lente di ingrandimento la situazione dei due principali mercati italiani: Roma Milano. Scopriamo qual è lo scenario attuale e come potrebbe evolvere.

  1. Le differenze tra Roma e Milano
  2. Mini appartamenti a Milano
  3. Mini appartamenti a Roma

Le differenze tra Roma e Milano

Il primo dato da evidenziare è che la concentrazione dei mini appartamenti a Roma è circa la metà rispetto a quella che si registra a Milano (in entrambi i segmenti, vendita e locazione). Uno scenario che fa tornare alla memoria le micro case milanesi “profetizzate” da Renato Pozzetto nell’iconica scena del “taac” del film “Il ragazzo di campagna” del 1984.

La concentrazione dei mini appartamenti, a Milano, è dello 0,8% dello stock complessivo in vendita e dell’1,9% di quello in locazione. Dati che risultano essere circa il doppio delle proporzioni rilevate a Roma (0,4% per il mercato della compravendita e 0,9% per quello delle locazioni). Il capoluogo meneghino, molto più della Capitale, propone un’offerta di soluzioni abitativa dalla limitata metratura. Le novità introdotte dal decreto salva casa potrebbero addirittura far aumentare questa tendenza.

Per quanto riguarda i prezzi, il segmento dei mini appartamenti risulta più caro in proporzione rispetto a quello delle abitazioni standard, sia a Roma che a Milano. Nella Capitale le richieste di chi vende una micro casa sono più care di un 33% rispetto al mercato standard. Mentre per le locazioni la richiesta dei proprietari di mini appartamenti è un 21% più cara al mq rispetto agli appartamenti di più di 28 mq.  Nel capoluogo meneghino le differenze sono ancora più ampie: +41% per la vendita e addirittura +58% per l’affitto.

Anche la domanda di mini appartamenti è sensibilmente superiore rispetto a quella degli alloggi standard, in entrambe le città. Mentre una differenza è rappresentata dalla distribuzione negli edifici, mentre a Milano la distribuzione dei mini appartamenti per piano appare piuttosto omogenea, a Roma il 71% dei mini appartamenti pubblicati su idealista (tra vendita e locazione) Roma sono collocati al di sotto del primo piano (piano terra o seminterrato), dato che potrebbe suggerire la riconversione di botteghe artigiane su strada.       

Ecco il commento di Vincenzo De Tommaso, responsabile dell’Ufficio Studi di idealista“Alla luce dei nostri dati, il fenomeno dei miniappartamenti, per adesso, è giustificato soltanto perché la presenza di tali immobili nel patrimonio immobiliare nel nostro Paese è trascurabile da un punto di vista dell’offerta. Probabilmente quello delle minicase può essere una direzione verso la quale andare, per soddisfare quelle fasce della popolazione come studenti e lavoratori, interessate a ‘soluzioni provvisorie’, a prezzi un po’ più accessibili rispetto a quelle che si vedono in giro, anche se per ora non costituiscono una parte significativa del mercato”.                                                

Mini appartamenti a Milano

Entrando nello specifico del contesto milanese, il report di idealista/data fa emergere anche una particolare concentrazione di mini appartamenti nei distretti di “Greco-Turro” (4,9% dello stock complessivo) e “Città Studi-Lambrate” (3,8%) relativamente alla locazione. Si tratta di “zone universitarie” dove probabilmente diversi appartamenti sono stati “tagliati” per creare più alloggi. Tendenza che, con le regole di abitabilità più elastiche introdotte dal decreto casa, potrebbe aumentare.

Mini appartamenti in affitto a Milano

Quartiere% mini appartementi sullo stock totale
Centro Storico0,0%
Certosa1,5%
Fiera – De Angeli1,3%
Comasina – Bicocca1,7%
Garibaldi – Porta Venezia1,7%
Porta Vittoria2,7%
Navigli – Bocconi1,5%
Quarto Oggiaro – Vialba0,0%
Greco – Turro4,9%
Città Studi – Lambrate3,8%
Forlanini4,8%
Corvetto – Rogoredo1,9%
Vigentino – Ripamonti1,4%
Abbiategrasso – Chiesa Rossa1,8%
Famagosta – Naviglio Grande2,7%
Lorenteggio – Bande Nere0,6%
Baggio7,1%
San Siro – Trenno0,0%

Più in generale, c’è da segnalare anche la concentrazione rilevata a Baggio (7,1%) e Forlanini (4,8%). Non c’è traccia di annunci per mini appartamenti (meno di 28 mq) in affitto nei distretti di Centro Storico, Quarto Oggiaro-Vialba e San Siro-Trenno.

Mini appartamenti in vendita a Milano

Quartiere% mini appartementi sullo stock totale
Centro Storico0,8%
Certosa0,0%
Fiera – De Angeli0,4%
Comasina – Bicocca0,0%
Garibaldi – Porta Venezia1,5%
Porta Vittoria0,4%
Navigli – Bocconi2,0%
Quarto Oggiaro – Vialba0,6%
Greco – Turro0,8%
Città Studi – Lambrate1,4%
Forlanini0,0%
Corvetto – Rogoredo0,6%
Vigentino – Ripamonti0,0%
Abbiategrasso – Chiesa Rossa1,3%
Famagosta – Naviglio Grande0,0%
Lorenteggio – Bande Nere0,6%
Baggio0,0%
San Siro – Trenno0,5%

Mentre, per quanto riguarda i mini appartamenti in vendita a Milano, lo stock maggiore sul totale è stato rilevato nel distretto di Navigli-Bocconi (2%), seguito da Garibaldi-Porta Venezia (1,5%), Città Studi-Lambrate (1,4%), Abbiategrasso-Chiesa Rossa (1,3%). Nessun annuncio presente su idealista per mini appartamenti a Certosa, Comasina-Bicocca, Forlanini, Vigentino-Ripamonti, Famagosta-Naviglio Grande e Baggio.

