L’aria condizionata è più comune nelle case in affitto che in vendita
Con la prima ondata di caldo africano il condizionatore diventa automaticamente l’elettrodomestico più desiderato da chi cerca un po’ di sollievo dall’afa. Eppure, il parco abitativo dotato di sistemi di refrigerazione già installati è solo il 31% del totale, secondo uno studio pubblicato da idealista. Per ottenere questi risultati, il portale immobiliare leader per sviluppo tecnologico in Italia, ha analizzato le circa 580.000 abitazioni in vendita e in affitto pubblicate nel suo database il 3 luglio 2023.
Le province con la percentuale più alta di appartamenti dotati di climatizzatore sono Mantova (61%), Treviso (58%), Verona, Modena e Padova (57% nei tre casi). Vicenza e Pordenone, entrambe con il 54% delle abitazioni dotate di aria condizionata, Piacenza (52%), Parma, Cagliari, Cremona (51% nei 3 casi) e Venezia (50%) completano il lotto delle città in cui più della metà del parco immobiliare è dotato di climatizzatore
Sul versante opposto troviamo alcune zone tradizionalmente caratterizzate da un clima più fresco, anch’esse non risparmiate dalle ondate di calore, soprattutto negli ultimi anni. L’Aquila (3%) è la provincia con la percentuale più bassa di case sul mercato con aria condizionata, seguita da Aosta con il 4%. Indici inferiori al 10% anche per Cuneo (6%), Rieti, Belluno (entrambe 7%), Campobasso, Sondrio (entrambe 8%) e Biella (9%).
Più aria condizionata nelle case in locazione che per quelle in vendita.
Lo studio fa emergere una differenza di ben 10 punti percentuali tra la locazione e la vendita, con il 40% dello stock abitativo in affitto dotato di condizionatori installati contro il 30% delle case in vendita. La spiegazione più probabile di questa differenza è che gli inquilini apprezzano l’aria condizionata come un “extra”, mentre non è così determinante per l’acquisto di una casa, poiché la sua installazione è economica rispetto al costo di acquisto dell’abitazione.
Le percentuali toccano l’86% delle case che vengono affittate con aria condizionata in provincia di Vicenza, mentre solo il 50% di quelle in vendita ne è provvisto. A Pordenone, l’83% del parco abitativo in affitto ne è provvisto, contro il 53% dello stock in vendita; tendenza rispettata anche a Milano e a Roma dove la percentuale di case dotate di condizionatore destinate alla locazione tocca rispettivamente il 55% e il 47%, contro il 44% delle case in vendita a Milano e il 40% di quelle di Roma.
Nella parte inferiore della tabella L’Aquila (1%), Cuneo (2%), Sondrio (3%), Biella (5%) sono le province con la minore incidenza dell’aria condizionata sullo stock in locazione. Queste zone presentano una maggiore presenza di abitazioni con aria condizionata tra le case in vendita rispetto alla locazione, con L’Aquila al 4%, Cuneo al 6%, Sondrio e Biella al 9%.
I dati del report “Housing Insider: European Real Estate Insights” di RE/MAX Europe
Il mercato immobiliare europeo ha dimostrato una notevole resilienza e capacità di adattamento nel 2023, con variazioni significative tra i diversi Paesi dovute a differenti reazioni agli eventi economici e agli interventi politici. Anche le crescenti preoccupazioni per il cambiamento climatico hanno influenzato il comportamento dei consumatori, la legislazione e le decisioni di aziende e investitori, spingendo il settore verso scelte più sostenibili. Questo è quanto emerge dal report “Housing Insider: European Real Estate Insights” di RE/MAX Europe, che analizza le tendenze nei mercati immobiliari di Italia, Portogallo, Spagna, Francia, Germania, Austria, Belgio e Svizzera, fornendo una visione completa delle complessità del settore.
In Italia, il 2023 ha visto una leggera diminuzione dei prezzi al metro quadro, con un calo dello 0,5% rispetto all’anno precedente, portando il costo medio delle abitazioni a circa € 1.684 al metro quadrato. Gli appartamenti sono stati la tipologia abitativa più richiesta, con un tempo medio di permanenza sul mercato di 147 giorni, rispetto ai 172 giorni delle case indipendenti. Questo riflette un mercato più stabile e prevedibile rispetto ad altri Paesi, come la Francia, dove le variazioni trimestrali nei tempi di vendita hanno raggiunto i 70 giorni.
Politiche Bce e previsioni immobiliari 2024
Le politiche monetarie della BCE e le condizioni di accesso al credito più rigorose degli istituti bancari italiani hanno spinto molti potenziali acquirenti a posticipare l’acquisto della casa. Tuttavia, le previsioni per il 2024 sono più ottimistiche: si attende una stabilità dei prezzi al metro quadro, che potrebbe favorire un aumento delle transazioni immobiliari. “Già dai primi mesi del 2024 si è iniziato a manifestare un sentiment diverso rispetto alla fine del 2023. L’annuncio di una possibile riduzione dei tassi, verificatasi poi a giugno ha, infatti, portato anche le banche italiane ad anticipare questi ribassi con condizioni più favorevoli e promozioni specifiche per alcune tipologie di immobili, privilegiando le case green”, commenta Dario Castiglia, CEO & Founder di RE/MAX Italia.
Mercato immobiliare europeo
Anche nel resto d’Europa, il 2023 ha registrato il livello più basso di crescita ipotecariadell’ultimo decennio, con molti potenziali acquirenti che hanno scelto di rinviare l’acquisto della casa, trovando nella locazione una soluzione temporaneamente più accessibile. L’aumento della domanda di immobili in affitto ha portato a un incremento dei prezzi, soprattutto nelle grandi città come Parigi, Londra e Berlino, che hanno raggiunto livelli record.
