Gli affitti transitori dominano il mercato immobiliare: crescita del 29% nell’ultimo anno

Le città italiane vedono un aumento significativo delle locazioni transitorie, con Venezia in testa (45% sul totale di offerta di affitti)

Gli affitti transitori stanno guadagnando sempre più importanza nel mercato immobiliare, a discapito degli affitti permanenti (locazioni classiche). Nel secondo trimestre del 2024, questa tipologia di locazione ha rappresentato il 23% del mercato, con un aumento dell’offerta annuale del 29%. Al contrario, l’offerta di affitti permanenti è cresciuta solo del 6% nello stesso periodo, secondo l’ultimo report sullo stock delle locazioni elaborato da idealista, portale immobiliare leader per sviluppo tecnologico in Italia.

Il capoluogo con la maggior percentuale di affitti transitori sull’offerta complessiva è Venezia (45%), seguita da Massa (42%), Livorno (33%), Firenze e Catanzaro (entrambe 31%). Anche a Genova, Pisa, Salerno e Verbania, l’offerta di affitti transitori supera la media nazionale del 29%, raggiungendo il 30%.

Seguono le città di Milano (28% del totale), Napoli, Lucca, Trento e Roma (tutte al 27%) quindi tutti gli altri capoluoghi, con le zone meno stressate da questa categoria di affitti rappresentate da Fermo (4%), Frosinone (4%), Vercelli (3%), Caltanissetta (3%) e Benevento (2%).

Trend in forte crescita dell’offerta di locazioni transitorie

Tra i grandi mercati, gli incrementi più spettacolari dell’offerta transitoria si sono verificati a Cagliari e Bologna, con un incremento rispettivamente del 206% e del 186% in più rispetto a un anno fa, seguite da Milano (96%), Firenze (51%), Napoli (47%) e Genova (44%). A Torino e Roma invece, l’offerta di affitti temporanei è cresciuta sotto la media nazionale del 29%, rispettivamente del 26% e del 12% negli ultimi 12 mesi.

Le fluttuazioni più significative dell’offerta di affitti transitori si sono registrati nei piccoli mercati, dove questo fenomeno era finora marginale: la comparsa anche di pochi annunci ha causato, infatti, aumenti molto marcati. Ad esempio, Ascoli Piceno ha visto un aumento del 300%, Cosenza del 250%, Macerata e Vibo Valentia del 200%, Bolzano del 150%, Siena del 144%, Como del 124% e Reggio Calabria del 100%. Al contrario, forti diminuzioni si sono verificate in capoluoghi come Fermo (-90%), Oristano (-80%), Enna (-67%), Trento (-63%), Potenza (-57%), Vercelli e Rovigo (entrambe -50%).

Gli affitti permanenti si confermano in leggero costante incremento 

Complessivamente, l’offerta di affitti permanenti conferma il trend di crescita dell’ultimo anno, sebbene registri un calo del 6% rispetto al trimestre precedente. Variazioni positive interessano 63 capoluoghi su 106 monitorati. Nei principali mercati degli affitti, si osserva una tendenza contrapposta: a Milano, lo stock di abitazioni destinate alla locazione classica è cresciuto del 36% rispetto allo scorso anno, mentre a Roma è diminuito del 27%. In questo range troviamo altri grandi mercati come Bologna (9%), Firenze (3%) e Napoli (2%) che mostrano incrementi, mentre Torino (-9%), Venezia (-12%) e Genova (-14%) sono in calo.

I mercati più piccoli mostrano le maggiori fluttuazioni nell’offerta di alloggi in affitto 4+4, con Benevento (133%), Barletta e Bolzano (entrambe +81%), Brindisi (79%) e Parma (76%) in testa. Le diminuzioni più significative dello stock si registrano a Nuoro (-56%), Sondrio (-54%) e Lodi (-51%) nell’ultimo anno.

Il peso degli affitti transitori sul mercato delle locazioni

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CapoluoghiVar. offerta locazione classicaVar. offerta locazione transitoria% transitoria sul totale
Agrigento38%36%14%
Alessandria−22%7%8%
Ancona−4%31%20%
Aosta31%50%24%
Arezzo43%45%14%
Ascoli Piceno−4%300%7%
Asti−29%−46%6%
Avellino9%−46%8%
Bari54%26%24%
Barletta81%40%10%
Belluno−27%0%18%
Benevento133%−43%2%
Bergamo2%49%24%
Biella−27%7%10%
Bologna9%186%24%
Bolzano-Bozen81%150%7%
Brescia23%−30%14%
Brindisi79%24%23%
Cagliari58%206%26%
Caltanissetta31%0%3%

Metodologia d’analisi

Dati raccolti e analizzati da idealista/data, la proptech di idealista che fornisce informazioni a un pubblico professionale per facilitare il processo decisionale strategico, sia in Spagna, Italia e Portogallo. Utilizza tutti i parametri del database idealista di ciascun Paese, così come altre fonti di dati pubbliche e private per offrire servizi di valutazione, investimento, acquisizione e analisi di mercato.

Cos’è l’affitto transitorio?

Il contratto di locazione transitorio, regolato dalla legge 431/1998, è un accordo impiegato per l’affitto di un immobile ad uso abitativo per un periodo di tempo limitato e per esigenze abitative temporanee non turistiche. Questo tipo di contratto di locazione è particolarmente vantaggioso per studenti universitari e lavoratori che necessitano di trascorrere un breve periodo fuori dalla loro città di residenza per motivi di studio o lavoro.

Il contratto di locazione transitorio ha una durata minima di 1 mese e massima di 18 mesi. Rispettare le tempistiche stabilite dalla legge è fondamentale per evitare di incorrere nella nullità dell’accordo, il quale va registrato solo se si superano i 30 giorni di locazione. Per redigere questo tipo di contratto di locazione, il modello da utilizzare è quello predisposto dalla Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture.

Fonte: Idealista.it

Mercato immobiliare: le previsioni di Nomisma su compravendite, prezzi e mutui fino al 2026

Il differenziale tra dinamica inflazionistica e dinamica salariale nel 2024 è del 9,6 per cento

La buona notizia è che i salari crescono, l’Italia rasenta la piena occupazione e la crescita del nostro Paese fa ben sperare nel panorama europeo. La cattiva è che l’inflazione è ancora più alta dei salari, l’accesso al credito è troppo selettivo e le aspettative sul futuro delle famiglie restano incerte. In questo scenario, la domanda di casa degli italiani, che sempre più guarda con interesse alla locazione, resta sorprendentemente dinamica e, pur se con un previsto calo di compravendite, si mantiene su livelli superiori al periodo pre-covid. Queste sono alcune delle evidenze emerse dal  2° Osservatorio sul Mercato Immobiliare 2024 di Nomisma, presentato a Milano il 9 luglio scorso, che ha analizzato l’andamento dei mercati nelle 13 principali città italiane: Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Padova, Palermo, Roma, Torino e Venezia.

  1. Potere di acquisto degli italiani
  2. Compravendite, domanda e offerta nel mercato immobiliare italiano
  3. I fattori della domanda e offerta di case nei prossimi anni
  4. Il mercato delle locazioni
  5. Le performance immobiliari delle principali città italiane

Potere di acquisto degli italiani

Come spiegato dal capo economista di Nomisma Lucio Poma, i fondamentali del nostro Paese sono tutt’altro che disprezzabili. Se nell’area Euro il 2023 si è chiuso con un Pil del +0.4 per cento, l’Italia ha messo a segno un +0,9 per cento, eguagliato solo dalla Francia (mentre la Germania arranca con un -0,3 per cento) e chiuderà il 2024, secondo le previsioni, con un +0,7 per cento (a fronte di un +0.8 per cento europeo).