Mini appartamenti a Roma

Discorso diverso per il contesto romano, dove non sono presenti annunci di mini appartamenti in affitto nella maggior parte dei distretti cittadini. L’offerta, infatti, si concentra in poche zone. Su tutte, spicca il distretto di Spinaceto-Mezzocamino, che totalizza un 16,7% stock sul totale.

Mini appartamenti in affitto a Roma

 Pagina 1 di 2  

Quartiere% mini appartementi sullo stock totale
Centro0,0%
Parioli – Flaminio0,0%
Aniene – Collatino4,5%
Bufalotta – Settebagni – Settecamini0,0%
Nomentano-Tiburtino2,1%
Malagrotta – Casal Lumbroso – Ponte Galeria0,0%
Roma est – Autostrade0,0%
Cassia – Grottarossa2,6%
Prenestino0,0%
Casilino – Centocelle0,0%
La Pisana – Casetta Mattei0,0%
Appio Latino – Furio Camillo5,6%
Portuense – Magliana0,0%
Cinecittà0,0%
Ardeatino – Appio Pignatelli – Cecchignola0,0%
Eur – Torrino – Giuliano Dalmata0,0%
Acilia – Dragona – Malafede0,0%
Aurelio0,0%
Battistini – Torrevecchia0,0%
Prati – Mazzini3,6%

Gli altri quartieri con annunci pubblicati sono Appio Latino-Furio Camillo (5,6%), Aniene-Collatino (4,5%), Prati-Mazzini (3,6%), Gianicolense (3,1%), Cassia-Grottarossa (2,6%), Nomentano-Tiburtino (2,1%), Cortina d’Ampezzo-Farnesina (1,9%).

Mini appartamenti in vendita a Roma

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Quartiere% mini appartementi sullo stock totale
Centro1,7%
Parioli – Flaminio0,0%
Aniene – Collatino0,0%
Bufalotta – Settebagni – Settecamini0,0%
Nomentano-Tiburtino1,6%
Malagrotta – Casal Lumbroso – Ponte Galeria0,0%
Roma est – Autostrade0,4%
Cassia – Grottarossa1,8%
Prenestino0,4%
Casilino – Centocelle0,3%
La Pisana – Casetta Mattei0,3%
Appio Latino – Furio Camillo0,4%
Portuense – Magliana0,0%
Cinecittà0,3%
Ardeatino – Appio Pignatelli – Cecchignola0,0%
Eur – Torrino – Giuliano Dalmata0,2%
Acilia – Dragona – Malafede0,0%
Aurelio0,3%
Battistini – Torrevecchia0,4%
Prati – Mazzini0,3%

Per il mercato della compravendita, invece, il centralissimo e storico distretto di Trastevere-Testaccio è quello con la maggiore concentrazione di stock di mini appartamenti sul totale (3,3%). Seguono le zone di Cassia-Grottarossa (1,8%), Centro (1,7%) e Nomentano-Tiburtino (1,6%).

Fonte: Idealista.it

Superbonus, i dati Enea di giugno 2024: prosegue il calo degli investimenti

Al 30 giugno le detrazioni maturate per lavori conclusi sono pari a poco meno di 122,8 miliardi di euro; al 31 maggio erano pari a poco più di 122,7 miliardi di euro. Lo scarto è di appena 66 milioni di euro

dati pubblicati dall’Enea sul superbonus relativi al mese di giugno 2024 parlano chiaro: il calo degli investimenti continua. Prosegue dunque l’andamento registrato nei mesi scorsi, segno evidente del fatto che la nuova aliquota al 70% e lo stop alla cessione del credito hanno inferto un duro colpo agli interventi di efficientamento energetico. Secondo quanto emerso, al 30 giugno le detrazioni maturate per lavori conclusi sono pari a poco meno di 122,8 miliardi di euro; al 31 maggio erano pari a poco più di 122,7 miliardi di euro. Lo scarto è di appena 66 milioni di euro. Ciò significa che la spesa continua a calare. La percentuale di lavori conclusi, inoltre, è rimasta invariata rispetto al mese precedente.

dati Enea sul superbonus tengono conto del numero di asseverazioni caricate sul sito dedicato; del valore assoluto degli investimenti ammessi alla detrazione; dei valori assoluti e percentuali dei lavori già completati. Sono inoltre specificati i dati per i lavori relativi a condomini, edifici unifamiliari e unità immobiliari indipendenti.

Dati Enea superbonus giugno 2024

Enea

giugno 2024 per gli interventi in condominio il valore medio dell’investimento risulta pari a 592.595,69 euro, per efficientare gli edifici unifamiliari il valore medio dell’investimento è invece pari a 117.170,50 euro, per i lavori sulle unità immobiliari funzionalmente indipendenti il valore medio dell’investimento è pari a 98.269,78 euro, per i castelli infine il valore medio dell’investimento è pari a 242.212,39 euro.

Più nello specifico, i dati Enea sul superbonus relativi al mese di giugno 2024 indicano che a livello nazionale il totale degli investimenti ammessi a detrazione è stato di 117,774 miliardi di euro per un costo di quasi 122,8 miliardi di detrazioni fiscali. Gli investimenti per interventi di efficientamento energetico agevolati con il superbonus hanno interessato 495.893 edifici, a maggio si contavano 495.717 edifici, si tratta quindi di appena 171 edifici in più, uno scarto ancora inferiore rispetto ad aprile. 

Il totale degli investimenti che hanno interessato i condomini è stato di 79,1 miliardi di euro, quelli che hanno interessato gli edifici unifamiliari sono stati di 28,7 miliardi di euro e quelli che hanno interessato le unità immobiliari funzionalmente indipendenti sono stati di 11,5 miliardi di euro.