Prospettive per l’immobiliare
Le prospettive per il 2024 delineate dal report di RE/MAX Europe sono positive, con un ritorno a un mercato più equilibrato. Gli acquirenti potrebbero beneficiare di nuove opportunità, specialmente con l’entrata di privati che hanno posticipato le vendite, favorendo una maggiore negoziazione dei prezzi. Verso la fine del 2023 si è iniziato a vedere una graduale stabilizzazione del mercato immobiliare europeo, che continua a suscitare grande interesse tra gli investitori esteri. “Il mattone continua, dunque, a essere considerato un bene rifugio contro l’inflazione, grazie alla redditività sostenuta dall’aumento dei canoni d’affitto e alla capacità di rivalutazione nel tempo”, aggiunge Castiglia.
“Il 2023 è stato un anno particolarmente sfidante, che ha offerto significative opportunità”, afferma Michael Polzler, CEO di RE/MAX Europe. “In tutti i 40 paesi in cui siamo presenti, oltre 250.000 clienti si sono affidati ai nostri consulenti immobiliari per la gestione delle compravendite, riconoscendo il valore di professionisti competenti e preparati sugli andamenti di mercato”.
Vendere o affittare una casa è sempre una sfida e, in un mercato immobiliare altamente competitivo, è dimostrato che una decorazione professionale può aumentarne il valore fino al 10%. È un modo relativamente semplice e veloce per rivalutare un immobile con qualche piccola modifica che lo renda più appetibile, senza interventi di ristrutturazione. Scopriamo come intervenire sull’arredo di casa senza spendere troppo ma valorizzando semplicemente quello che c’è già.
Organizza lo spazio
Oltre a dover essere tutto molto organizzato, l’idea qui è quella di eliminare gli oggetti personali in eccesso, come fotografie e souvenir di viaggio. Con questa idea la casa risulta visivamente “pulita” e l’arredamento un po’ più neutro e spersonalizzato, in modo tale che chi la prenderà in affitto o la comprerà potrà più facilmente immaginare di viverci.
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Evidenzia gli elementi più caratteristici della casa
Ad esempio, se hai una casa il cui soggiorno si affaccia su un bel giardino, chiudi le tende e riorganizza i mobili in modo che siano rivolti verso l’ esterno. Forse hai una bellissima libreria, un mobile per la televisione o un caminetto attorno al quale vivi la tua vita. Mostrateli, lasciateli vedere a chi sta per acquistare o affittare la casa e lasciate immaginare loro di godere di quei dettagli che rendono speciale la casa. In ogni caso cercate di essere coerenti con l’arredamento, poiché trasmette una sensazione di armonia e un aspetto curato.
Decorare in base alla posizione della casa
Questo è più importante di quanto sembri perché è anche possibile giocare sulle emozioni di chi è interessato al tuo immobile. Ad esempio, se si tratta di una casa al mare, è una buona idea evidenziare colori più tenui e freddi, come il blu, e scegliere materiali naturali per ottenere uno stile costiero.
Se il tuo appartamento si trova nel centro della città, dovresti osare un po’ di più con l’arredamento, optare per colori più allegri, come l’arancione o il rosso, che sono ormai di moda, e optare per uno stile più massimalista con tocchi industriali. Come dicevamo, l’idea è quella di trasmettere con l’arredamento lo stile di vita che sicuramente piacerà di più a chi sta cercando di acquistare o affittare una casa.
Sfrutta al massimo lo spazio con la luce naturale
La luce è fondamentale per sfruttare al meglio lo spazio, in modo che entri attraverso le finestre. Quante volte hai sentito: “L’appartamento mi piace, ma è un po’ buio”. Sfrutta al massimo la luce per far sembrare lo spazio più grande di quello che è. Non posizionare i mobili in modo da ostacolare il passaggio della luce, facendo sembrare lo spazio più ampio. Acquista uno specchio da terra e mettilo in una posizione strategica.
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Piccoli dettagli
I dettagli sono importanti perché contribuiscono all’impressione generale. Se un elemento decorativo attira l’attenzione, l’acquirente se ne accorgerà e questo influenzerà la sua impressione generale. Ad esempio, fiori e accessori decorativi come specchi, fotografie di persone, cuscini o piante aggiungono interesse visivo, personalità e calore alla tua casa.
Vendere o comprare la nuda proprietà di una casa significa avviare una transazione immobiliare senza coinvolgere il diritto ad abitare tra le mura della casa in questione. In altre parole, si acquista la proprietà della casa, ma non la facoltà di farne la propria residenza, almeno fino a che chi vi abita al momento resta in vita. Nonostante possa sembrare un acquisto poco conveniente, non sono pochi in Italia coloro che acquistano case in nuda proprietà. A chi allora conviene vendere e a chi comprare una casa in nuda proprietà? Cosa significa e come funziona? Vediamolo insieme.
Cos’è la nuda proprietà
La nuda proprietà è un diritto reale su una casa che non comprende però il diritto di usufrutto. In particolare chi detiene la nuda proprietà è possessore delle mura, ma non vi abita; ad abitarvi è solitamente qualcun altro. Il nudo proprietario è quindi qualcuno che non ha necessità di utilizzare il bene, né di ricavarne un profitto, almeno non nell’immediato.
Secondo quanto rilevato dall’Ufficio Studi di Tecnocasa, nel 2023 la tipologia di immobile più compravenduta con la formula della nuda proprietà è stata il trilocale, preferito nel 30,4% dei casi, seguito dal bilocale, scelto nel 24,3% delle transazioni, mentre le compravendite di immobili indipendenti e semi-indipendenti rappresentano il 15,7% del totale, in crescita rispetto al 7,7% del 2022.
Cosa significa vendere la nuda proprietà di una casa
Vendere la nuda proprietà di una casa implica che chi lo fa abbia necessità di ricavare liquidità, senza però dover andare ad abitare altrove, o mantenendo la possibilità, come usufruttuario, di affittarla, ricavando ulteriore reddito. Solitamente è la scelta di persone avanti con l’età che cercano un modo per integrare la propria pensione.