Si imposta poi al ribasso l’inflazione, con il prezzo del gas calato del 60 per cento dal 2022 e con un costo della vita che nel giugno 2024 si è attestato nell’area euro al 2,5 per cento mentre un Italia si è fermato al +0,8 per cento. La cattiva notizia si nasconde nei dettagli: al calo del prezzo del gas non corrisponde un calo pari nel prezzo del petrolio, a causa delle politiche dell’Opec, e men che meno un calo della benzina alla pompa, il che mantiene alta l’inflazione “core”. Peraltro,

il fatto che l’inflazione abbia ormai smesso di crescere, non significa che i prezzi siano tornati ai livelli precedenti alla fiammata inflattiva degli ultimi tempi; il +12 per cento che è stato immagazzinato in passato non è ancora stato smaltito,

e ne sono una prova i livelli dei prezzi degli alimentari e in generale del paniere Istat.

Di contro, se in Italia abbiamo praticamente raggiunto la piena occupazione (con rischio tuttavia, avverte Poma, che la crescita si fermi presto, data la presenza di ben un terzo di inattivi tra la forza lavoro disponibile), i salari dal 2022 sono cresciuti intorno al 5 per cento, a fronte di una inflazione che ha registrato una impennata di circa il 15 per cento, a danno, nonostante tutto, della disponibilità di spesa e del potere di acquisto degli italiani. Il differenziale tra dinamica inflazionistica e dinamica salariale nel 2024 si attesta al 9,6 per cento.

A ciò si aggiungano i criteri di concessione del credito (e segnatamente dei mutui casa) fattisi più stringenti, in assenza di campagne promozionali da parte delle banche per la concessione di prestiti per l’acquisto di casa, e lo stesso costo di mutui e prestiti, che resta alto nonostante i primi tagli dei tassi da parte della Bce. Il calo del potere d’acquisto, non suffragato dalla possibilità di agevole accesso al credito, insomma, influenza la capacità di spesa degli italiani e, tra l’altro, la domanda di nuove abitazioni. Nomisma stima in 300.000 il numero di famiglie che nonostante fossero intenzionate ad acquistare casa con mutuo, non siano riuscite a concretizzare il proposito.

Compravendite, domanda e offerta nel mercato immobiliare italiano

Alla luce di quanto sopra, secondo l’Ad di Nomisma Luca Dondi il dinamismo mostrato nonostante tutto dal mercato immobiliare italiano è comunque notevole. A fronte di un ricorso al credito storicamente basso, reso ancor più difficoltoso, come si diceva, dalle condizioni stringenti delle banche, il numero di potenziali interessati ad un acquisto di casa nell’anno resta sotto l’1 per cento, a fronte di erogazioni di mutui che nella prima parte del 2024 non superano i 7,7 miliardi di euro (la metà di quanto registrato nel 2022). Le previsioni per le erogazioni di mutui nel 2024, 2025 e 2026 si attestano rispettivamente a 38 miliardi di euro, 39,9 miliardi e 40,2 miliardi.

Ciononostante, il 2023 si è chiuso con 710 mila compravendite che, se pure rappresentano un calo significativo rispetto alle cifre del 2021 e 2022 (rispettivamente 749 mila e 785 mila) sono comunque ben più di quanto registrato dal 2008 in poi (in media circa 570 mila compravendite l’anno). Di queste, nel primo trimestre 2024 il 38,6 per cento sono acquisti assistititi da mutuo, drasticamente calate dal 51,9% del primo trimestre 2022. Il calo delle compravendite registrato nel 2023 è quindi probabilmente imputabile solo alla componente di domanda uscita dal mercato perché dipendente dal credito bancario (-26%), mentre gli acquisti senza mutuo hanno continuato a crescere (+4,8%). Il che significa che l’acquisto di casa resta interessante per quella fetta di famiglie che dispone di risorse economiche sufficienti per affrontarlo senza la necessità del supporto bancario.

Le previsioni per i prossimi anni secondo Nomisma parlano quindi di 694 mila compravendite per il 2024, 708 mila per il 2025 e 710 mila per il 2026.

prezzi immobiliari nelle principali 13 città italiane sono saliti a inizio 2024 dell’1,9 per cento, con il massimo di Milano (+3,2 per cento, quota dimezzata rispetto al 2022) e il minimo di Catania, +0.3 per cento. Le previsioni Nomisma sui prezzi vedono valori nominali in crescita nel 2024 e nel 2025 del 2 per cento e nel 2026 dell’1,9 per cento; per quanto riguarda i valori reali, le previsioni sono rispettivamente per un +0,8, +0,0 e +0,1 per cento.

I fattori della domanda e offerta di case nei prossimi anni

A muovere il mercato immobiliare, secondo Luca Dondi, nei prossimi anni saranno due fattori principali: da un lato la trasformazione demografica, dall’altro le conseguenze della direttiva Case Green.

Sotto il profilo della trasformazione demografica, saremo testimoni di un calo della popolazione che porterà a un livello di 47,8 milioni di residenti sul territorio nazionale entro il 2070, una perdita di circa il 20 per cento che colpirà soprattutto il sud e le isole. Si avrà inoltre una disgregazione sempre maggiore della famiglia tradizionale; il che tuttavia non sarà negativo per il mercato immobiliare, perché la minore numerosità delle famiglie sarà compensata da un maggior numero di nuclei familiari, che arriveranno a 26,3 milioni di, anche se composti solo da una o due persone. Se la tendenza si dovesse mantenere invariata, le coppie senza figli supereranno quelle con i figli nel 2045 mentre nel 2041 la quota degli over 65 sul totale delle persone sole inciderà per il 60 per cento.

Tale “salvagente” non ci sarà, tuttavia, per quanto riguarda la direttiva Case Green, che costringerà gli italiani a interventi dispendiosi sul patrimonio immobiliare che, in massima parte, è obsoleto e lontano dagli standard fissati dalla norma europea.

La riqualificazione, osserva Dondi, non può essere posta tutta in capo ai privati, ma vanno pensati degli incentivi per sostenerla.

Il mercato delle locazioni

Un altro fattore che sposta l’attenzione dalle compravendite residenziali saranno le locazioni, sempre più presenti tra le alternative abitative degli italiani. La domanda di sistemazioni in locazione si differenzia tra affitti a lungo termine, a breve termine/turistici e studenteschi/lavorativi, ma lato proprietari l’offerta diventa sempre più selettiva, con un calo dei contratti di affitto passati nel 2023 a 1,282 milioni circa dagli 1,324 del 2021. D’altro canto i canoni di affitto vengono influenzati da un lato dalla carenza di offerta, dall’altro dagli affitti brevi. I quali, se è pur vero che numericamente incidono poco in termini di appartamenti disponibili (gli alloggi in affitto breve sono davvero una percentuale risibile del totale), è anche vero che si concentrano tutti in zone specifiche di città specifiche, con un potere di incidere sull’andamento dei prezzi e sulla riconfigurazione dei centri urbani che è amplificato di conseguenza.

canoni di affitto si prevedono quindi in crescita, creando un tema che va affrontato a livello di politiche abitative e di investimenti. Nella prima parte del 2024 abbiamo visto un aumento dei canoni di affitto del 4,6 per cento, con il massimo registrato da Bologna con il +7,3 per cento e il minimo di Venezia Mestre con un +1,4 per cento.