Fonte: Idealista.it

Sì della Camera al Decreto salva casa: gli emendamenti approvati

Dopo il via libera della Commissione Ambiente, il decreto salva casa su cui il governo aveva posto la fiducia, ha ottenuto anche il sí della Camera. Il vicepremier e ministro Matteo Salvini ha parlato di “ottima notizia per milioni di italiani”. Adesso il provvedimento, che scade il 28 luglio, passa al Senato per l’approvazione finale. Ma vediamo quali sono le novità dopo gli emendamenti approvati 

  1. Autorizzazione per vetrate panoramiche
  2. I sottotetti possono diventare abitazioni
  3. Superficie 6% in più per immobili sotto 60 mq
  4. Salva casa e norme sull’abitabilità microappartamenti
  5. Il cambio di destinazione d’uso nel Salva Casa
  6. Sanatoria difformità anche in zone vincolate
  7. Salta il decreto Salva Milano
  8. Le nuove norme sugli immobili del Vajont

Autorizzazione per vetrate panoramiche

Non è necessario chiedere autorizzazioni per vetrate panoramiche nei porticati o per installare pergotende o tende bioclimatiche. Lo prevede un emendamento al decreto salva-casa approvato in Commissione ambiente alla Camera.

Il decreto, spiega una nota del Mit, include nuove categorie di interventi in edilizia libera, come la possibilità di realizzare vetrate panoramiche amovibili e totalmente trasparenti (cosiddette “VEPA”) in tutti i porticati, rientranti o meno all’interno dell’edificio, e l’installazione di strutture di protezione dal sole e dalle intemperie, tipo tende a pergola con telo retrattile o elementi regolabili, comprese le cosiddette tende “bioclimatiche”.

I sottotetti possono diventare abitazioni

Anche i sottotetti possono diventare abitazioni. La norma è prevista in un emendamento, riformulato, della Lega al decreto salva-casa e approvato in Commissione ambiente alla Camera.

“Al fine di incentivare l’ampliamento dell’offerta abitativa limitando il consumo di nuovo suolo – è scritto nell’emendamento approvato – il recupero dei sottotetti è comunque consentito nei limiti e secondo le procedure previste dalla legge regionale, anche quando l’intervento di recupero non consenta il rispetto delle distanze minime tra gli edifici e dai confini, a condizione che siano rispettati i limiti di distanza vigenti all’epoca della realizzazione dell’edificio, che non siano paportate modifiche nella forma e nella superficie all’area del sottotetto come delimitata dalle pareti perimetrali e che sia rispettata l’altezza massima dell’edificio assentita”.

Superficie 6% in più per immobili sotto 60 mq

Gli immobili sotto i 60 metri quadri si considerano regolari se hanno una superficie fino a circa 3,5 metri quadri in più rispetto a quanto stabilito dal titolo abitativo. Lo prevede un emendamento al decreto salva-casa che è stato approvato in Commissione ambiente alla Camera.

Nel dettaglio, la norma amplia i margini di tollerabilità per gli immobili inferiori a 60 metri quadri. Nella versione approvata dal Consiglio dei MInistri era infatti prevista una tollerabilità del 5% per gli immobili inferiori a 100 metri quadri, casistica questa in cui rientravano anche gli immobili fino a 60 metri quadri. Ora per unità di queste dimensioni la tollerabilità diventa del 6%.

Salva casa e norme sull’abitabilità microappartamenti

E’ stata anche presentata la riformulazione dell’emendamento della Lega sull’abitabilità per i micro appartamenti. Nel nuovo testo sono confermati i requisiti previsti già nella prima versione: un’altezza minima interna dei locali inferiore a 2.70 metri ma non meno di 2,40 metri mentre per l’alloggio monolocale per una persona è sufficiente una superficie minima di 20 metri quadri che sale a 28 metri quadri per due persone. La sola novità riguarda il fatto che queste condizioni sono richieste, oltre che per ottenere l’agibilità da parte del professionista, anche per “l’acquisizione dell’assenso dell’amministrazione competente, fermo restando il rispetto degli altri requisiti igienico-sanitari previsti dalla normativa vigente”.

Il cambio di destinazione d’uso nel Salva Casa

Via libera poi all’emendamento, riformulato, in base al quale il cambio di destinazione d’uso della singola unità immobiliare, con o senza opere, all’interno della stessa categoria funzionale, è sempre consentito nel rispetto della normativa di settore, ferma restando la possibilità per gli strumenti urbanistici comunali di fissare specifiche condizioni. Inoltre, per le unità immobiliare poste al piano terra (primo piano fuori strada) al seminterrato il passaggio alla destinazione residenziale “è disciplinato dalla legislazione regionale”. Nella prima versione dell’emendamento era invece previsto che il passaggio alla destinazione residenziale di tali immobili fosse possibile nei casi espressamente previsti dal piano urbanistico e dal regolamento edilizio.

Sanatoria difformità anche in zone vincolate

Le difformità degli immobili diventano sanabili anche nelle zone con vincoli paesaggistici. Lo prevede un emendamento (riformulato) al decreto salva-casa, che è stato approvato in Commissione ambiente alla Camera.

Salta il decreto Salva Milano

Nessuna norma ‘salva-Milano’ e’ stata introdotta nel decreto legge sul piano casa che è stato licenziato dalla Commissione ambiente della Camera. Il testo domani andrà in Aula senza le misure annunciate dal ministro delle infrastrutture, Matteo Salvini. Gli emendamenti di maggioranza sul tema sono stati ritirati, mentre quelli presentati dalle opposizioni si considerano respinti a seguito del voto sul mandato al relatore. Da quanto trapela da ambienti parlamentari di maggioranza, le norme ‘salva-Milano’ potrebbero entrare nel decreto infrastrutture, che la stessa Commissione esaminerà subito dopo il provvedimento che ha ricevuto l’ok oggi.