Per quanto riguarda i venditori di nuda proprietà, secondo Tecnocasa nel 2023 la maggioranza sono persone che vivono da sole: nel 66,7% dei casi si tratta di single, vedovi, divorziati o separati. Inoltre, nel 79,3% dei casi i venditori hanno un’età superiore ai 64 anni.
Cosa significa acquistare una casa in nuda proprietà
Chi compra una casa in nuda proprietà è qualcuno che non ha necessità di abitare la casa nell’immediato, e contemporaneamente può acquistarla ad un prezzo ridotto. Senza il diritto di usufrutto, infatti, una casa evidentemente costa meno. Tale investimento può avere senso a lungo termine, ad esempio se si vuole destinare l’abitazione ad un figlio piccolo, che diventerà proprietario anche del diritto di abitare la casa alla morte dell’usufruttuario.
Secondo quanto rilevato da Tecnocasa, nel 2023 il 72,9 per cento di coloro che hanno acquistato una casa in nuda proprietà lo ha fatto per reperire liquidità, per mantenere il proprio tenore di vita, oppure per far fronte ad esigenze straordinariesopravvenute con l’età o con la necessità di dover aiutare i propri figli nell’acquisto di una casa. Ancora, nel 2023il 63,8% di chi ha comprato una nuda proprietà lo ha fatto come investimento a lungo termine, rispetto al 62,5% del 2022.
Gli acquirenti più attivi nel mercato della nuda proprietà per Tecnocasa sono quelli di età compresa tra i 45 e i 54 anni, che rappresentano il 29,3% del totale, mentre la percentuale di acquirenti over 65 è bassa, attestandosi al 6,9%. La maggior parte delle compravendite di nuda proprietà è effettuata da famiglie, che costituiscono il 70,8% del totale (spesso genitori che acquistano per i figli), mentre i single rappresentano il 29,2%. In altri casi, l’acquisto viene concluso per garantirsi un tesoretto da integrare alla pensione negli anni futuri.
Acquisto nuda proprietà, quali tasse?
L’acquisto della nuda proprietà implica il pagamento delle imposte ordinarie a seconda che si tratti di prima casa o meno; se ha i requisiti prima casa paga il 2% sul prezzo o valore catastale (al netto del valore dell’usufrutto); se seconda casa, paga il 9%. La manutenzione straordinarie è è inoltre a carico del nudo proprietario, mentre Imu, spese condominiali, manutenzione ordinaria sono a carico dell’usufruttuario.
Nuda proprietà e agevolazioni prima casa
È possibile acquistare una nuda proprietà con le agevolazioni prima casa, ma in questo caso il Fisco ha chiarito che, come sempre, è obbligatorio trasferire la residenza. In particolare, il Fisco ha ricordato che le agevolazioni prima casa “spettano, oltre che per l’acquisto della proprietà di case di abitazione diverse da quelle classificate nelle categorie catastali A1, A8 e A9, anche per gli atti traslativi o costitutivi della nuda proprietà, dell’usufrutto, dell’uso e dell’abitazione relativi alle stesse case”.
Quando conviene la nuda proprietà
Acquistare la nuda proprietà conviene quando si intende are un investimento a lungo termine, perché si sborsa un prezzo più basso, dal momento che il valore della casa è decurtato del valore dell’usufrutto, ma se ne entra in possesso solo alla morte dell’usufruttuario, o comunque al momento in cui si decide di far terminare il diritto di usufrutto.
Vendere la nuda proprietà conviene quando si ha bisogno di liquidità ma non si desidera vivere altrove. La liquidità può essere versata tutta in una volta o sotto forma di rendita; in questo caso occorre però essere sicuri che l’acquirente non si riveli poi inadempiente.
Nuda proprietà ed eredità
Gli eredi dell’usufruttuario di una casa venduta in nuda proprietà a terzi, ovviamente, non erediteranno la proprietà e nemmeno l’usufrutto. Ciò può essere uno svantaggio, ma non necessariamente. Potrebbe trattarsi di una casa che agli eredi non interessa, quindi vendere la nuda proprietà è anche un modo dell’anziano di sgravare i figli da fastidiose incombenze successive alla morte.
Nuda proprietà e mutuo
Si può comprare una nuda proprietà usufruendo di un mutuo. Il finanziamento avrà però importo ridotto essendo commisurato al valore dell’immobile decurtato di quello dell’usufrutto. Secondo Tecnocasa, nel 2023 il 27,1% degli acquisti di nuda proprietà è avvenuto tramite mutuo, mentre il 72,9% è stato concluso in contanti. La percentuale di acquisti con mutuo è in aumento rispetto agli anni precedenti.
Il prezzo medio delle abitazioni in Italia è di 1.821 euro/m²
Nel secondo trimestre del 2024, i prezzi delle abitazioni in Italia hanno subito una battuta d’arresto, registrando un calo dell’1,6% rispetto al trimestre precedente e rimanendo invariati rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, a una media di 1.821 euro al metro quadro. Questi dati emergono dal nuovo report sui prezzi delle abitazioni usate, elaborato da idealista, il portale immobiliare leader nello sviluppo tecnologico in Italia.
Secondo Vincenzo De Tommaso, Responsabile dell’Ufficio Studi di idealista: “la diminuzione dei prezzi indica un cambiamento rispetto alla moderata tendenza rialzista che ha caratterizzato il mercato immobiliare negli ultimi anni. Questo cambiamento è causato dall’atteggiamento più cauto degli acquirenti, verosimilmente in attesa di potenziali riduzioni dei tassi di interesse da parte della BCE, e riflette una riduzione della domanda per le transazioni immobiliari residenziali.
Con la diminuzione della domanda, l’offerta, pur essendo ancora limitata, sta gradualmente aumentando nel Paese, soprattutto nelle grandi città come Milano e Torino. Questo potrebbe anticipare condizioni di mercato più favorevoli per coloro che stanno considerando di investire o di acquistare proprietà nel mercato immobiliare nei prossimi mesi”.