Le performance immobiliari delle principali città italiane

Secondo quanto rilevato da Nomisma, i prezzi delle abitazioni in ottimo e buono stato continuano a salire, registrando nel semestre un incremento rispettivamente del +1,6% e del +1,4%. Questi aumenti, leggermente superiori a quelli del primo semestre dello scorso anno, confermano il trend di crescita dei prezzi delle abitazioni iniziato nel post pandemia. In particolare, i prezzi delle abitazioni nuove variano dal +0,4% semestrale di Torino al +2,4% di Milano. Il capoluogo lombardo detiene anche il primato per la variazione dei prezzi delle abitazioni usate, con un +2% rispetto alla crescita minima del +0,5% di Genova.

Sul mercato delle locazioni, la crescente domanda ha determinato un incremento dei canoni del +2,5% semestrale. I mercati di Torino e Firenze, pur avendo nel complesso sottoperformato rispetto agli altri principali mercati, hanno registrato la maggiore crescita dei canoni, superando il 3% semestrale. Considerando i canoni medi, le città con i valori più elevati sono Milano, Roma, Firenze, seguite da Bologna e Padova, con affitti compresi tra 780-930 euro al mese per un appartamento di circa 80 metri quadrati. All’estremo opposto, si trovano i mercati di Catania, Palermo, Torino e Bari, con canoni medi tra 450-520 euro al mese.

Nomisma rileva che il tempo medio per finalizzare una compravendita è di poco meno di 5 mesi, con Milano che segna un record di 4,2 mesi. Molto più brevi i tempi per stipulare un contratto d’affitto, con una media di circa 1,9 mesi, eccezion fatta per Bologna, dove bastano poco più di 1 mese.

Fonte: Idealista.it

Case “roventi”: solo il 31% delle abitazioni in vendita in Italia ha l’aria condizionata

L’aria condizionata è più comune nelle case in affitto che in vendita

Con la prima ondata di caldo africano il condizionatore diventa automaticamente l’elettrodomestico più desiderato da chi cerca un po’ di sollievo dall’afa. Eppure, il parco abitativo dotato di sistemi di refrigerazione già installati è solo il 31% del totale, secondo uno studio pubblicato da idealista. Per ottenere questi risultati, il portale immobiliare leader per sviluppo tecnologico in Italia, ha analizzato le circa 580.000 abitazioni in vendita e in affitto pubblicate nel suo database il 3 luglio 2023.

Le province con la percentuale più alta di appartamenti dotati di climatizzatore sono Mantova (61%), Treviso (58%), Verona, Modena e Padova (57% nei tre casi). Vicenza e Pordenone, entrambe con il 54% delle abitazioni dotate di aria condizionata, Piacenza (52%), Parma, Cagliari, Cremona (51% nei 3 casi) e Venezia (50%) completano il lotto delle città in cui più della metà del parco immobiliare è dotato di climatizzatore

Sul versante opposto troviamo alcune zone tradizionalmente caratterizzate da un clima più fresco, anch’esse non risparmiate dalle ondate di calore, soprattutto negli ultimi anni. L’Aquila (3%) è la provincia con la percentuale più bassa di case sul mercato con aria condizionata, seguita da Aosta con il 4%. Indici inferiori al 10% anche per Cuneo (6%), Rieti, Belluno (entrambe 7%), Campobasso, Sondrio (entrambe 8%) e Biella (9%).

Più aria condizionata nelle case in locazione che per quelle in vendita. 

Lo studio fa emergere una differenza di ben 10 punti percentuali tra la locazione e la vendita, con il 40% dello stock abitativo in affitto dotato di condizionatori installati contro il 30% delle case in vendita. La spiegazione più probabile di questa differenza è che gli inquilini apprezzano l’aria condizionata come un “extra”, mentre non è così determinante per l’acquisto di una casa, poiché la sua installazione è economica rispetto al costo di acquisto dell’abitazione.

Le percentuali toccano l’86% delle case che vengono affittate con aria condizionata in provincia di Vicenza, mentre solo il 50% di quelle in vendita ne è provvisto. A Pordenone, l’83% del parco abitativo in affitto ne è provvisto, contro il 53% dello stock in vendita; tendenza rispettata anche a Milano e a Roma dove la percentuale di case dotate di condizionatore destinate alla locazione tocca rispettivamente il 55% e il 47%, contro il 44% delle case in vendita a Milano e il 40% di quelle di Roma.

Nella parte inferiore della tabella L’Aquila (1%), Cuneo (2%), Sondrio (3%), Biella (5%) sono le province con la minore incidenza dell’aria condizionata sullo stock in locazione. Queste zone presentano una maggiore presenza di abitazioni con aria condizionata tra le case in vendita rispetto alla locazione, con L’Aquila al 4%, Cuneo al 6%, Sondrio e Biella al 9%.

Fonte: Idealista.it

Mercato immobiliare in Europa: prospettive positive per il 2024

I dati del report “Housing Insider: European Real Estate Insights” di RE/MAX Europe

Il mercato immobiliare europeo ha dimostrato una notevole resilienza e capacità di adattamento nel 2023, con variazioni significative tra i diversi Paesi dovute a differenti reazioni agli eventi economici e agli interventi politici. Anche le crescenti preoccupazioni per il cambiamento climatico hanno influenzato il comportamento dei consumatori, la legislazione e le decisioni di aziende e investitori, spingendo il settore verso scelte più sostenibili. Questo è quanto emerge dal report “Housing Insider: European Real Estate Insights” di RE/MAX Europe, che analizza le tendenze nei mercati immobiliari di Italia, Portogallo, Spagna, Francia, Germania, Austria, Belgio e Svizzera, fornendo una visione completa delle complessità del settore.

  1. Mercato immobiliare italiano 
  2. Politiche Bce e previsioni  immobiliari 2024
  3. Mercato immobiliare europeo
  4. Prospettive per l’immobiliare

Mercato immobiliare italiano 

In Italia, il 2023 ha visto una leggera diminuzione dei prezzi al metro quadro, con un calo dello 0,5% rispetto all’anno precedente, portando il costo medio delle abitazioni a circa € 1.684 al metro quadrato. Gli appartamenti sono stati la tipologia abitativa più richiesta, con un tempo medio di permanenza sul mercato di 147 giorni, rispetto ai 172 giorni delle case indipendenti. Questo riflette un mercato più stabile e prevedibile rispetto ad altri Paesi, come la Francia, dove le variazioni trimestrali nei tempi di vendita hanno raggiunto i 70 giorni.

Politiche Bce e previsioni  immobiliari 2024

Le politiche monetarie della BCE e le condizioni di accesso al credito più rigorose degli istituti bancari italiani hanno spinto molti potenziali acquirenti a posticipare l’acquisto della casa. Tuttavia, le previsioni per il 2024 sono più ottimistiche: si attende una stabilità dei prezzi al metro quadro, che potrebbe favorire un aumento delle transazioni immobiliari. “Già dai primi mesi del 2024 si è iniziato a manifestare un sentiment diverso rispetto alla fine del 2023. L’annuncio di una possibile riduzione dei tassi, verificatasi poi a giugno ha, infatti, portato anche le banche italiane ad anticipare questi ribassi con condizioni più favorevoli e promozioni specifiche per alcune tipologie di immobili, privilegiando le case green”, commenta Dario Castiglia, CEO & Founder di RE/MAX Italia.

Mercato immobiliare europeo

Anche nel resto d’Europa, il 2023 ha registrato il livello più basso di crescita ipotecariadell’ultimo decennio, con molti potenziali acquirenti che hanno scelto di rinviare l’acquisto della casa, trovando nella locazione una soluzione temporaneamente più accessibile. L’aumento della domanda di immobili in affitto ha portato a un incremento dei prezzi, soprattutto nelle grandi città come Parigi, Londra e Berlino, che hanno raggiunto livelli record.