Le nuove norme sugli immobili del Vajont

L’emendamento della Lega sul Vajont, approvato anch’esso, prevede che il rilascio del certificato di collaudo o del certificato di regolare esecuzione, ovvero l’accertamento dello stato dei lavori sulla base dei quali è stata erogata la rata del saldo del contributo, tiene luogo, a tutti gli effetti, del certificato di abitabilità o di agibilità, ferma restando la confomità delle opere realizzate alla disciplina edilizia e urbanistica vigente al momento di realizzazione dell’intervento edilizio”.

Fonte: Idealista.it

Tassi Bce invariati, cosa succede alle rate dei mutui casa

Risparmio fino a 372 euro annui per i mutui a tasso variabile da inizio anno. Praticamente invariati i mutui a tasso fisso

Se lo scorso 6 giugno la Bce aveva deciso il primo taglio dei tassi di interesse di riferimento di 25 punti base, la riunione del 18 luglio ha lasciato fermi i livelli, così come atteso dal mercato. L’istituto guidato da Christine Lagarde ha deciso di mantenere gli attuali livelli: i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale restano quindi invariati rispettivamente al 4,25%, al 4,50% e al 3,75%. Il futuro della politica della BCE è incerto, ma gli analisti credono che ci sarà un nuovo taglio dei tassi nella riunione di settembre. Cosa accadrà alle rate del mutuo? Ecco le simulazioni di idealista

  1. La Bce lascia invariati i tassi interesse, ecco perché
  2. L’inflazione e la crescita nell’eurozona
  3. Tassi di interesse Bce, le previsioni di idealista/mutui
  4. Quanto costa un mutuo da 200mila euro dopo la decisione della Bce
  5. Quando scenderanno ancora i tassi Bce? I commenti degli esperti
  6. Calendario Bce, le prossime decisioni sui tassi

Nell’ultima riunione di politica monetaria, tenutasi il 6 giugno, la BCE ha deciso di procedere con un taglio dei tassi di interesse di riferimento di 25 punti base. Questo è stato il primo allentamento dei tassi dopo 10 aumenti consecutivi e cinque stabilizzazioni, che hanno aiutato a contenere l’inflazione nell’area dell’euro, indice che è sceso al 2,5% a giugno (era al 2,6% a maggio). Ma la BCE ha subito avvertito che “non si impegna preventivamente su una traiettoria specifica dei tassi”, lasciando aperta una possibile stabilizzazione dei tassi a luglio, come ora si è confermato.

La Bce lascia invariati i tassi interesse, ecco perché

La decisione di lasciare i tassi invariati, già attesa dai mercati finanziari, è in linea con il discorso di Christine Lagarde a Sintra, durante l’apertura del Forum della BCE a inizio luglio, nel quale la governatrice sottolineava che il ritmo delle future riduzioni dei tassi rimane “molto incerto”, avvertendo che il lavoro nella lotta contro l’inflazione nella zona euro “non è ancora finito”, quindi è necessario “rimanere vigili”. Per questo motivo, la banca centrale continua a essere determinata a “seguire un approccio basato sui dati e a valutare decisioni di politica monetaria riunione per riunione”, ha evidenziato Lagarde.

L’inflazione e la crescita nell’eurozona

“Sebbene alcune misure dell’inflazione di fondo siano aumentate lievemente a maggio a causa di fattori una tantum, – si legge nella nota che spiega la decisione della Bce, – per la maggior parte sono rimaste stabili o sono diminuite leggermente a giugno. In linea con le aspettative, l’impatto inflazionistico dell’elevata crescita salariale è stato assorbito dai profitti. La politica monetaria mantiene restrittive le condizioni di finanziamento. Al tempo stesso, le pressioni interne sui prezzi restano alte, l’inflazione dei servizi è elevata ed è probabile che l’inflazione complessiva rimanga al di sopra dell’obiettivo fino a gran parte del prossimo anno”.

“Il Consiglio direttivo,- si legge ancora, –  è determinato ad assicurare il ritorno tempestivo dell’inflazione al suo obiettivo del 2% a medio termine. Manterrà i tassi di riferimento su livelli sufficientemente restrittivi finché necessario a conseguire questo fine. Per determinare livello e durata adeguati della restrizione, il Consiglio direttivo continuerà a seguire un approccio guidato dai dati in base al quale le decisioni vengono definite di volta in volta a ogni riunione. In particolare, le decisioni sui tassi di interesse saranno basate sulla sua valutazione delle prospettive di inflazione, considerati i nuovi dati economici e finanziari, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria, senza vincolarsi a un particolare percorso dei tassi”.

Andamento di Irs ed Euribor

in percentualeGen, 2024Mar, 2024Apr, 2024Giu, 2024Lug, 20242,62,83,03,23,43,63,8

Euribor 1 mese

IRS 30 anni

Tassi di interesse Bce, le previsioni di idealista/mutui

“Nessuna sorpresa nella riunione odierna della BCE. Sulla decisione “attendista” pesa la pressione dell’inflazione, con particolare riferimento alla componente energia, – è il parere di Fabio Femiani, responsabile di idealista/mutui per l’Italia. – Contemporaneamente, non sono trapelate, come d’uso aggiungerei, indicazioni sulle future mosse, anche se la maggior parte degli analisti sembra convinta che a settembre possa concretizzarsi un secondo taglio. Sarà l’opportunità, forse più unica che rara, di anticipare per una volta l’eventuale decisione della FED, che si riunirà pochi giorni dopo”.

Quali sono le conseguenze sul mercato dei mutui? “Lanciando un occhio al mercato dei mutui, notiamo come l’Euribor abbia recepito il taglio solo nell’ultimo periodo, mentre l’IRS – dal momento che rappresenta la view di lungo periodo – aveva già incamerato il taglio di giugno e pertanto negli ultimi 6/7 mesi si è mantenuto più stabile. Quella di oggi è una notizia meno positiva soprattutto per i mutuatari a tasso variabile che, dopo i primi benefici in termini di risparmio avuti sulla rata di giugno, avrebbero volentieri accolto nuovi significativi ribassi anche sulla rata di luglio…toccherà aspettare almeno dopo la pausa estiva”.