Capoluoghi Il mercato immobiliare delle città capoluogo mostra una tendenza generale al ribasso, con 58 capoluoghi che vedono una diminuzione dei prezzi, 41 con un aumento e tre (Milano, Viterbo e Pisa) che rimangono stabili rispetto al trimestre precedente. Le città che hanno registrato i cali più significativi sono Benevento (-7,4%), Potenza (-6,2%) e L’Aquila (-6,1%). Altre 55 città hanno subito riduzioni variabili tra il -5,8% di Ascoli Piceno e il -0,1% di Cosenza e Ravenna. Al contrario, gli aumenti maggiori sono stati osservati a Vicenza (6,8%), Cuneo (4,3%), Verbania e Ferrara (entrambe con un incremento del 2,7%).
I prezzi medi delle case per capoluogo nel II trimestre 2024
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Capoluogo
Prezzo medio (euro/mq)
Milano
4.987
Venezia
4.486
Firenze
4.110
Bologna
3.443
Trento
3.063
Roma
3.012
Siena
2.917
Monza
2.754
Napoli
2.738
Rimini
2.691
Pisa
2.581
Massa
2.538
Salerno
2.446
Treviso
2.429
Verona
2.382
Cagliari
2.363
Parma
2.301
Modena
2.292
Verbania
2.280
Padova
2.231
Nei principali mercati, gli unici aumenti sono stati registrati a Firenze (0,7%) e Venezia (0,4%). Milano è rimasta stabile, mentre Bologna (-0,2%), Roma (-0,3%), Torino (-0,8%), Palermo (-2,6%) e Napoli (-3%) hanno registrato cali.
Milano si conferma la città con i prezzi immobiliari più elevati (4.987 euro/m²), seguita da Venezia (4.486 euro/m²) e Firenze (4.110 euro/m²), le uniche tre città italiane con valori superiori ai 4.000 euro al metro quadrato. Le città più economiche per l’acquisto di un immobile sono Caltanissetta (713 euro/m²), Ragusa (734 euro/m²) e Biella (753 euro/m²).
Province A livello provinciale, la tendenza ribassista è più evidente con 81 province in calo, guidate da Benevento (-7,6%), Fermo e Sondrio (-6,5%) e Reggio Calabria (-5,5%). Anche le province di Milano (-1,2%) e Roma (-1,9%) sono in diminuzione. Viterbo e Ragusa rimangono stabili questo trimestre. Gli incrementi riguardano 23 province, trainati da Cuneo (4,5%), Livorno (2,7%) e Vicenza (2,5%).
I prezzi delle case per provincia nel II trimestre 2024
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Provincia
Prezzo medio (euro/mq)
Bolzano-Bozen
4.504
Milano
3.389
Savona
3.071
Lucca
3.060
Firenze
2.905
Imperia
2.718
Aosta
2.621
Rimini
2.552
Venezia
2.511
Roma
2.404
Livorno
2.374
Bologna
2.356
Grosseto
2.347
Sassari
2.342
Trento
2.334
La Spezia
2.228
Trieste
2.211
Napoli
2.158
Ravenna
2.151
Brescia
2.149
La provincia più cara è Bolzano (4.504 euro/m²), seguita da Milano (3.389 euro/m²), Savona (3.071 euro/m²) e Lucca (3.060 euro/m²), tutte con valori superiori ai 3.000 euro al metro quadrato. Le province più economiche sono Biella (625 euro/m²), Caltanissetta (651 euro/m²) e Isernia (669 euro/m²).
Regioni Nel trimestre primaverile, i prezzi delle case sono diminuiti in quasi tutte le regioni italiane, con le eccezioni di Trentino-Alto Adige (1,4%), Friuli-Venezia Giulia (0,2%) e Liguria (0,1%), che hanno registrato incrementi. Le riduzioni hanno colpito 17 regioni, con i cali maggiori nelle Marche (-3,3%), Basilicata, Campania e Valle d’Aosta (tutte -3,1%). Altre regioni con ribassi significativi includono Calabria (-2,8%), Lazio (-2,2%), Abruzzo (-2,1%) e Sicilia (-1,7%), tutte superiori alla media nazionale del -1,6%.
I prezzi delle case per regione nel II trimestre 2024
Regione
Prezzo medio (euro(mq)
Trentino-Alto Adige
3.144
Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste
2.621
Liguria
2.501
Toscana
2.315
Lombardia
2.153
Lazio
2.085
Emilia-Romagna
1.837
Veneto
1.805
Sardegna
1.600
Campania
1.594
Marche
1.493
Friuli-Venezia Giulia
1.447
Piemonte
1.269
Puglia
1.233
Abruzzo
1.168
Basilicata
1.152
Umbria
1.054
Sicilia
1.022
Calabria
889
Molise
881
Il Trentino-Alto Adige, con 3.144 euro/m², si conferma la regione italiana con i prezzi più elevati, seguito da Valle d’Aosta (2.621 euro/m²), Liguria (2.501 euro/m²) e Toscana (2.315 euro/m²). Anche Lombardia (2.153 euro/m²), Lazio (2.085 euro/m²) ed Emilia-Romagna (1.837 euro/m²) presentano valori superiori alla media nazionale di 1.821 euro. Le regioni più economiche per l’acquisto di un’abitazione sono Molise (881 euro/m²) e Calabria (889 euro/m²), le uniche con prezzi inferiori ai 1.000 euro al metro quadro.
L’indice dei valori immobiliari di idealista aggiornato A partire dal rapporto relativo al secondo trimestre del 2022, abbiamo aggiornato la metodologia di calcolo per la determinazione del prezzo delle abitazioni rimuovendo gli annunci di aste dal campione storico di idealista (da gennaio 2012 ad oggi).
Tale approccio permette di minimizzare le distorsioni statistiche derivanti dai prezzi di questi annunci, che non rispecchiano l’effettiva richiesta del proprietario, ma il prezzo di base d’asta (prezzo inferiore al suo valore), e garantisce la massima accuratezza del nostro report.