Prospettive per l’immobiliare

Le prospettive per il 2024 delineate dal report di RE/MAX Europe sono positive, con un ritorno a un mercato più equilibrato. Gli acquirenti potrebbero beneficiare di nuove opportunità, specialmente con l’entrata di privati che hanno posticipato le vendite, favorendo una maggiore negoziazione dei prezzi. Verso la fine del 2023 si è iniziato a vedere una graduale stabilizzazione del mercato immobiliare europeo, che continua a suscitare grande interesse tra gli investitori esteri. “Il mattone continua, dunque, a essere considerato un bene rifugio contro l’inflazione, grazie alla redditività sostenuta dall’aumento dei canoni d’affitto e alla capacità di rivalutazione nel tempo”, aggiunge Castiglia.

“Il 2023 è stato un anno particolarmente sfidante, che ha offerto significative opportunità”, afferma Michael Polzler, CEO di RE/MAX Europe. “In tutti i 40 paesi in cui siamo presenti, oltre 250.000 clienti si sono affidati ai nostri consulenti immobiliari per la gestione delle compravendite, riconoscendo il valore di professionisti competenti e preparati sugli andamenti di mercato”.

Fonte: Idealista.it

Come arredare casa per venderla: i consigli per non sbagliare

Vendere o affittare una casa è sempre una sfida e, in un mercato immobiliare altamente competitivo, è dimostrato che una decorazione professionale può aumentarne il valore fino al 10%. È un modo relativamente semplice e veloce per rivalutare un immobile con qualche piccola modifica che lo renda più appetibile, senza interventi di ristrutturazione. Scopriamo come intervenire sull’arredo di casa senza spendere troppo ma valorizzando semplicemente quello che c’è già.

Organizza lo spazio

Oltre a dover essere tutto molto organizzato, l’idea qui è quella di eliminare gli oggetti personali in eccesso, come fotografie e souvenir di viaggio. Con questa idea la casa risulta visivamente “pulita” e l’arredamento un po’ più neutro e spersonalizzato, in modo tale che chi la prenderà in affitto o la comprerà potrà più facilmente immaginare di viverci.

Decoração da sala

PxHere

Evidenzia gli elementi più caratteristici della casa

Ad esempio, se hai una casa il cui soggiorno si affaccia su un bel giardino, chiudi le tende e riorganizza i mobili in modo che siano rivolti verso l’ esterno. Forse hai una bellissima libreria, un mobile per la televisione o un caminetto attorno al quale vivi la tua vita. Mostrateli, lasciateli vedere a chi sta per acquistare o affittare la casa e lasciate immaginare loro di godere di quei dettagli che rendono speciale la casa. In ogni caso cercate di essere coerenti con l’arredamento, poiché trasmette una sensazione di armonia e un aspetto curato.

Decorare in base alla posizione della casa

Questo è più importante di quanto sembri perché è anche possibile giocare sulle emozioni di chi è interessato al tuo immobile. Ad esempio, se si tratta di una casa al mare, è una buona idea evidenziare colori più tenui e freddi, come il blu, e scegliere materiali naturali per ottenere uno stile costiero.

Se il tuo appartamento si trova nel centro della città, dovresti osare un po’ di più con l’arredamento, optare per colori più allegri, come l’arancione o il rosso, che sono ormai di moda, e optare per uno stile più massimalista con tocchi industriali. Come dicevamo, l’idea è quella di trasmettere con l’arredamento lo stile di vita che sicuramente piacerà di più a chi sta cercando di acquistare o affittare una casa.

Sfrutta al massimo lo spazio con la luce naturale

La luce è fondamentale per sfruttare al meglio lo spazio, in modo che entri attraverso le finestre. Quante volte hai sentito: “L’appartamento mi piace, ma è un po’ buio”. Sfrutta al massimo la luce per far sembrare lo spazio più grande di quello che è. Non posizionare i mobili in modo da ostacolare il passaggio della luce, facendo sembrare lo spazio più ampio. Acquista uno specchio da terra e mettilo in una posizione strategica.

Decoração de sala de estar

PxHere

Piccoli dettagli

I dettagli sono importanti perché contribuiscono all’impressione generale. Se un elemento decorativo attira l’attenzione, l’acquirente se ne accorgerà e questo influenzerà la sua impressione generale. Ad esempio, fiori e accessori decorativi come specchifotografie di persone, cuscini o piante aggiungono interesse visivo, personalità e calore alla tua casa. 

Fonte: Idealista.it

Nuda proprietà: cos’è, come funziona e perché conviene

Vendere o comprare la nuda proprietà di una casa significa avviare una transazione immobiliare senza coinvolgere il diritto ad abitare tra le mura della casa in questione. In altre parole, si acquista la proprietà della casa, ma non la facoltà di farne la propria residenza, almeno fino a che chi vi abita al momento resta in vita. Nonostante possa sembrare un acquisto poco conveniente, non sono pochi in Italia coloro che acquistano case in nuda proprietà. A chi allora conviene vendere e a chi comprare una casa in nuda proprietà? Cosa significa e come funziona? Vediamolo insieme.

Cos’è la nuda proprietà

La nuda proprietà è un diritto reale su una casa che non comprende però il diritto di usufrutto. In particolare chi detiene la nuda proprietà è possessore delle mura, ma non vi abita; ad abitarvi è solitamente qualcun altro. Il nudo proprietario è quindi qualcuno che non ha necessità di utilizzare il bene, né di ricavarne un profitto, almeno non nell’immediato.

Secondo quanto rilevato dall’Ufficio Studi di Tecnocasa, nel 2023 la tipologia di immobile più compravenduta con la formula della nuda proprietà è stata il trilocale, preferito nel 30,4% dei casi, seguito dal bilocale, scelto nel 24,3% delle transazioni, mentre le compravendite di immobili indipendenti e semi-indipendenti rappresentano il 15,7% del totale, in crescita rispetto al 7,7% del 2022.

Cosa significa vendere la nuda proprietà di una casa

Vendere la nuda proprietà di una casa implica che chi lo fa abbia necessità di ricavare liquidità, senza però dover andare ad abitare altrove, o mantenendo la possibilità, come usufruttuario, di affittarla, ricavando ulteriore reddito. Solitamente è la scelta di persone avanti con l’età che cercano un modo per integrare la propria pensione.

Per quanto riguarda i venditori di nuda proprietà, secondo Tecnocasa nel 2023 la maggioranza sono persone che vivono da sole: nel 66,7% dei casi si tratta di single, vedovi, divorziati o separati. Inoltre, nel 79,3% dei casi i venditori hanno un’età superiore ai 64 anni.

Cosa significa acquistare una casa in nuda proprietà

Chi compra una casa in nuda proprietà è qualcuno che non ha necessità di abitare la casa nell’immediato, e contemporaneamente può acquistarla ad un prezzo ridotto. Senza il diritto di usufrutto, infatti, una casa evidentemente costa meno. Tale investimento può avere senso a lungo termine, ad esempio se si vuole destinare l’abitazione ad un figlio piccolo, che diventerà proprietario anche del diritto di abitare la casa alla morte dell’usufruttuario.

Secondo quanto rilevato da Tecnocasa, nel 2023 il 72,9 per cento di coloro che hanno acquistato una casa in nuda proprietà lo ha fatto per reperire liquidità, per mantenere il proprio tenore di vita, oppure per far fronte ad esigenze straordinariesopravvenute con l’età o con la necessità di dover aiutare i propri figli nell’acquisto di una casa. Ancora, nel 2023 il 63,8% di chi ha comprato una nuda proprietà lo ha fatto come investimento a lungo termine, rispetto al 62,5% del 2022.