“Il ritardo nella riduzione dei tassi di interesse implicherà anche un ritardo nelle revisioni al ribasso delle rate dei mutui variabili, – spiega Juan Villén, direttore generale di idealista/mutui. – La situazione è invece migliore per quelle famiglie che cercano un prestito ipotecario in questo momento, poiché la concorrenza tra gli enti ha provocato una riduzione degli spread per i nuovi mutui e si prevede che continueranno a seguire la stessa tendenza per il resto dell’anno”.

Mutuo trentennale da 200 mila euro 

Spread 0,50% per i mutui a tasso fisso e 0,75% per i mutui a tasso variabileGen, 2024Mar, 2024Apr, 2024Giu, 2024Lug, 20248408608809009209409609801.0001.020

Tasso Variabile (rata in euro)

Tasso Fisso (rata in euro)

Quanto costa un mutuo da 200mila euro dopo la decisione della Bce

Come cambiano, allora, le rate del mutuo oggi? Date le nuove condizioni di mercato, secondo le simulazioni di idealista/mutui, rispetto a inizio anno la rata di un mutuo trentennale a tasso variabile con spread allo 0,75 per cento scende di 31 euro mensili, per un risparmio fino a 372 euro annuali. Scendono, anche se molto meno, anche i mutui a tasso fisso; il risparmio per un mutuo a tasso fisso, sempre con scadenza a 30 anni e spread allo 0,5 per cento da gennaio a luglio ammonta a 4 euro mensili, pari a 48 euro annuali. Al momento, sempre secondo idealista/mutui, il migliore tasso disponibile per un mutuo trentennale da 200 mila euro a tasso fisso è del 3,20 per cento, con rata mensile pari a 864 euro, mentre per i mutui a tasso variabile i migliori tassi sul mercato ammontano al 5,02 per cento, con rata pari a 1076 euro.

Mutuo trentennale da 200 mila euro 

Spread 0.50% per i tassi fissi e 0.75% per i tassi variabili

Tasso Variabile (rata in euro)Tasso Fisso (rata in euro)
Gen, 20241.026843
Mar, 20241.025837
Apr, 20241.020843
Giu, 20241.001841
Lug, 2024995839

E’ pur vero che, nonostante il maggiore risparmio sul tasso variabile, è questa la tipologia di mutuo che rimane più costosa. Secondo Codacons, il mancato taglio dei tassi deciso dalla Bce è una pessima notizia per questa tipologia di utenti. “Ricordiamo infatti, – segnala l’ente, nella persona del presidente Carlo Rienzi, – che un taglio dei tassi dello 0,25% equivale ad un risparmio medio tra i 15 e i 30 euro sulla rata mensile delle tipologie di mutuo variabile più diffuse in Italia, tra -180 e -360 euro annui a famiglia. Una nuova riduzione dei tassi di interesse sarebbe stata senza dubbio un segnale positivo e avrebbe ridato fiato alle famiglie dopo due anni di caro-mutui che hanno pesato su redditi e consumi. La strada per colmare i rialzi imposti dalla Bce rimane, purtroppo, ancora molto lunga: basti pensare che per alcune tipologie di mutuo a tasso variabile la maggiore spesa raggiunge oggi i 5mila euro l’annorispetto ai tassi medi di fine 2021”.

Quando scenderanno ancora i tassi Bce? I commenti degli esperti

La decisione di lasciare invariati i tassi Bce era attesa ampiamente dal mercato, che in generale si attende un nuovo taglio non prima di settembre.

Secondo la Presidente Lagarde, la solidità del mercato del lavoro consente alla BCE di prendere tempo per raccogliere nuove informazioni.- commenta Konstantin Veit, Portfolio Manager di PIMCO. – Di conseguenza, la BCE non ha fretta di tagliare ulteriormente i tassi, le decisioni resteranno di riunione in riunione e il flusso di dati dei prossimi mesi deciderà la velocità con cui la BCE eliminerà ulteriori restrizioni. Data la funzione di reazione della BCE, le cui decisioni si basano sulle prospettive di inflazione, sulle dinamiche inflazionistiche sottostanti e sulla trasmissione delle politiche, prevediamo che la BCE continuerà a prevedere tagli dei tassi nelle riunioni sulle stime dei suoi esperti e ci aspettiamo il prossimo taglio dei tassi a settembre.  Attualmente il mercato prevede altri 45 punti base di tagli dei tassi per quest’anno. L’attuale tasso terminale di circa il 2,5%, superiore alla maggior parte delle stime su un tasso neutrale per l’area dell’euro, indica un’elevata preoccupazione per l’inflazione dell’ultimo miglio. Nel complesso, le valutazioni di mercato sembrano ragionevoli e attualmente sono sostanzialmente in linea con la nostra previsione di base, che da tempo vede tre tagli per quest’anno”.

“Solamente nuove indicazioni di forte rallentamento della crescita dei prezzi al consumo potrebbero convincere i banchieri centrali a tagliare nuovamente i tassi a settembre, – è il parere di Filippo Diodovich, Senior Market Strategist di IG Italia. – Manteniamo le nostre prospettive su 2 tagli dei tassi di interesse nelle prossime 4 riunioni (a settembre e dicembre)”.

“La BCE si prende una pausa estiva. Un paio di mesi in più consentiranno all’istituzione di valutare meglio la traiettoria dell’inflazione e della crescita dell’area, eventualmente confermando che la strada intrapresa è quella desiderata, – commenta Kevin Thozet, membro del Comitato Investimenti di Carmignac. – La possibilità di un ulteriore taglio dei tassi a settembre, come per la Fed, è però alta. Nel frattempo, più a lungo i tassi resteranno restrittivi, maggiore sarà la probabilità di una rapida decelerazione dell’economia”. 