Dal 2021 abbiamo osservato una presenza crescente di annunci di aste sul portale, soprattutto nelle aree urbane, da qui la scelta di intervenire per rimuovere gli annunci prima di procedere al calcolo per minimizzare le distorsioni del campione e far sì che le serie di prezzi generate siano più stabili e rappresentino al meglio i prezzi di offerta.
Nel 2019 idealista aveva introdotto una nuova metodologia di calcolo tesa a rendere la nostra analisi dell’evoluzione dei prezzi, specialmente in aree di piccole dimensioni, ancora più robusta che in passato. Per evitare salti nella nostra serie, i dati dal 2007 erano stati ricalcolati con la nuova metodologia.
Su raccomandazione del team statistico di idealista/data, divisione specializzata nella gestione di grandi volumi di informazioni e nel data modeling, avevamo aggiornato la formula per indicare il prezzo medio con maggiore certezza: oltre a eliminare gli annunci atipici e con i prezzi fuori mercato, si calcola il valore mediano invece del valore medio. Con questo cambiamento, oltre ad affinare ulteriormente il nostro indice rendendolo più rispondente alla realtà del mercato, omologhiamo la nostra metodologia a quelle applicate in altri Paesi per ottenere dati immobiliari.
Tra le tipologie immobiliari che compongono il campione da analizzare, vengono incluse le case unifamiliari (viletta o chalet), mentre sono esclusi gli immobili, di qualsiasi tipo, che sono rimaste nel nostro database senza ottenere interazioni utente per molto tempo. Inoltre, a partire da questo mese sono state scartate anche le aste. Il rapporto è sempre basato sui prezzi di offerta pubblicati dagli inserzionisti di idealista.
I canoni di locazione in Italia raggiungono un nuovo record, toccando i 14,1 euro al metro quadro. È il livello più alto registrato dal 2012, anno di inizio delle rilevazioni di idealista. Nel secondo trimestre del 2024, l’aumento è stato del 6,9%, mentre su base annua l’incremento è stato dell’11,4%, secondo l’ultimo report pubblicato da idealista, portale immobiliare leader per sviluppo tecnologico in Italia.
Secondo Vincenzo De Tommaso, Responsabile dell’Ufficio Studi di idealista: “L’aumento dei prezzi delle locazioni è dovuto a una combinazione di fattori: la crescente domanda, l’offerta limitata, l’inflazione e i cambiamenti nelle preferenze degli affittuari. In molti, a causa dell’aumento dei tassi di interesse, hanno scelto di rimanere in affitto piuttosto che acquistare una casa, bloccando ulteriormente il mercato. Monitorare questi elementi sarà fondamentale per capire come evolverà il mercato degli affitti in Italia nei prossimi trimestri”.
Capoluoghi Nella primavera di quest’anno, la maggior parte dei capoluoghi ha visto un aumento dei canoni. Le città con i maggiori incrementi sono state Venezia (12,3%), Arezzo (9,9%), Prato (9,8%), Agrigento (8,6%), Catania (8,1%) e Messina (8%). Aumenti in altre 49 città, con variazioni che vanno dal 6,8% di Caserta allo 0,3% di Trieste.
Canoni di locazione per capoluogo nel II trim 2024
Tra i principali mercati, Torino (4,6%), Napoli (3,8%) e Roma (2%) hanno registrato gli aumenti maggiori. Al contrario, Bologna (-0,5%), Milano (-1,1%) e Firenze (-3,9%) hanno subito cali. Le riduzioni più marcate si registrano ad Asti (-7,7%), Caltanissetta (-6,5%), Pesaro (-6%) e Como (-5,9%). Gli altri cali variano dal -5,3% di Lecco al -0,3% di Cesena.
Milano rimane la città più costosa con 23,1 euro al metro al quadro di media mensile, seguita da Venezia (20 euro/m²), Firenze (19,9 euro/m²) e Bologna (17,1 euro/m²). Le città con i canoni più bassi sono Caltanissetta (4,6 euro/m²), Reggio Calabria (5,4 euro/m²) e Cosenza (5,7 euro/m²).
Province Quasi tutte le aree provinciali italiane – oltre il 90% – hanno registrato aumenti nel secondo trimestre. Gli incrementi maggiori si sono rilevati a Latina (36,6%), Arezzo (32,2%), Massa-Carrara (31,9%), Fermo (24,4%), Ascoli Piceno (23,2%), Teramo (22,7%) e Sassari (22,2%). Aumenti a doppia cifra anche in altre 18 province, con variazioni tra il 21,4% di Catanzaro e il 10% di Vercelli. Altre 69 province evidenziano incrementi tra il 9,9% di Brindisi e lo 0,1% di Bologna. La provincia di Roma ha visto una crescita del 7,9%, mentre Milano ha segnato una lieve contrazione dello 0,4%. Sono solo 10 le province che hanno subito una riduzione dei canoni di locazione, con Rimini (-17,3%) che ha registrato il calo più significativo.
Canoni di locazione per provincia nel II trim 2024
Lucca (31 euro/m2), Belluno (29,3 euro/m2), Grosseto (23,8 euro/m2), Ravenna (23,2 euro/m2) e Milano (22 euro/m2) sono le province con i canoni più “pesanti” per i locatari. Di contro, le aree provinciali più economiche sono Enna, Caltanissetta (entrambe a quota 5 euro/m2) e Avellino (5,6 euro/m²).
Regioni Nel secondo trimestre i canoni sono aumentati in tutte le regioni, tranne che in Trentino-Alto Adige, dove si è registrato un calo dello 0,9%. Gli incrementi più significativi sono avvenuti in Calabria (19,8%), Molise (14,4%), Marche (12,8%), Abruzzo (11,2%), Lazio (10,9%) e Liguria (10,8%). Aumenti al di sotto del 10% nelle altre regioni italiane, compresi tra il 9,5% della Valle d’Aosta e lo 0,2 dell’Emilia-Romagna.