Gli acquirenti più attivi nel mercato della nuda proprietà per Tecnocasa sono quelli di età compresa tra i 45 e i 54 anni, che rappresentano il 29,3% del totale, mentre la percentuale di acquirenti over 65 è bassa, attestandosi al 6,9%. La maggior parte delle compravendite di nuda proprietà è effettuata da famiglie, che costituiscono il 70,8% del totale (spesso genitori che acquistano per i figli), mentre i single rappresentano il 29,2%. In altri casi, l’acquisto viene concluso per garantirsi un tesoretto da integrare alla pensione negli anni futuri.

Acquisto nuda proprietà, quali tasse?

L’acquisto della nuda proprietà implica il pagamento delle imposte ordinarie a seconda che si tratti di prima casa o meno; se ha i requisiti prima casa paga il 2% sul prezzo o valore catastale (al netto del valore dell’usufrutto); se seconda casa, paga il 9%. La manutenzione straordinarie è è inoltre a carico del nudo proprietario, mentre Imu, spese condominiali, manutenzione ordinaria sono a carico dell’usufruttuario.

Nuda proprietà e agevolazioni prima casa

È possibile acquistare una nuda proprietà con le agevolazioni prima casa, ma in questo caso il Fisco ha chiarito che, come sempre, è obbligatorio trasferire la residenza. In particolare, il Fisco ha ricordato che le agevolazioni prima casa “spettano, oltre che per l’acquisto della proprietà di case di abitazione diverse da quelle classificate nelle categorie catastali A1, A8 e A9, anche per gli atti traslativi o costitutivi della nuda proprietà, dell’usufrutto, dell’uso e dell’abitazione relativi alle stesse case”.

Quando conviene la nuda proprietà

Acquistare la nuda proprietà conviene quando si intende are un investimento a lungo termine, perché si sborsa un prezzo più basso, dal momento che il valore della casa è decurtato del valore dell’usufrutto, ma se ne entra in possesso solo alla morte dell’usufruttuario, o comunque al momento in cui si decide di far terminare il diritto di usufrutto.

Vendere la nuda proprietà conviene quando si ha bisogno di liquidità ma non si desidera vivere altrove. La liquidità può essere versata tutta in una volta o sotto forma di rendita; in questo caso occorre però essere sicuri che l’acquirente non si riveli poi inadempiente.

Nuda proprietà ed eredità

Gli eredi dell’usufruttuario di una casa venduta in nuda proprietà a terzi, ovviamente, non erediteranno la proprietà e nemmeno l’usufrutto. Ciò può essere uno svantaggio, ma non necessariamente. Potrebbe trattarsi di una casa che agli eredi non interessa, quindi vendere la nuda proprietà è anche un modo dell’anziano di sgravare i figli da fastidiose incombenze successive alla morte.

Nuda proprietà e mutuo

Si può comprare una nuda proprietà usufruendo di un mutuo. Il finanziamento avrà però importo ridotto essendo commisurato al valore dell’immobile decurtato di quello dell’usufrutto. Secondo Tecnocasa, nel 2023 il 27,1% degli acquisti di nuda proprietà è avvenuto tramite mutuo, mentre il 72,9% è stato concluso in contanti. La percentuale di acquisti con mutuo è in aumento rispetto agli anni precedenti.

Fonte: Idealista.it

Battuta d’arresto dei prezzi delle case: -1,6% nel II trim 2024

Il prezzo medio delle abitazioni in Italia è di 1.821 euro/m²

Nel secondo trimestre del 2024, i prezzi delle abitazioni in Italia hanno subito una battuta d’arresto, registrando un calo dell’1,6% rispetto al trimestre precedente e rimanendo invariati rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, a una media di 1.821 euro al metro quadro. Questi dati emergono dal nuovo report sui prezzi delle abitazioni usate, elaborato da idealista, il portale immobiliare leader nello sviluppo tecnologico in Italia.

Secondo Vincenzo De Tommaso, Responsabile dell’Ufficio Studi di idealista: “la diminuzione dei prezzi indica un cambiamento rispetto alla moderata tendenza rialzista che ha caratterizzato il mercato immobiliare negli ultimi anni. Questo cambiamento è causato dall’atteggiamento più cauto degli acquirenti, verosimilmente in attesa di potenziali riduzioni dei tassi di interesse da parte della BCE, e riflette una riduzione della domanda per le transazioni immobiliari residenziali.

Con la diminuzione della domanda, l’offerta, pur essendo ancora limitata, sta gradualmente aumentando nel Paese, soprattutto nelle grandi città come Milano e Torino. Questo potrebbe anticipare condizioni di mercato più favorevoli per coloro che stanno considerando di investire o di acquistare proprietà nel mercato immobiliare nei prossimi mesi”.

Capoluoghi
Il mercato immobiliare delle città capoluogo mostra una tendenza generale al ribasso, con 58 capoluoghi che vedono una diminuzione dei prezzi, 41 con un aumento e tre (Milano, Viterbo e Pisa) che rimangono stabili rispetto al trimestre precedente. Le città che hanno registrato i cali più significativi sono Benevento (-7,4%), Potenza (-6,2%) e L’Aquila (-6,1%). Altre 55 città hanno subito riduzioni variabili tra il -5,8% di Ascoli Piceno e il -0,1% di Cosenza e Ravenna. Al contrario, gli aumenti maggiori sono stati osservati a Vicenza (6,8%), Cuneo (4,3%), Verbania e Ferrara (entrambe con un incremento del 2,7%).

I prezzi medi delle case per capoluogo nel II trimestre 2024

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CapoluogoPrezzo medio (euro/mq)
Milano4.987
Venezia4.486
Firenze4.110
Bologna3.443
Trento3.063
Roma3.012
Siena2.917
Monza2.754
Napoli2.738
Rimini2.691
Pisa2.581
Massa2.538
Salerno2.446
Treviso2.429
Verona2.382
Cagliari2.363
Parma2.301
Modena2.292
Verbania2.280
Padova2.231

Nei principali mercati, gli unici aumenti sono stati registrati a Firenze (0,7%) e Venezia (0,4%). Milano è rimasta stabile, mentre Bologna (-0,2%), Roma (-0,3%), Torino (-0,8%), Palermo (-2,6%) e Napoli (-3%) hanno registrato cali.

Milano si conferma la città con i prezzi immobiliari più elevati (4.987 euro/m²), seguita da Venezia (4.486 euro/m²) e Firenze (4.110 euro/m²), le uniche tre città italiane con valori superiori ai 4.000 euro al metro quadrato. Le città più economiche per l’acquisto di un immobile sono Caltanissetta (713 euro/m²), Ragusa (734 euro/m²) e Biella (753 euro/m²).

Province
A livello provinciale, la tendenza ribassista è più evidente con 81 province in calo, guidate da Benevento (-7,6%), Fermo e Sondrio (-6,5%) e Reggio Calabria (-5,5%). Anche le province di Milano (-1,2%) e Roma (-1,9%) sono in diminuzione. Viterbo e Ragusa rimangono stabili questo trimestre. Gli incrementi riguardano 23 province, trainati da Cuneo (4,5%), Livorno (2,7%) e Vicenza (2,5%).

I prezzi delle case per provincia nel II trimestre 2024

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ProvinciaPrezzo medio (euro/mq)
Bolzano-Bozen4.504
Milano3.389
Savona3.071
Lucca3.060
Firenze2.905
Imperia2.718
Aosta2.621
Rimini2.552
Venezia2.511
Roma2.404
Livorno2.374
Bologna2.356
Grosseto2.347
Sassari2.342
Trento2.334
La Spezia2.228
Trieste2.211
Napoli2.158
Ravenna2.151
Brescia2.149

La provincia più cara è Bolzano (4.504 euro/m²), seguita da Milano (3.389 euro/m²), Savona (3.071 euro/m²) e Lucca (3.060 euro/m²), tutte con valori superiori ai 3.000 euro al metro quadrato. Le province più economiche sono Biella (625 euro/m²), Caltanissetta (651 euro/m²) e Isernia (669 euro/m²).