La Bce taglierà i tassi forse solo un’altra volta quest’anno, con un tasso finale di circa il 3% nel 2025, – è il parere di Álvaro Sanmartín, Chief Economist, Amchor IS. – Nell’Eurozona continuiamo a vedere un moderato rimbalzo economico, con tassi di crescita complessivamente superiori all’1% nel 2024, un calo dell’inflazione di fondo, anche se probabilmente più lento rispetto agli Stati Uniti”.

Calendario Bce, le prossime decisioni sui tassi

Ecco il calendario delle prossime riunioni Bce durante le quali l’istituto di Francoforte potrebbe decidere nuove variazioni nei tassi di interesse:

  • 12 settembre 2024
  • 17 ottobre 2024
  • 12 dicembre 2024
  • 30 gennaio 2025
  • 6 marzo 2025
  • 17 aprile 2025
  • 5 giugno 2025
  • 24 luglio 2025
  • 11 settembre 2025
  • 30 ottobre 2025
  • 18 dicembre 2025

Fonte: Idealista.it

Gli affitti transitori dominano il mercato immobiliare: crescita del 29% nell’ultimo anno

Le città italiane vedono un aumento significativo delle locazioni transitorie, con Venezia in testa (45% sul totale di offerta di affitti)

Gli affitti transitori stanno guadagnando sempre più importanza nel mercato immobiliare, a discapito degli affitti permanenti (locazioni classiche). Nel secondo trimestre del 2024, questa tipologia di locazione ha rappresentato il 23% del mercato, con un aumento dell’offerta annuale del 29%. Al contrario, l’offerta di affitti permanenti è cresciuta solo del 6% nello stesso periodo, secondo l’ultimo report sullo stock delle locazioni elaborato da idealista, portale immobiliare leader per sviluppo tecnologico in Italia.

Il capoluogo con la maggior percentuale di affitti transitori sull’offerta complessiva è Venezia (45%), seguita da Massa (42%), Livorno (33%), Firenze e Catanzaro (entrambe 31%). Anche a Genova, Pisa, Salerno e Verbania, l’offerta di affitti transitori supera la media nazionale del 29%, raggiungendo il 30%.

Seguono le città di Milano (28% del totale), Napoli, Lucca, Trento e Roma (tutte al 27%) quindi tutti gli altri capoluoghi, con le zone meno stressate da questa categoria di affitti rappresentate da Fermo (4%), Frosinone (4%), Vercelli (3%), Caltanissetta (3%) e Benevento (2%).

Trend in forte crescita dell’offerta di locazioni transitorie

Tra i grandi mercati, gli incrementi più spettacolari dell’offerta transitoria si sono verificati a Cagliari e Bologna, con un incremento rispettivamente del 206% e del 186% in più rispetto a un anno fa, seguite da Milano (96%), Firenze (51%), Napoli (47%) e Genova (44%). A Torino e Roma invece, l’offerta di affitti temporanei è cresciuta sotto la media nazionale del 29%, rispettivamente del 26% e del 12% negli ultimi 12 mesi.

Le fluttuazioni più significative dell’offerta di affitti transitori si sono registrati nei piccoli mercati, dove questo fenomeno era finora marginale: la comparsa anche di pochi annunci ha causato, infatti, aumenti molto marcati. Ad esempio, Ascoli Piceno ha visto un aumento del 300%, Cosenza del 250%, Macerata e Vibo Valentia del 200%, Bolzano del 150%, Siena del 144%, Como del 124% e Reggio Calabria del 100%. Al contrario, forti diminuzioni si sono verificate in capoluoghi come Fermo (-90%), Oristano (-80%), Enna (-67%), Trento (-63%), Potenza (-57%), Vercelli e Rovigo (entrambe -50%).

Gli affitti permanenti si confermano in leggero costante incremento 

Complessivamente, l’offerta di affitti permanenti conferma il trend di crescita dell’ultimo anno, sebbene registri un calo del 6% rispetto al trimestre precedente. Variazioni positive interessano 63 capoluoghi su 106 monitorati. Nei principali mercati degli affitti, si osserva una tendenza contrapposta: a Milano, lo stock di abitazioni destinate alla locazione classica è cresciuto del 36% rispetto allo scorso anno, mentre a Roma è diminuito del 27%. In questo range troviamo altri grandi mercati come Bologna (9%), Firenze (3%) e Napoli (2%) che mostrano incrementi, mentre Torino (-9%), Venezia (-12%) e Genova (-14%) sono in calo.

I mercati più piccoli mostrano le maggiori fluttuazioni nell’offerta di alloggi in affitto 4+4, con Benevento (133%), Barletta e Bolzano (entrambe +81%), Brindisi (79%) e Parma (76%) in testa. Le diminuzioni più significative dello stock si registrano a Nuoro (-56%), Sondrio (-54%) e Lodi (-51%) nell’ultimo anno.

Il peso degli affitti transitori sul mercato delle locazioni

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CapoluoghiVar. offerta locazione classicaVar. offerta locazione transitoria% transitoria sul totale
Agrigento38%36%14%
Alessandria−22%7%8%
Ancona−4%31%20%
Aosta31%50%24%
Arezzo43%45%14%
Ascoli Piceno−4%300%7%
Asti−29%−46%6%
Avellino9%−46%8%
Bari54%26%24%
Barletta81%40%10%
Belluno−27%0%18%
Benevento133%−43%2%
Bergamo2%49%24%
Biella−27%7%10%
Bologna9%186%24%
Bolzano-Bozen81%150%7%
Brescia23%−30%14%
Brindisi79%24%23%
Cagliari58%206%26%
Caltanissetta31%0%3%

Metodologia d’analisi

Dati raccolti e analizzati da idealista/data, la proptech di idealista che fornisce informazioni a un pubblico professionale per facilitare il processo decisionale strategico, sia in Spagna, Italia e Portogallo. Utilizza tutti i parametri del database idealista di ciascun Paese, così come altre fonti di dati pubbliche e private per offrire servizi di valutazione, investimento, acquisizione e analisi di mercato.