La Valle d’Aosta si conferma la regione con i prezzi più alti (21,8 euro/m²), seguita da Lombardia (19 euro/m²) e Toscana (18,3 euro/m²). Al di sopra della media nazionale (14,1 euro/m²) ci sono anche Lazio (14,6 euro/m²) ed Emilia-Romagna (14,3 euro/m²). Le regioni più economiche sono, invece, Molise e Umbria (7,3 euro/m²).
L’indice dei prezzi degli immobili idealista
Per la realizzazione dell’indice dei prezzi degli immobili di idealista vengono analizzati i prezzi di offerta basati sui metri quadri costruiti (a corpo) pubblicati dagli inserzionisti della piattaforma. Le inserzioni atipiche e le inserzioni con prezzi fuori mercato vengono eliminate dalle statistiche. Includiamo la tipologia di case unifamiliari (ville) e scartiamo immobili di qualsiasi tipologia che non hanno ottenuto interazioni da parte degli utenti per molto tempo. I dati finali vengono generati utilizzando la mediana di tutte le inserzioni valide in ciascun mercato.
È entrato in vigore da ieri, lunedì 1° luglio 2024, per i consumatori italiani di energia elettrica non vulnerabili, il servizio a tutele graduali: a tutti i clienti che ancora non hanno definito il passaggio al mercato libero, una procedura competitiva ha assegnato, suddividendo l’Italia in 26 aree territoriali, l’operatore che per i prossimi tre anni dovrà garantire il servizio, fatta salva la possibilità di passare in ogni momento al mercato libero. È dunque terminato il 30 giugno, dopo 17 anni, il cosiddetto mercato tutelato, con l’obiettivo di completare la necessaria transizione verso il mercato libero per tutti i cittadini.
“È un passaggio epocale – spiega il ministro Gilberto Pichetto – nel rapporto tra cittadino ed energia, che vogliamo continuare a guidare con chiarezza e trasparenza”. “Attraverso le procedure competitive – aggiunge il Ministro – abbiamo garantito prezzi ancora più bassi di quelli della tutela, ampliando anche il numero degli operatori in grado di offrire il servizio”. “Ora – conclude – vigileremo e porteremo avanti ogni azione affinché il mercato libero possa esprimere al più presto prezzi altrettanto competitivi, puntando a costruire offerte a misura delle diverse famiglie, che presentano differenze sia nelle modalità che nelle quantità di energia assorbite”.
Nulla cambia invece per i consumatori vulnerabili: per loro, la legge ha previsto un sistema che, pur non impedendo l’accesso al mercato, si faccia carico di chi, per età o particolare situazione socioeconomica, possa avere difficoltà ad individuare l’offerta per sé più conveniente.
Ecco ad oggi le agevolazioni fiscali per l’abitazione destinate a termine entro il 31 dicembre
L’inizio del mese di luglio non segna solo l’arrivo ufficiale della bella stagione, rappresenta anche il momento giusto per decidere di approfittare dei bonus casa 2024prima del loro termine. Secondo quanto previsto ad oggi, infatti, molte agevolazioni scadono a fine anno. In attesa di un eventuale intervento da parte del governo, che potrebbe decidere di rimodulare i benefici fiscali anche alla luce della direttiva sulle case green (che è stata approvata dal Parlamento europeo lo scorso 12 marzo, ha ottenuto il via libera da parte dell’Ecofin lo scorso 12 aprile ed è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell’Ue lo scorso 8 maggio), vediamo quali sono le date da segnare in agenda e quali sconti sono prossimi alla conclusione.
Il bonus ristrutturazione per la casa scade il 31 dicembre 2024. La detrazione è rivolta ai contribuenti soggetti all’Irpef, residenti o meno nel territorio dello Stato, che sostengono le spese di ristrutturazione. L’agevolazione riguarda i proprietari degli immobili oggetto dell’intervento; i titolari di diritti reali/personali di godimento sugli immobili; gli inquilini; il familiare convivente con il possessore o il detentore dell’immobile oggetto dell’intervento (coniuge, componente dell’unione civile, parenti entro il terzo grado e affini entro il secondo grado); il convivente more uxorio (per le spese sostenute a partire dal 1° gennaio 2016).
Il beneficio fiscale, che deve essere ripartita in dieci quote annuali di pari importo, permette ai contribuenti di detrarre dall’Irpef il 50% delle spese sostenute dal 26 giugno 2012 al 31 dicembre 2024, con un limite massimo di 96.000 euro per ciascuna unità immobiliare. Per gli interventi di ristrutturazione realizzati su immobili residenziali adibiti promiscuamente all’esercizio di un’attività commerciale, dell’arte o della professione, la detrazione spetta nella misura ridotta della metà. Per le spese legate a interventi antisismici sono previste detrazioni più elevate, che possono arrivare fino all’85%. Anche in questo caso, le detrazioni devono essere usufruite fino al 31 dicembre 2024.
Scadenza ecobonus 65% e 50%
L’ecobonus al 65% e 50% scade il 31 dicembre 2024. L’agevolazione fiscale per gli interventi che aumentano il livello di efficienza energetica degli edifici consiste in una detrazione dall’Irpef o dall’Ires la cui entità varia a seconda che l’intervento riguardi la singola unità immobiliare o gli edifici condominiali e dell’anno in cui lo stesso è stato effettuato. La detrazione deve essere ripartita in dieci rate annuali di pari importo.
Per poter usufruire dell’ecobonus, gli interventi devono essere eseguiti su unità immobiliari e su edifici (o su parti di edifici) esistenti, censiti o per i quali è stato chiesto l’accatastamento, di qualunque categoria catastale, anche se rurali, compresi quelli strumentali per l’attività d’impresa o professionale, merce o patrimoniali.
Come sottolineato dall’Agenzia delle Entrate, per la maggior parte degli interventi la detrazione è pari al 65%, per altri spetta nella misura del 50%.