Regioni
Nel trimestre primaverile, i prezzi delle case sono diminuiti in quasi tutte le regioni italiane, con le eccezioni di Trentino-Alto Adige (1,4%), Friuli-Venezia Giulia (0,2%) e Liguria (0,1%), che hanno registrato incrementi. Le riduzioni hanno colpito 17 regioni, con i cali maggiori nelle Marche (-3,3%), Basilicata, Campania e Valle d’Aosta (tutte -3,1%). Altre regioni con ribassi significativi includono Calabria (-2,8%), Lazio (-2,2%), Abruzzo (-2,1%) e Sicilia (-1,7%), tutte superiori alla media nazionale del -1,6%.

I prezzi delle case per regione nel II trimestre 2024

RegionePrezzo medio (euro(mq)
Trentino-Alto Adige3.144
Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste2.621
Liguria2.501
Toscana2.315
Lombardia2.153
Lazio2.085
Emilia-Romagna1.837
Veneto1.805
Sardegna1.600
Campania1.594
Marche1.493
Friuli-Venezia Giulia1.447
Piemonte1.269
Puglia1.233
Abruzzo1.168
Basilicata1.152
Umbria1.054
Sicilia1.022
Calabria889
Molise881

Il Trentino-Alto Adige, con 3.144 euro/m², si conferma la regione italiana con i prezzi più elevati, seguito da Valle d’Aosta (2.621 euro/m²), Liguria (2.501 euro/m²) e Toscana (2.315 euro/m²). Anche Lombardia (2.153 euro/m²), Lazio (2.085 euro/m²) ed Emilia-Romagna (1.837 euro/m²) presentano valori superiori alla media nazionale di 1.821 euro. Le regioni più economiche per l’acquisto di un’abitazione sono Molise (881 euro/m²) e Calabria (889 euro/m²), le uniche con prezzi inferiori ai 1.000 euro al metro quadro.

L’indice dei valori immobiliari di idealista aggiornato
A partire dal rapporto relativo al secondo trimestre del 2022, abbiamo aggiornato la metodologia di calcolo per la determinazione del prezzo delle abitazioni rimuovendo gli annunci di aste dal campione storico di idealista (da gennaio 2012 ad oggi).  

Tale approccio permette di minimizzare le distorsioni statistiche derivanti dai prezzi di questi annunci, che non rispecchiano l’effettiva richiesta del proprietario, ma il prezzo di base d’asta (prezzo inferiore al suo valore), e garantisce la massima accuratezza del nostro report.

Dal 2021 abbiamo osservato una presenza crescente di annunci di aste sul portale, soprattutto nelle aree urbane, da qui la scelta di intervenire per rimuovere gli annunci prima di procedere al calcolo per minimizzare le distorsioni del campione e far sì che le serie di prezzi generate siano più stabili e rappresentino al meglio i prezzi di offerta.

Nel 2019 idealista aveva introdotto una nuova metodologia di calcolo tesa a rendere la nostra analisi dell’evoluzione dei prezzi, specialmente in aree di piccole dimensioni, ancora più robusta che in passato. Per evitare salti nella nostra serie, i dati dal 2007 erano stati ricalcolati con la nuova metodologia.

Su raccomandazione del team statistico di idealista/data, divisione specializzata nella gestione di grandi volumi di informazioni e nel data modeling, avevamo aggiornato la formula per indicare il prezzo medio con maggiore certezza: oltre a eliminare gli annunci atipici e con i prezzi fuori mercato, si calcola il valore mediano invece del valore medio. Con questo cambiamento, oltre ad affinare ulteriormente il nostro indice rendendolo più rispondente alla realtà del mercato, omologhiamo la nostra metodologia a quelle applicate in altri Paesi per ottenere dati immobiliari.

Tra le tipologie immobiliari che compongono il campione da analizzare, vengono incluse le case unifamiliari (viletta o chalet), mentre sono esclusi gli immobili, di qualsiasi tipo, che sono rimaste nel nostro database senza ottenere interazioni utente per molto tempo. Inoltre, a partire da questo mese sono state scartate anche le aste. Il rapporto è sempre basato sui prezzi di offerta pubblicati dagli inserzionisti di idealista.

Fonte: Idealista.it

Affitti record: +6,9% nel II trimestre e +11,4% in un anno. Scopri i canoni per città

canoni di locazione in Italia raggiungono un nuovo record, toccando i 14,1 euro al metro quadro. È il livello più alto registrato dal 2012, anno di inizio delle rilevazioni di idealista. Nel secondo trimestre del 2024, l’aumento è stato del 6,9%, mentre su base annua l’incremento è stato dell’11,4%, secondo l’ultimo report pubblicato da idealista, portale immobiliare leader per sviluppo tecnologico in Italia.

Secondo Vincenzo De Tommaso, Responsabile dell’Ufficio Studi di idealista: “L’aumento dei prezzi delle locazioni è dovuto a una combinazione di fattori: la crescente domanda, l’offerta limitata, l’inflazione e i cambiamenti nelle preferenze degli affittuari. In molti, a causa dell’aumento dei tassi di interesse, hanno scelto di rimanere in affitto piuttosto che acquistare una casa, bloccando ulteriormente il mercato. Monitorare questi elementi sarà fondamentale per capire come evolverà il mercato degli affitti in Italia nei prossimi trimestri”.

Capoluoghi
Nella primavera di quest’anno, la maggior parte dei capoluoghi ha visto un aumento dei canoni. Le città con i maggiori incrementi sono state Venezia (12,3%), Arezzo (9,9%), Prato (9,8%), Agrigento (8,6%), Catania (8,1%) e Messina (8%). Aumenti in altre 49 città, con variazioni che vanno dal 6,8% di Caserta allo 0,3% di Trieste.

Canoni di locazione per capoluogo nel II trim 2024

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CapoluogoCanone medio (euro/mq)
Milano23,1
Venezia20,0
Firenze19,9
Bologna17,1
Roma16,4
Napoli15,2
Como15,0
Bolzano-Bozen14,7
Rozzano14,0
Cagliari13,1
Monza12,5
Padova12,4
Verona12,4
Pisa12,2
Modena12,2
Parma12,1
Siena12,0
Bergamo11,9
Prato11,9
Ravenna11,7

Fonte: idealista/dataScaricare i datiCreato con Datawrapper

Tra i principali mercati, Torino (4,6%), Napoli (3,8%) e Roma (2%) hanno registrato gli aumenti maggiori. Al contrario, Bologna (-0,5%), Milano (-1,1%) e Firenze (-3,9%) hanno subito cali. Le riduzioni più marcate si registrano ad Asti (-7,7%), Caltanissetta (-6,5%), Pesaro (-6%) e Como (-5,9%). Gli altri cali variano dal -5,3% di Lecco al -0,3% di Cesena.

Milano rimane la città più costosa con 23,1 euro al metro al quadro di media mensile, seguita da Venezia (20 euro/m²), Firenze (19,9 euro/m²) e Bologna (17,1 euro/m²). Le città con i canoni più bassi sono Caltanissetta (4,6 euro/m²), Reggio Calabria (5,4 euro/m²) e Cosenza (5,7 euro/m²).