Cos’è l’affitto transitorio?

Il contratto di locazione transitorio, regolato dalla legge 431/1998, è un accordo impiegato per l’affitto di un immobile ad uso abitativo per un periodo di tempo limitato e per esigenze abitative temporanee non turistiche. Questo tipo di contratto di locazione è particolarmente vantaggioso per studenti universitari e lavoratori che necessitano di trascorrere un breve periodo fuori dalla loro città di residenza per motivi di studio o lavoro.

Il contratto di locazione transitorio ha una durata minima di 1 mese e massima di 18 mesi. Rispettare le tempistiche stabilite dalla legge è fondamentale per evitare di incorrere nella nullità dell’accordo, il quale va registrato solo se si superano i 30 giorni di locazione. Per redigere questo tipo di contratto di locazione, il modello da utilizzare è quello predisposto dalla Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture.

Fonte: Idealista.it

Mercato immobiliare: le previsioni di Nomisma su compravendite, prezzi e mutui fino al 2026

Il differenziale tra dinamica inflazionistica e dinamica salariale nel 2024 è del 9,6 per cento

La buona notizia è che i salari crescono, l’Italia rasenta la piena occupazione e la crescita del nostro Paese fa ben sperare nel panorama europeo. La cattiva è che l’inflazione è ancora più alta dei salari, l’accesso al credito è troppo selettivo e le aspettative sul futuro delle famiglie restano incerte. In questo scenario, la domanda di casa degli italiani, che sempre più guarda con interesse alla locazione, resta sorprendentemente dinamica e, pur se con un previsto calo di compravendite, si mantiene su livelli superiori al periodo pre-covid. Queste sono alcune delle evidenze emerse dal  2° Osservatorio sul Mercato Immobiliare 2024 di Nomisma, presentato a Milano il 9 luglio scorso, che ha analizzato l’andamento dei mercati nelle 13 principali città italiane: Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Padova, Palermo, Roma, Torino e Venezia.

  1. Potere di acquisto degli italiani
  2. Compravendite, domanda e offerta nel mercato immobiliare italiano
  3. I fattori della domanda e offerta di case nei prossimi anni
  4. Il mercato delle locazioni
  5. Le performance immobiliari delle principali città italiane

Potere di acquisto degli italiani

Come spiegato dal capo economista di Nomisma Lucio Poma, i fondamentali del nostro Paese sono tutt’altro che disprezzabili. Se nell’area Euro il 2023 si è chiuso con un Pil del +0.4 per cento, l’Italia ha messo a segno un +0,9 per cento, eguagliato solo dalla Francia (mentre la Germania arranca con un -0,3 per cento) e chiuderà il 2024, secondo le previsioni, con un +0,7 per cento (a fronte di un +0.8 per cento europeo).

Si imposta poi al ribasso l’inflazione, con il prezzo del gas calato del 60 per cento dal 2022 e con un costo della vita che nel giugno 2024 si è attestato nell’area euro al 2,5 per cento mentre un Italia si è fermato al +0,8 per cento. La cattiva notizia si nasconde nei dettagli: al calo del prezzo del gas non corrisponde un calo pari nel prezzo del petrolio, a causa delle politiche dell’Opec, e men che meno un calo della benzina alla pompa, il che mantiene alta l’inflazione “core”. Peraltro,

il fatto che l’inflazione abbia ormai smesso di crescere, non significa che i prezzi siano tornati ai livelli precedenti alla fiammata inflattiva degli ultimi tempi; il +12 per cento che è stato immagazzinato in passato non è ancora stato smaltito,

e ne sono una prova i livelli dei prezzi degli alimentari e in generale del paniere Istat.

Di contro, se in Italia abbiamo praticamente raggiunto la piena occupazione (con rischio tuttavia, avverte Poma, che la crescita si fermi presto, data la presenza di ben un terzo di inattivi tra la forza lavoro disponibile), i salari dal 2022 sono cresciuti intorno al 5 per cento, a fronte di una inflazione che ha registrato una impennata di circa il 15 per cento, a danno, nonostante tutto, della disponibilità di spesa e del potere di acquisto degli italiani. Il differenziale tra dinamica inflazionistica e dinamica salariale nel 2024 si attesta al 9,6 per cento.

A ciò si aggiungano i criteri di concessione del credito (e segnatamente dei mutui casa) fattisi più stringenti, in assenza di campagne promozionali da parte delle banche per la concessione di prestiti per l’acquisto di casa, e lo stesso costo di mutui e prestiti, che resta alto nonostante i primi tagli dei tassi da parte della Bce. Il calo del potere d’acquisto, non suffragato dalla possibilità di agevole accesso al credito, insomma, influenza la capacità di spesa degli italiani e, tra l’altro, la domanda di nuove abitazioni. Nomisma stima in 300.000 il numero di famiglie che nonostante fossero intenzionate ad acquistare casa con mutuo, non siano riuscite a concretizzare il proposito.

Compravendite, domanda e offerta nel mercato immobiliare italiano

Alla luce di quanto sopra, secondo l’Ad di Nomisma Luca Dondi il dinamismo mostrato nonostante tutto dal mercato immobiliare italiano è comunque notevole. A fronte di un ricorso al credito storicamente basso, reso ancor più difficoltoso, come si diceva, dalle condizioni stringenti delle banche, il numero di potenziali interessati ad un acquisto di casa nell’anno resta sotto l’1 per cento, a fronte di erogazioni di mutui che nella prima parte del 2024 non superano i 7,7 miliardi di euro (la metà di quanto registrato nel 2022). Le previsioni per le erogazioni di mutui nel 2024, 2025 e 2026 si attestano rispettivamente a 38 miliardi di euro, 39,9 miliardi e 40,2 miliardi.