In questa seconda categoria rientrano:
l’acquisto e posa in opera di finestre comprensive di infissi;
l’acquisto e posa in opera di schermature solari;
l’acquisto e posa in opera di impianti di climatizzazione invernale dotati di generatori di calore alimentati da biomasse combustibili;
la sostituzione di impianti di climatizzazione invernale con impianti dotati di caldaie a condensazione con efficienza almeno pari alla classe A o con impianti dotati di generatori di calore alimentati da biomasse combustibili (spetta, invece, la maggiore detrazione del 65% se le caldaie, oltre a essere almeno in classe A, sono anche dotate di sistemi di termoregolazione evoluti).
L’ecobonus spetta a tutti i contribuenti residenti e non residenti, titolari di qualsiasi tipologia di reddito:
le persone fisiche, compresi gli esercenti arti e professioni;
i contribuenti titolari di reddito d’impresa (persone fisiche, società di persone, società di capitali);
le società semplici;
le associazioni tra professionisti;
gli enti pubblici e privati che non svolgono attività commerciale.
Il beneficio, inoltre, spetta a chi possiede o detiene, in base a un titolo idoneo, l’immobile oggetto di intervento:
il proprietario o il nudo proprietario;
il titolare di un diritto reale di godimento, quale usufrutto, uso, abitazione o superficie;
l’inquilino o il comodatario dell’immobile;
i soci di cooperative a proprietà divisa e indivisa;
gli imprenditori individuali, per gli immobili che non rientrano fra i beni strumentali o i beni merce;
coloro che producono redditi in forma associata (società semplici, in nome collettivo, in accomandita semplice e soggetti equiparati, imprese familiari), alle stesse condizioni previste per gli imprenditori individuali;
i familiari conviventi, vale a dire il coniuge (a cui è equiparata la parte dell’unione civile), i parenti entro il terzo grado e gli affini entro il secondo grado;
il convivente di fatto;
il coniuge separato assegnatario dell’immobile intestato all’altro coniuge;
il promissario acquirente.
Bonus mobili, qual è la scadenza
Può beneficiare del bonus mobili ed elettrodomestici chi acquista entro il 31 dicembre 2024 mobili ed elettrodomestici nuovi (di classe non inferiore alla classe A per i forni, alla classe E per le lavatrici, le lavasciugatrici e le lavastoviglie, alla classe F per i frigoriferi e i congelatori) e ha realizzato interventi di ristrutturazione edilizia a partire dal 1° gennaio dell’anno precedente a quello dell’acquisto dei beni.
Il bonus mobili ed elettrodomestici è una detrazione Irpef per l’acquisto di mobili e di grandi elettrodomestici, destinati ad arredare un immobile oggetto di ristrutturazione. La detrazione deve essere calcolata su un importo massimo di 5.000 euro per il 2024, comprensivo delle eventuali spese di trasporto e montaggio, e deve essere ripartita in dieci quote annuali di pari importo. Il pagamento deve essere effettuato con bonifico o carta di debito o credito.
Bonus verde, quando scade
Il bonus verde scade nel 2024. Si tratta di una detrazione Irpef del 36% sulle spese sostenute per la sistemazione a verde di aree scoperte private di edifici esistenti, unità immobiliari, pertinenze o recinzioni, impianti di irrigazione e realizzazione pozzi; per la realizzazione di coperture a verde e di giardini pensili. Se legate all’esecuzione di questi interventi, anche le spese di progettazione e manutenzione danno diritto all’agevolazione.
Il bonus verde deve essere ripartito in dieci quote annuali di pari importo e deve essere calcolato su un importo massimo di 5.000 euro per unità immobiliare a uso abitativo. La detrazione massima è dunque di 1.800 euro (36% di 5.000) per immobile. Il pagamento delle spese deve avvenire attraverso strumenti che ne consentano la tracciabilità.
L’agevolazione spetta ai contribuenti che possiedono o detengono, sulla base di un titolo idoneo, l’immobile sul quale sono effettuati gli interventi e che hanno sostenuto le relative spese. Anche i familiari conviventi di chi possiede o detiene l’immobile possono accedere al bonus verde, se ne sostengono le spese e le fatture e i bonifici sono intestati a questi soggetti.
Superbonus 70 per cento, ecco la scadenza
Il superbonus al 70 per cento riguarda le spese sostenute nel 2024. L’agevolazione fiscale disciplinata dall’articolo 119 del decreto-legge n. 34/2020 (decreto Rilancio) è stata più volte modificata nel tempo. La detrazione iniziale era del 110%, si è poi passati a una detrazione del 90%, che quest’anno è scesa al 70%.
Sismabonus, la scadenza nel 2024
Il sisma bonus, per le spese sostenute dal 1° gennaio 2017 al 31 dicembre 2024, offre la possibilità di beneficiare di una detrazione del 50%, che deve essere calcolata su un ammontare massimo di 96.000 euro per unità immobiliare (per ciascun anno) e che deve essere ripartita in cinque quote annuali di pari importo.
Come spiegato dall’Agenzia delle Entrate, la detrazione è più elevata (70 o 80%) quando dalla realizzazione degli interventi si ottiene una riduzione del rischio sismico di 1 o 2 classi e quando i lavori sono stati realizzati sulle parti comuni di edifici condominiali (80 o 85%).
Il sisma bonus, grazie al quale i contribuenti che eseguono interventi per l’adozione di misure antisismiche sugli edifici possono detrarre una parte delle spese sostenute dalle imposte sui redditi, può essere richiesto per le somme spese nel corso dell’anno e può essere ceduto se relativo a interventi effettuati su parti comuni di edifici condominiali.
Le percentuali di detrazione fruibili con il sisma bonus 2024 dipendono dalla tipologia di intervento e di immobile interessato (se unità immobiliari o parti comuni di edifici condominiali):
50% con miglioramento dell’unità immobiliare senza cambio di classe di rischio sismico;
70% con riduzione di una classe di rischio;
80% con riduzione di due classi di rischio;
75% con riduzione di una classe di rischio per lavori su parti condominiali;
85% con riduzione di due classi di rischio per lavori su parti condominiali.