Province
Quasi tutte le aree provinciali italiane – oltre il 90% – hanno registrato aumenti nel secondo trimestre. Gli incrementi maggiori si sono rilevati a Latina (36,6%), Arezzo (32,2%), Massa-Carrara (31,9%), Fermo (24,4%), Ascoli Piceno (23,2%), Teramo (22,7%) e Sassari (22,2%). Aumenti a doppia cifra anche in altre 18 province, con variazioni tra il 21,4% di Catanzaro e il 10% di Vercelli. Altre 69 province evidenziano incrementi tra il 9,9% di Brindisi e lo 0,1% di Bologna. La provincia di Roma ha visto una crescita del 7,9%, mentre Milano ha segnato una lieve contrazione dello 0,4%. Sono solo 10 le province che hanno subito una riduzione dei canoni di locazione, con Rimini (-17,3%) che ha registrato il calo più significativo.

Canoni di locazione per provincia nel II trim 2024

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ProvinciaCanone medio (euro/mq)
Lucca31,0
Belluno29,3
Grosseto23,8
Ravenna23,2
Milano22,0
Aosta21,8
Rimini21,4
Livorno17,4
Firenze17,4
Sassari17,1
Venezia16,9
Latina16,1
Bolzano-Bozen16,0
Bologna15,9
Roma15,6
Brescia15,4
Savona14,9
Nuoro14,5
Massa-Carrara14,0
Imperia13,8

Fonte: idealista/dataScaricare i datiCreato con Datawrapper

Lucca (31 euro/m2), Belluno (29,3 euro/m2), Grosseto (23,8 euro/m2), Ravenna (23,2 euro/m2) e Milano (22 euro/m2) sono le province con i canoni più “pesanti” per i locatari. Di contro, le aree provinciali più economiche sono Enna, Caltanissetta (entrambe a quota 5 euro/m2) e Avellino (5,6 euro/m²).

Regioni
Nel secondo trimestre i canoni sono aumentati in tutte le regioni, tranne che in Trentino-Alto Adige, dove si è registrato un calo dello 0,9%. Gli incrementi più significativi sono avvenuti in Calabria (19,8%), Molise (14,4%), Marche (12,8%), Abruzzo (11,2%), Lazio (10,9%) e Liguria (10,8%). Aumenti al di sotto del 10% nelle altre regioni italiane, compresi tra il 9,5% della Valle d’Aosta e lo 0,2 dell’Emilia-Romagna.

Canoni di locazione per regione nel II trim 2024

RegioneCanone medio (euro/mq)
Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste21,8
Lombardia19,0
Toscana18,3
Lazio14,6
Emilia-Romagna14,3
Trentino-Alto Adige13,8
Liguria13,3
Veneto12,2
Sardegna12,0
Campania10,3
Friuli-Venezia Giulia10,1
Piemonte9,7
Marche9,7
Puglia9,1
Abruzzo8,7
Calabria8,6
Sicilia8,0
Molise7,5
Basilicata7,3
Umbria7,3

Fonte: idealista/dataScaricare i datiCreato con Datawrapper

La Valle d’Aosta si conferma la regione con i prezzi più alti (21,8 euro/m²), seguita da Lombardia (19 euro/m²) e Toscana (18,3 euro/m²). Al di sopra della media nazionale (14,1 euro/m²) ci sono anche Lazio (14,6 euro/m²) ed Emilia-Romagna (14,3 euro/m²). Le regioni più economiche sono, invece, Molise e Umbria (7,3 euro/m²).

L’indice dei prezzi degli immobili idealista

Per la realizzazione dell’indice dei prezzi degli immobili di idealista vengono analizzati i prezzi di offerta basati sui metri quadri costruiti (a corpo) pubblicati dagli inserzionisti della piattaforma. Le inserzioni atipiche e le inserzioni con prezzi fuori mercato vengono eliminate dalle statistiche. Includiamo la tipologia di case unifamiliari (ville) e scartiamo immobili di qualsiasi tipologia che non hanno ottenuto interazioni da parte degli utenti per molto tempo. I dati finali vengono generati utilizzando la mediana di tutte le inserzioni valide in ciascun mercato.

Fonte: Idealista.it

Bollette: stop al mercato tutelato, è partito il servizio a tutele graduali

Per chi non ha scelto di passare al libero

È entrato in vigore da ieri, lunedì 1° luglio 2024, per i consumatori italiani di energia elettrica non vulnerabili, il servizio a tutele graduali: a tutti i clienti che ancora non hanno definito il passaggio al mercato libero, una procedura competitiva ha assegnato, suddividendo l’Italia in 26 aree territoriali, l’operatore che per i prossimi tre anni dovrà garantire il servizio, fatta salva la possibilità di passare in ogni momento al mercato libero. È dunque terminato il 30 giugno, dopo 17 anni, il cosiddetto mercato tutelato, con l’obiettivo di completare la necessaria transizione verso il mercato libero per tutti i cittadini.

“È un passaggio epocale – spiega il ministro Gilberto Pichetto – nel rapporto tra cittadino ed energia, che vogliamo continuare a guidare con chiarezza e trasparenza”. “Attraverso le procedure competitive – aggiunge il Ministro – abbiamo garantito prezzi ancora più bassi di quelli della tutela, ampliando anche il numero degli operatori in grado di offrire il servizio”. “Ora – conclude – vigileremo e porteremo avanti ogni azione affinché il mercato libero possa esprimere al più presto prezzi altrettanto competitivi, puntando a costruire offerte a misura delle diverse famiglie, che presentano differenze sia nelle modalità che nelle quantità di energia assorbite”.

Nulla cambia invece per i consumatori vulnerabili: per loro, la legge ha previsto un sistema che, pur non impedendo l’accesso al mercato, si faccia carico di chi, per età o particolare situazione socioeconomica, possa avere difficoltà ad individuare l’offerta per sé più conveniente.

Fonte: Idealista.it

Bonus casa 2024, quali scadono a fine anno

Ecco ad oggi le agevolazioni fiscali per l’abitazione destinate a termine entro il 31 dicembre

L’inizio del mese di luglio non segna solo l’arrivo ufficiale della bella stagione, rappresenta anche il momento giusto per decidere di approfittare dei bonus casa 2024prima del loro termine. Secondo quanto previsto ad oggi, infatti, molte agevolazioni scadono a fine anno. In attesa di un eventuale intervento da parte del governo, che potrebbe decidere di rimodulare i benefici fiscali anche alla luce della direttiva sulle case green (che è stata approvata dal Parlamento europeo lo scorso 12 marzo, ha ottenuto il via libera da parte dell’Ecofin lo scorso 12 aprile ed è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell’Ue lo scorso 8 maggio), vediamo quali sono le date da segnare in agenda e quali sconti sono prossimi alla conclusione.

  1. Bonus ristrutturazione casa, quando scade
  2. Scadenza ecobonus 65% e 50%
  3. Bonus mobili, qual è la scadenza
  4. Bonus verde, quando scade
  5. Superbonus 70 per cento, ecco la scadenza
  6. Sismabonus, la scadenza nel 2024

Bonus ristrutturazione casa, quando scade

Il bonus ristrutturazione per la casa scade il 31 dicembre 2024. La detrazione è rivolta ai contribuenti soggetti all’Irpef, residenti o meno nel territorio dello Stato, che sostengono le spese di ristrutturazione. L’agevolazione riguarda i proprietari degli immobili oggetto dell’intervento; i titolari di diritti reali/personali di godimento sugli immobili; gli inquilini; il familiare convivente con il possessore o il detentore dell’immobile oggetto dell’intervento (coniuge, componente dell’unione civile, parenti entro il terzo grado e affini entro il secondo grado); il convivente more uxorio (per le spese sostenute a partire dal 1° gennaio 2016).