Ciononostante, il 2023 si è chiuso con 710 mila compravendite che, se pure rappresentano un calo significativo rispetto alle cifre del 2021 e 2022 (rispettivamente 749 mila e 785 mila) sono comunque ben più di quanto registrato dal 2008 in poi (in media circa 570 mila compravendite l’anno). Di queste, nel primo trimestre 2024 il 38,6 per cento sono acquisti assistititi da mutuo, drasticamente calate dal 51,9% del primo trimestre 2022. Il calo delle compravendite registrato nel 2023 è quindi probabilmente imputabile solo alla componente di domanda uscita dal mercato perché dipendente dal credito bancario (-26%), mentre gli acquisti senza mutuo hanno continuato a crescere (+4,8%). Il che significa che l’acquisto di casa resta interessante per quella fetta di famiglie che dispone di risorse economiche sufficienti per affrontarlo senza la necessità del supporto bancario.

Le previsioni per i prossimi anni secondo Nomisma parlano quindi di 694 mila compravendite per il 2024, 708 mila per il 2025 e 710 mila per il 2026.

prezzi immobiliari nelle principali 13 città italiane sono saliti a inizio 2024 dell’1,9 per cento, con il massimo di Milano (+3,2 per cento, quota dimezzata rispetto al 2022) e il minimo di Catania, +0.3 per cento. Le previsioni Nomisma sui prezzi vedono valori nominali in crescita nel 2024 e nel 2025 del 2 per cento e nel 2026 dell’1,9 per cento; per quanto riguarda i valori reali, le previsioni sono rispettivamente per un +0,8, +0,0 e +0,1 per cento.

I fattori della domanda e offerta di case nei prossimi anni

A muovere il mercato immobiliare, secondo Luca Dondi, nei prossimi anni saranno due fattori principali: da un lato la trasformazione demografica, dall’altro le conseguenze della direttiva Case Green.

Sotto il profilo della trasformazione demografica, saremo testimoni di un calo della popolazione che porterà a un livello di 47,8 milioni di residenti sul territorio nazionale entro il 2070, una perdita di circa il 20 per cento che colpirà soprattutto il sud e le isole. Si avrà inoltre una disgregazione sempre maggiore della famiglia tradizionale; il che tuttavia non sarà negativo per il mercato immobiliare, perché la minore numerosità delle famiglie sarà compensata da un maggior numero di nuclei familiari, che arriveranno a 26,3 milioni di, anche se composti solo da una o due persone. Se la tendenza si dovesse mantenere invariata, le coppie senza figli supereranno quelle con i figli nel 2045 mentre nel 2041 la quota degli over 65 sul totale delle persone sole inciderà per il 60 per cento.

Tale “salvagente” non ci sarà, tuttavia, per quanto riguarda la direttiva Case Green, che costringerà gli italiani a interventi dispendiosi sul patrimonio immobiliare che, in massima parte, è obsoleto e lontano dagli standard fissati dalla norma europea.

La riqualificazione, osserva Dondi, non può essere posta tutta in capo ai privati, ma vanno pensati degli incentivi per sostenerla.

Il mercato delle locazioni

Un altro fattore che sposta l’attenzione dalle compravendite residenziali saranno le locazioni, sempre più presenti tra le alternative abitative degli italiani. La domanda di sistemazioni in locazione si differenzia tra affitti a lungo termine, a breve termine/turistici e studenteschi/lavorativi, ma lato proprietari l’offerta diventa sempre più selettiva, con un calo dei contratti di affitto passati nel 2023 a 1,282 milioni circa dagli 1,324 del 2021. D’altro canto i canoni di affitto vengono influenzati da un lato dalla carenza di offerta, dall’altro dagli affitti brevi. I quali, se è pur vero che numericamente incidono poco in termini di appartamenti disponibili (gli alloggi in affitto breve sono davvero una percentuale risibile del totale), è anche vero che si concentrano tutti in zone specifiche di città specifiche, con un potere di incidere sull’andamento dei prezzi e sulla riconfigurazione dei centri urbani che è amplificato di conseguenza.

canoni di affitto si prevedono quindi in crescita, creando un tema che va affrontato a livello di politiche abitative e di investimenti. Nella prima parte del 2024 abbiamo visto un aumento dei canoni di affitto del 4,6 per cento, con il massimo registrato da Bologna con il +7,3 per cento e il minimo di Venezia Mestre con un +1,4 per cento.

Le performance immobiliari delle principali città italiane

Secondo quanto rilevato da Nomisma, i prezzi delle abitazioni in ottimo e buono stato continuano a salire, registrando nel semestre un incremento rispettivamente del +1,6% e del +1,4%. Questi aumenti, leggermente superiori a quelli del primo semestre dello scorso anno, confermano il trend di crescita dei prezzi delle abitazioni iniziato nel post pandemia. In particolare, i prezzi delle abitazioni nuove variano dal +0,4% semestrale di Torino al +2,4% di Milano. Il capoluogo lombardo detiene anche il primato per la variazione dei prezzi delle abitazioni usate, con un +2% rispetto alla crescita minima del +0,5% di Genova.

Sul mercato delle locazioni, la crescente domanda ha determinato un incremento dei canoni del +2,5% semestrale. I mercati di Torino e Firenze, pur avendo nel complesso sottoperformato rispetto agli altri principali mercati, hanno registrato la maggiore crescita dei canoni, superando il 3% semestrale. Considerando i canoni medi, le città con i valori più elevati sono Milano, Roma, Firenze, seguite da Bologna e Padova, con affitti compresi tra 780-930 euro al mese per un appartamento di circa 80 metri quadrati. All’estremo opposto, si trovano i mercati di Catania, Palermo, Torino e Bari, con canoni medi tra 450-520 euro al mese.

Nomisma rileva che il tempo medio per finalizzare una compravendita è di poco meno di 5 mesi, con Milano che segna un record di 4,2 mesi. Molto più brevi i tempi per stipulare un contratto d’affitto, con una media di circa 1,9 mesi, eccezion fatta per Bologna, dove bastano poco più di 1 mese.

Fonte: Idealista.it