Alcuni consigli per scegliere il contratto migliore per le proprie esigenze
Con il taglio dei tassi di interesse Bce, che potrebbe essere il primo di una serie, torna l’interesse per la surroga del mutuo. Cambiare le condizioni del proprio mutuo in essere chiedendo un nuovo tasso di interesse commisurato ai nuovi valori di mercato potrebbe essere una buona soluzione per abbassare la rata: ma come scegliere il miglior mutuo surroga? Ecco alcuni consigli.
“Questo primo taglio dei tassi rappresenta un buon punto di partenza – è stato il commento di Carlo De Masi, Presidente di Adiconsum nazionale, all’ultima decisione della Bce, – anche se auspicavamo un po’ più di coraggio da parte della Banca Centrale Europea, perché un quarto di punto è decisamente poco rispetto alla crescita degli ultimi due anni”.
“Con questa riduzione dei tassi – aggiunge Carlo Piarulli, Responsabile nazionale del Credito di Adiconsum – chi ha acceso un mutuo di 120mila euro a vent’anni vedrà ridursi la rata di circa 60 euro al mese, scendendo da 765 a 700 euro mensili. Due i target che ne beneficeranno: chi ha un mutuo a tasso variabile e chi accenderà un nuovo mutuo. In questa fase, in caso di un’ulteriore riduzione dei tassi, la scelta di un mutuo a tasso variabile può rappresentare un’opportunità. È un momento positivo anche per le surroghe, perché il ribasso dei tassi aumenta la concorrenza tra gli Istituti di credito e, dunque, la possibilità di negoziare soluzioni più convenienti per le famiglie. Questo vale non solo per i mutui, ma anche per il credito al consumo”.
“Ci auguriamo e anzi ci aspettiamo – conclude De Masi – che, entro la fine dell’anno, i tassi possano essere rivisti al ribasso con più decisione da parte della BCE, in considerazione anche del fatto che, per la perdita di potere d’acquisto dei salari, le famiglie spendono sempre meno e attingono ai propri risparmi per pagare bollette e beni di prima necessità”.
Come scegliere, quindi, il miglior mutuo surroga? Per fare la scelta giusta è bene fare attenzione ai seguenti aspetti:
conoscere la propria situazione in termini di propensione al rischio e al risparmio;
valutare la propria preferenza per tasso fisso o variabile, tenendo conto che scegliendo il fisso ci si può assicurare per più lungo tempo le condizioni migliori che si possono spuntare al presente
valutare l’entità della durata residua del mutuo per capire se conviene o meno surrogare
cercare attentamente la banca migliore disposta a concedere le surroghe che meglio si adattano alle proprie esigenze
valutare se sia meglio una surroga (che comporta il cambiamento di banca) o una rinegoziazione delle condizioni del proprio mutuo presso la stessa banca.
La visura catastale, oltre a consentire la consultazione degli atti e dei documenti catastali, permette di acquisire i dati identificativi e reddituali dei beni immobili (terreni e fabbricati); i dati anagrafici delle persone, fisiche o giuridiche, intestatarie dei beni immobili; i dati grafici dei terreni (mappa catastale) e delle unità immobiliari urbane (planimetrie); le monografie dei Punti Fiduciali e dei vertici della rete catastale; l’elaborato planimetrico (elenco subalterni e rappresentazione grafica); gli atti di aggiornamento catastale. Ma come richiedere la visura catastale? Vediamo chi può farlo e dove.
A Fisco Oggi, la rubrica telematica dell’Agenzia delle Entrate, è stato domandato: “Come posso risalire alla mappa catastale di una proprietà di famiglia della quale sono titolare insieme con i miei tre fratelli?”.
Visura catastale, chi può richiederla
Nel fornire la risposta, il Fisco ha ricordato che i contribuenti titolari, anche in parte, del diritto di proprietà o di altri diritti reali di godimento possono chiedere la consultazione della mappa.
Come spiegato dall’Agenzia delle Entrate, le informazioni catastali, ad eccezione della consultazione delle planimetrie riservata esclusivamente agli aventi diritto sull’immobile o ai loro delegati, sono pubbliche, questo significa che l’accesso è consentito a tutti, pagando i relativi tributi speciali catastali e nel rispetto della normativa vigente.
I titolari, anche in parte, del diritto di proprietà o di altri diritti reali di godimento possono invece chiedere la consultazione gratuita e in esenzione dei tributi, per gli immobili di cui risultano titolari in catasto (consultazione personale).
A Trento e Bolzano i servizi catastali sono gestiti dalle rispettive Province autonome.
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Visura catastale, dove richiederla
La mappa catastale di una proprietà può essere richiesta:
presso gli Uffici Provinciali – Territorio dell’Agenzia delle Entrate (tranne che per le sedi di Trento e Bolzano, nelle quali il servizio è gestito dalle rispettive Province autonome);
presso uno sportello catastale decentrato (il cui elenco è disponibile nella sezione “Catasto e Cartografia”, all’interno delle pagine del sito dedicate agli Uffici provinciali – Territorio);
utilizzando, nell’area riservata del sito dell’Agenzia delle Entrate, il servizio online “Consultazioni visure, planimetrie e ispezioni ipotecarie dei propri immobili”, oppure tramite il servizio “Consultazione personale”, visualizzabile nella categoria “Fabbricati e terreni” dello stesso sito, selezionando la pagina “Consultazione dati catastali e ipotecari”.
Per i dati informatizzati la visura è rilasciata al richiedente in formato cartaceo, se richiesta agli sportelli, o come file in formato pdf, se richiesta telematicamente. Se i dati sono disponibili solo in formato cartaceo, è necessario rivolgersi presso il competente Ufficio provinciale – Territorio.