Il beneficio fiscale, che deve essere ripartita in dieci quote annuali di pari importo, permette ai contribuenti di detrarre dall’Irpef il 50% delle spese sostenute dal 26 giugno 2012 al 31 dicembre 2024, con un limite massimo di 96.000 euro per ciascuna unità immobiliare. Per gli interventi di ristrutturazione realizzati su immobili residenziali adibiti promiscuamente all’esercizio di un’attività commerciale, dell’arte o della professione, la detrazione spetta nella misura ridotta della metà. 
Per le spese legate a interventi antisismici sono previste detrazioni più elevate, che possono arrivare fino all’85%. Anche in questo caso, le detrazioni devono essere usufruite fino al 31 dicembre 2024. 

Scadenza ecobonus 65% e 50%

L’ecobonus al 65% e 50% scade il 31 dicembre 2024. L’agevolazione fiscale per gli interventi che aumentano il livello di efficienza energetica degli edifici consiste in una detrazione dall’Irpef o dall’Ires la cui entità varia a seconda che l’intervento riguardi la singola unità immobiliare o gli edifici condominiali e dell’anno in cui lo stesso è stato effettuato. La detrazione deve essere ripartita in dieci rate annuali di pari importo.

Per poter usufruire dell’ecobonus, gli interventi devono essere eseguiti su unità immobiliari e su edifici (o su parti di edifici) esistenti, censiti o per i quali è stato chiesto l’accatastamento, di qualunque categoria catastale, anche se rurali, compresi quelli strumentali per l’attività d’impresa o professionale, merce o patrimoniali.

Come sottolineato dall’Agenzia delle Entrate, per la maggior parte degli interventi la detrazione è pari al 65%, per altri spetta nella misura del 50%. 

In questa seconda categoria rientrano:

  • l’acquisto e posa in opera di finestre comprensive di infissi;
  • l’acquisto e posa in opera di schermature solari;
  • l’acquisto e posa in opera di impianti di climatizzazione invernale dotati di generatori di calore alimentati da biomasse combustibili;
  • la sostituzione di impianti di climatizzazione invernale con impianti dotati di caldaie a condensazione con efficienza almeno pari alla classe A o con impianti dotati di generatori di calore alimentati da biomasse combustibili (spetta, invece, la maggiore detrazione del 65% se le caldaie, oltre a essere almeno in classe A, sono anche dotate di sistemi di termoregolazione evoluti).

L’ecobonus spetta a tutti i contribuenti residenti e non residenti, titolari di qualsiasi tipologia di reddito:

  • le persone fisiche, compresi gli esercenti arti e professioni;
  • i contribuenti titolari di reddito d’impresa (persone fisiche, società di persone, società di capitali);
  • le società semplici;
  • le associazioni tra professionisti;
  • gli enti pubblici e privati che non svolgono attività commerciale.

Il beneficio, inoltre, spetta a chi possiede o detiene, in base a un titolo idoneo, l’immobile oggetto di intervento:

  • il proprietario o il nudo proprietario;
  • il titolare di un diritto reale di godimento, quale usufrutto, uso, abitazione o superficie;
  • l’inquilino o il comodatario dell’immobile;
  • i soci di cooperative a proprietà divisa e indivisa;
  • gli imprenditori individuali, per gli immobili che non rientrano fra i beni strumentali o i beni merce;
  • coloro che producono redditi in forma associata (società semplici, in nome collettivo, in accomandita semplice e soggetti equiparati, imprese familiari), alle stesse condizioni previste per gli imprenditori individuali;
  • i familiari conviventi, vale a dire il coniuge (a cui è equiparata la parte dell’unione civile), i parenti entro il terzo grado e gli affini entro il secondo grado;
  • il convivente di fatto;
  • il coniuge separato assegnatario dell’immobile intestato all’altro coniuge;
  • il promissario acquirente.

Bonus mobili, qual è la scadenza

Può beneficiare del bonus mobili ed elettrodomestici chi acquista entro il 31 dicembre 2024 mobili ed elettrodomestici nuovi (di classe non inferiore alla classe A per i forni, alla classe E per le lavatrici, le lavasciugatrici e le lavastoviglie, alla classe F per i frigoriferi e i congelatori) e ha realizzato interventi di ristrutturazione edilizia a partire dal 1° gennaio dell’anno precedente a quello dell’acquisto dei beni.

Il bonus mobili ed elettrodomestici è una detrazione Irpef per l’acquisto di mobili e di grandi elettrodomestici, destinati ad arredare un immobile oggetto di ristrutturazione. La detrazione deve essere calcolata su un importo massimo di 5.000 euro per il 2024, comprensivo delle eventuali spese di trasporto e montaggio, e deve essere ripartita in dieci quote annuali di pari importo. Il pagamento deve essere effettuato con bonifico o carta di debito o credito.

Real Estate

Bonus verde, quando scade

Il bonus verde scade nel 2024. Si tratta di una detrazione Irpef del 36% sulle spese sostenute per la sistemazione a verde di aree scoperte private di edifici esistenti, unità immobiliari, pertinenze o recinzioni, impianti di irrigazione e realizzazione pozzi; per la realizzazione di coperture a verde e di giardini pensili. Se legate all’esecuzione di questi interventi, anche le spese di progettazione e manutenzione danno diritto all’agevolazione. 

Il bonus verde deve essere ripartito in dieci quote annuali di pari importo e deve essere calcolato su un importo massimo di 5.000 euro per unità immobiliare a uso abitativo. La detrazione massima è dunque di 1.800 euro (36% di 5.000) per immobile. Il pagamento delle spese deve avvenire attraverso strumenti che ne consentano la tracciabilità.

L’agevolazione spetta ai contribuenti che possiedono o detengono, sulla base di un titolo idoneo, l’immobile sul quale sono effettuati gli interventi e che hanno sostenuto le relative spese. Anche i familiari conviventi di chi possiede o detiene l’immobile possono accedere al bonus verde, se ne sostengono le spese e le fatture e i bonifici sono intestati a questi soggetti.

Superbonus 70 per cento, ecco la scadenza

Il superbonus al 70 per cento riguarda le spese sostenute nel 2024. L’agevolazione fiscale disciplinata dall’articolo 119 del decreto-legge n. 34/2020 (decreto Rilancio) è stata più volte modificata nel tempo. La detrazione iniziale era del 110%, si è poi passati a una detrazione del 90%, che quest’anno è scesa al 70%.

Sismabonus, la scadenza nel 2024

Il sisma bonus, per le spese sostenute dal 1° gennaio 2017 al 31 dicembre 2024, offre la possibilità di beneficiare di una detrazione del 50%, che deve essere calcolata su un ammontare massimo di 96.000 euro per unità immobiliare (per ciascun anno) e che deve essere ripartita in cinque quote annuali di pari importo. 

Come spiegato dall’Agenzia delle Entrate, la detrazione è più elevata (70 o 80%) quando dalla realizzazione degli interventi si ottiene una riduzione del rischio sismico di 1 o 2 classi e quando i lavori sono stati realizzati sulle parti comuni di edifici condominiali (80 o 85%). 

Il sisma bonus, grazie al quale i contribuenti che eseguono interventi per l’adozione di misure antisismiche sugli edifici possono detrarre una parte delle spese sostenute dalle imposte sui redditi, può essere richiesto per le somme spese nel corso dell’anno e può essere ceduto se relativo a interventi effettuati su parti comuni di edifici condominiali. 

Le percentuali di detrazione fruibili con il sisma bonus 2024 dipendono dalla tipologia di intervento e di immobile interessato (se unità immobiliari o parti comuni di edifici condominiali): 

  • 50% con miglioramento dell’unità immobiliare senza cambio di classe di rischio sismico;
  • 70% con riduzione di una classe di rischio;
  • 80% con riduzione di due classi di rischio;
  • 75% con riduzione di una classe di rischio per lavori su parti condominiali;
  • 85% con riduzione di due classi di rischio per lavori su parti condominiali.

Fonte: Idealista.it